indifferenti sfiduciati IMPAURITI ! . . .

Ci sentiamo schiacciati dell’enormità dei problemi, che sembrano lontani ma in realtà ci riguardano tutti e tutte molto da vicino. L’osservazione è “Non possiamo fare nulla per salvare il Mondo, ma possiamo fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa di concreto per aiutare chi ci sta vicino”. Lo può spiegare?

L’attuale pandemia per la sua dimensione globale, ha colto il mondo  impreparato, ha impietosamente messo in evidenza la vulnerabilità, dimostrandoci che il virus non conosce né muri, né altri tipi di barriere, ma ha anche reso temporaneamente efficace, sotto il profilo motivazionale, il sentimento della paura. La paura per un’infezione circolante, potenzialmente letale per noi stessi per i nostri cari, per i nostri vicini, ha fatto sì che si accettassero, senza rivolte, molte restrizioni delle nostre libertà e, segnatamente, i comportamenti imposti per il contenimento del contagio, quali il distanziamento sociale, il confinamento domiciliare ecc.

Se il pericolo si allontana e la paura si indebolisce, però, allora le differenze riemergono e separano. Differenze che comunque c’erano da prima, quei gradi diversi di vulnerabilità che ognuno di noi sperimenta nelle diverse fasi della vita, nelle diverse condizioni di salute, economiche o sociali che il destino gli assegna. Differenze che diventano disuguaglianze che l’epidemia e le misure prese per contenerla nell’immediato, apparentemente nascondono (tutti in pericolo, tutti chiusi in casa, tutti isolati), ma in realtà, soprattutto nel lungo periodo, si rafforzano. Non è lo stesso il lockdown del ricco con villa e giardino e del meno ricco in un appartamento di città, o del povero in due stanze senza balcone, o del senza tetto che non sa dove chiudersi. Non è lo stesso l’isolamento per il giovane e per l’anziano, per il sano e per il malato, per chi ha tutte le abilità e per chi ne ha persa qualcuna.

E dunque di fronte a questo cratere che ingoia posizioni sociali, risparmi di una vita, progetti per il futuro ed anche affetti, tutto diventa instabile e può anche “crollare”. Chi aiutava gli altri, può trovarsi nella situazione di dover essere aiutato lui stesso.

Ecco quindi l’invito rivolto a tutti di guardare al vicino, senza aspettare provvidenze dall’alto, rimboccandosi semplicemente le maniche!

Fare squadra –  perché pensiamo che sia l’unico modo per crescere insieme, muovendosi su asset quali quello dell’esperienza, della competenza e del territorio.

da ogni crisi, nasce un’opportunità”, siamo alla ricerca di un modo nuovo che ci permetta di raggiungere gli obiettivi.

 

 

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