Creare caratteri decisionisti in questa società di taker

Gli uomini che sono ammirati per il loro carattere decisionista, del loro carisma, del fatto che sanno sempre cosa fare, usano un metodo infallibile.

Prendono sempre decisioni, si abituano a scegliere, si avete capito….. scelgono, da quando si svegliano la mattina a quando vanno a letto, sono decisi ad essere determinati, scegliendo dalla cosa più banale alla cosa più importante.

Facciamo qualche esempio….quando si alzano vanno in bagno decidono di impiegarci tot minuti, scelgono la camicia, un maglione, o l’abito, il giubbotto, dando valore ai loro gusti consoni alla loro personalità.

Lo fanno senza avere titubanze, senza dire “ma non saprei, che dici…. mi sta bene questo o quello, oppure e meglio il blu o l’azzurro… loro non alimentano la confusione, l’indecisione, si danno un paio di alternative e poi….. scelgono.

Oppure se la sera vogliono uscire non fanno………

Questa sera andiamo al cinema o al ristorante?, ” ma non saprei non so, se andiamo al ristorante cosa mangiamo pesce o carne?, oppure pizza, andiamo al cinema? …. e che film? di che tipo?….ecc,ecc, elencando mille possibilità offriamo alla mente troppe alternative, questo ci rende immobili, e ci porta diritti a rimanere a casa.

E altamente deleterio chiedere agli altri di decidere per noi, crediamo che prendere piccole decisioni non sia importante, e che la forza del decidere si vede nelle grandi questioni della vita, invece il muscolo della decisione si sviluppa anche in quei momenti, l’allenamento avviene in quegli istanti fondamentali.

Ora io ho fatto solo degli esempi, ma se ci pensiamo veramente sono moltissime le situazioni di questo tipo che viviamo nel quotidiano.

Ma sarà sempre vero che non scegliamo?

In verità noi scegliamo sempre, anche quando pensiamo di non prendere decisioni, perché anche in quel caso abbiamo deciso, abbiamo deciso di non scegliere.

Con la differenza che quando scegliamo di non scegliere, i cambiamenti prenderanno  una direzione diversa da quella che avremmo voluto noi, e molte volte questo avviene per paura.

Questa paura nasce dal fatto che l’idea di sbagliare, l’insuccesso, la brutta figura sono tra gli spauracchi più temibili della nostra società, in cui l’unica possibilità è il successo.

Imparare a decidere significa prima di tutto imparare ad accettare di sbagliare, visto che l’errore è contemplato nell’imparare, e alla parola fallimento gli abbiamo dato un significato troppo importante.

Il fallimento non esiste, esistono le esperienze, e nulla è davvero perduto quando si sbaglia, quando si fallisce un tentativo, si proprio così e solo un tentativo….

E che qualunque sia la decisione inadatta che abbiamo preso, siamo sempre in tempo a decidere di cambiare e agire diversamente.

Prendere una buona decisione non è la capacità di leggere il futuro.

È piuttosto la capacità di ascoltarci e sentire cosa è meglio per noi, senza farci influenzare da paure e timori del mondo esterno.

E quando capita di non riuscire a trovare dentro di sé le risposte, possiamo sempre informarci, chiedere, leggere, studiare, fare in modo di riuscire ad avere più dati possibile per portare la percentuale di errore ai minimi termini.

Chi è a capo di una qualsiasi organizzazione, che sia industriale, politica, scientifica conosce il valore di avere attorno a sé persone che sanno consigliare, informare, offrire una visione diversa, un’altro punto di vista.

Se sapremo mettere a frutto questi metodi, decidere non sarà più un problema.

Gli uomini sono stati creati per vivere nella collettività e, per potersi sentire amati e compresi, non soffrire di solitudine o di emarginazione, è necessario che ci percepiamo come parte di un gruppo.
L’isolamento porta con sé l’inevitabile sofferenza del sentirsi soli ed abbandonati, con tutte le frustrazioni che ne conseguono.
Lo scopo del comitato spontaneo è proprio quello di provare a far uscire dall’isolamento coloro che lo vivono e che vogliono in qualche modo abbaterlo, offrendo un mezzo di dialogo spontaneo e di semplice condivisione.

Secondo il filosofo Grant esistono tre profili umani a cui corrispondono altrettanti stili di azione:
1) il giver, colui che antepone il dare al ricevere;
2) il matcher, colui che, nel rapporto dare-avere punta al pareggio;
3) E il taker, colui che prende e basta.

 

 

 

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