Aggregazione innanzitutto

A sostegno dell’auspicata politica di investimento sulla rete dei servizi alla Persona, nella fatti specie sulla rete Centri di aggregazione giovanile: significano traiettorie e metodo che nascono dal lavoro, dagli investimenti e dai pensieri di un gruppo di progetto, promosso dal Settore sviluppo delle professionalità – in partnership con il  Territorio -  Centri di Aggregazione Giovanile - Comitati - Associazioni della provincia.

Nel rispetto della missione e del Servizio svolto, il Gruppo di progetto dovrà  lavorare, sul tema della formazione in servizio: dalla rilevazione dei bisogni formativi, al monitoraggio dei cambiamenti in atto, ad una lettura delle ricadute formative e occupazionali nell’area dei servizi per adolescenti e giovani.

In questa realtà l’aggregazione rappresenta una delle esperienze più significative nell’ambito delle politiche territoriali rivolto alle nuove generazioni di cittadini.

Questi servizi vengono oggi sollecitati a riformulare la loro presenza sul territorio nell’ambito delle politiche di welfare, in un sistema più ampio di Servizi alla persona, a fronte di notevoli trasformazioni intervenute nell’universo degli adolescenti e del rapporto con gli adulti di riferimento.

Volendo giocare appieno questa sfida, in anni cruciali per le politiche sociali, per la programmazione locale, per gli Ambiti territoriali, investiti della responsabilità di disegnare un nuovo modello di welfare community, siamo obbligati a scelte di percorsi di formazione e ricerca partecipata che devono coinvolgere a diverso titolo numerose figure ed attività lavorative nei territori di appartenenza e in ambito europeo.

Lo stile di lavoro richiede relazione e azione. Sono questi i fronti di continuo impegno, di elaborazioni e rielaborazioni delle équipe e dei singoli, di affinamento delle scelte e delle idee. La conoscenza entra in questo schema soprattutto come conoscenza del gruppo e dei singoli, conoscenza che si fonde nelle dinamiche psico-sociali è da queste alla fine prendere le categorie; l’idea alla base del percorso deve essere quella di puntare a spostare la frontiera della conoscenza, su quanto sta cambiando nei rapporti col proprio ambiente e sulle competenze richieste.

Il metodo non può che essere quello induttivo – codificare a partire dalle prassi – ma interrogandosi anche sui fondamenti, per essere pronti al confronto con le istituzioni, con il mutamento sociale, i nuovi saperi, le nuove culture; in tal senso il percorso formativo si traduce in laboratorio collettivo”, dove cercare di promuovere l’acquisizione di competenze atte a ricostruire e sviluppare un rapporto qualitativamente migliore col territorio, tenendo insieme il processo di riflessione e sistematizzazione teorica, con un lavoro di ricerca sviluppato insieme al territorio che partecipa ai Coordinamenti Territoriali.

Un lavoro impegnativo, per il quale ci si deve dedicare a titolo di volontariato e alla collaborazione delle competenze di sociologhi, i quali devono condividere le riflessioni del tavolo progettuale e condurre con l’esperienza formativa il gruppo attraverso l’offerta di momenti di sperimentazione ed interazione di metodi di produzione di conoscenza, tra cui “ricerca d’aula”, stimoli seminariali, indagine sul campo, discussione aperta e gruppi tematici di analisi e scrittura.

Queste riflessioni di quasi due anni di lavoro di ricerca, valorizzando un capitale di pratiche ed esperienze raccolte in quest’ambito, affinando l’analisi dei soggetti e delle istituzioni sui quali impatta  l’aggregazione, coi quali tessere relazioni, dalle quali attirare attenzioni e risorse, per risolve problemi.

 

 

 

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