Eguaglianza, correttezza, diligenza – operativa

 Il potere è la figura più importante tra i vizi legittimati. Il motivo si può intuire prestando attenzione al nome stesso : l’eccesso di potere è un vizio relativo al potere esercitato.

 Ora, dal momento che la funzione di amministrare consiste essenzialmente nell’esercitare un potere, quello dell’eccesso di potere risulta essere, più che un vizio riferito all’atto in sé, un vizio riferito all’attività dell’amministrazione.

 Allo stesso tempo, però, si comprende anche perché questa figura sia incerta, nebulosa, dai contorni sfumati e, almeno per chi lo subisce, neanche troppo semplice da capire; perché le altre figure di invalidità hanno dei contorni chiari e netti, mentre l’eccesso di potere è una figura la cui individuazione è stata effettuata dalla dottrina e dalla giurisprudenza, tanto che qualcuno l’ha definita “un mistero”

 L’eccesso di potere può definirsi come il cattivo uso del potere da parte della Pubblica amministrazione.

 Altri lo hanno definito come la scorrettezza in una scelta discrezionale.

 Altri ancora lo hanno definito il vizio dell’atto che viene adottato per un fine diverso da quello prefissato dalla norma attributiva del potere.

 Per avere eguaglianza sociale secondo il mio pare ci vuole partecipazione sociale a gli eventi della pubblica amministrazione in primis locale, formandoci  informandoci, partecipando alla vita amministrativa locale senza lasciare libero arbitrio a chi ci rappresenta – controllo degli eventi in tutti i loro aspetti.

 Esercitare questi controlli significa aggregazioni sociale di quartiere contrada etc. confronto collaborativo partecipativo tra cittadini per affrontare le numerose e gravi problematiche, che, specialmente in questo periodo, affliggono.

 Questo ci consentirebbe  di mettere a frutto le esperienze acquisite e di condividere con la gente comune nuovi progetti ed iniziative, finalizzate a tutelare, nell’ambito della società , la funzione del contribuente, il prestigio, gli interessi morali ed economici, nonché tutelare i giovani che intendono creare ed avviarsi all’attività lavorativa.

 Ho pensato, quindi, di creare un Comitato spontaneo  che fosse espressione del comune sentire è che, in assoluta autonomia e indipendenza da qualsivoglia potere, entrasse nel mondo della politica locale, certamente con equilibrio ma anche con la necessaria determinazione, concretezza operatività  indirizzata al miglioramento delle modalità di esercizio dell’attività  amministrativa comunale.

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