Occupiamoci del sociale per migliorare “diventiamo agenti”

Si definiscono agenti di socializzazione i contesti sociali all’interno dei quali avvengono significativi processi di socializzazione. Nella società contemporanea questi sembrano essere soprattutto la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i mezzi di comunicazione di massa.

Certamente il sistema familiare può assumere forme diverse, il complesso dei contatti sperimentati del bambino non è affatto omogeneo da cultura a cultura. La madre è in genere la persona più importante nella prima infanzia, anche se la divisione dei ruoli all’interno della famiglia varia notevolmente nelle diverse culture, ma la natura del rapporto tra madre e bambino dipende dalla forma e dalla regolarità dei loro contatti. Ciò è a sua volta condizionata dal carattere dell’istituzione familiare e dal rapporto che quest’ultima ha con le istituzioni scolastiche e con altri gruppi sociali.

Nelle società contemporanee, gran parte della socializzazione precoce avviene all’interno di un contesto familiare ristretto e dalla scolarizzazione. La maggioranza dei bambini trascorre oggi i primi anni di vita in un’unità domestica composta da madre, padre e forse uno o due altri figli e la scolarizzazione prima infanzia, anche zie, zii e nipoti sono spesso parte di una medesima unità familiare essi contribuiscono allo svezzamento dei bambini. I bambini possono essere cresciuti da un solo genitore, oppure affidati a due soggetti che svolgono la funzione di madre e due che assumono quella di padre (i genitori divorziati e i loro nuovi partner).

Al di là delle differenti tipologie, le famiglie rimangono comunque agenti di socializzazione fondamentale a partire dalla prima infanzia fino almeno all’adolescenza, fungendo anche da essenziale forma di collegamento tra loro e le varie generazioni. Sarebbe però sbagliato pensare al processo di socializzazione familiare come a un processo unilaterale. Il bambino, e persino il neonato, reagiscono a questo processo, vi partecipano e vi collaborano in vario grado. La socializzazione è sempre, in vario grado, un processo reciproco, nel senso che coinvolge non solo il socializzato ma anche il socializzante. Di norma i genitori riescono a educare, più o meno compiutamente, i loro figli secondo i modelli generali stabiliti dalla società e da essi stessi desiderati. Ma anche i genitori vengono trasformati, talvolta radicalmente, dall’esperienza della maternità e della paternità, le quali si configurano per loro come processi di socializzazione a nuovi ruoli.

Le famiglie hanno una propria diversa collocazione all’interno delle istituzioni sociali più ampie. Nella maggior parte delle società tradizionali, l’appartenenza familiare determina in buona misura la posizione sociale dell’individuo per tutto l’arco della vita. Nelle odierne società occidentali, invece, la posizione sociale non è ereditata dalla nascita. Tuttavia la classe sociale di appartenenza della famiglia influisce profondamente sui modelli di socializzazione, in quanto influisce sui modelli di educazione e disciplina, sui valori e le aspettative. È facile notare l’influenza dei diversi tipi di retroterra familiare se pensiamo, per esempio, alla vita di un bambino appartenente a una famiglia, che abita in un fatiscente sobborgo urbano, in confronto a quella di un bambino nato in una famiglia residente in un quartiere di professionisti benestanti.

Nelle attuali società occidentali pochi bambini ovviamente adottano senza riserve il punto di vista dei genitori. L’esistenza stessa di diversi agenti di socializzazione porta a molte divergenze tra il punto di vista dei bambini e degli adolescenti e quello della generazione a cui appartengono i genitori.

Alla scuola le moderna società occidentale ha assegnato il compito istituzionale di socializzare.

Gli addestrandoli all’apprendimento di particolari abilità e alla condivisione di un universo di valori. La scolarizzazione è un processo formale, che prevede un preciso curriculum di studi, con lo svolgimento di determinati programmi. Ma la scuola è agente di socializzazione anche in modo più sottile. Accanto al curriculum formale, a condizionare l’apprendimento esiste quello che alcuni sociologi hanno chiamato “curriculum occulto”, implicito nei contenuti dell’attività scolastica e familiare.

Ci si aspetta che i bambini imparino a essere quieti in classe, puntuali alle lezioni, che osservino le norme della disciplina scolastica. Essi sono chiamati ad accettare e a rispondere all’autorità degli insegnanti. Le reazioni degli insegnanti, inoltre, influiscono sulle aspettative che i bambini hanno nei confronti di se stessi, condizionandoli ad autovalutarsi con gli stessi criteri applicati dagli insegnanti. Fuori dall’ambito familiare i bambini imparano a obbedire a qualcuno non per l’amore o la protezione che questi gli offre, bensì perché così è richiesto da un sistema sociale che impone l’adesione alle sue regole. Il comportamento personale entra in tal modo a far parte di un sistema di registrazione sociale che consente al bambino di diminuire la sua dipendenza dai modelli familiari e di costruire legami entro un più ampio orizzonte sociale. È per lo più nell’esperienza scolastica che si costruiscono i gruppi di pari, che sono a loro volta importanti agenzie di socializzazione.

Un altro agente di socializzazione è il gruppo dei pari. Si tratta di un gruppo di soggetti della stessa età che condividono un rapporto di amicizia. In alcune culture, e particolarmente nelle società tradizionali di piccole dimensioni, i gruppi dei pari sono formalizzati nei gradi di età. Ciascuna generazione ha certi diritti e responsabilità e spesso cerimonie e riti segnano il passaggio di un individuo da un grado di età all’altro. In particolare, nella nostra società il passaggio dall’infanzia all’età adulta avviene nel momento della pubertà, molto delicato è dovrebbe essere attenzionato a livello familiare e scolastico con i dovuti criteri.

Nella moderna società  in genere i gruppi di pari non sono rigidamente organizzati per gruppi di età associati allo svolgimento di particolari funzioni; ciononostante, anche in tali società il gruppo dei pari è un importante agente di socializzazione, che esercita una particolare influenza nella tarda infanzia e nell’adolescenza. Si tratta di fasi in cui gli individui conquistano un’identità relativamente stabile, spesso attraverso una reazione negativa nei confronti dei modelli appresi in famiglia e nella scuola. Il gruppo dei pari risulta allora importante in quanto propone nuove norme e valori, all’interno di una dinamica interattiva tra eguali. In tale dinamica la socializzazione si svolge al di fuori di ogni disegno preordinato: i bambini e i ragazzi possono scegliere gli amici e dialogare con loro su argomenti per lo più intrattabili in famiglia e a scuola, staccandosi così dall’influenza di questi due ambiti.

Questi rapporti sono più democratici di quelli tra genitori e figli. Il termine “pari” indica soggetti “eguali” e i rapporti di amicizia tra bambini tendono a essere ragionevolmente egualitari. Essendo fondati sul mutuo consenso, piuttosto che sulla dipendenza, com’è tipico della situazione familiare, i rapporti tra pari prevedono un intenso scambio di dare e avere, in un contesto di interazione all’interno del quale le regole di condotta possono essere messe alla prova ed esplorate. I rapporti tra pari rimangono spesso importanti per tutta la vita. Nel lavoro e in altri contesti i gruppi informali di persone della stessa età rivestono di solito un’importanza durevole nella formazione delle opinioni e del comportamento individuale.

Oltre alla famiglia, alla scuola, al gruppo dei pari, ai mass-media, esistono tanti altri agenti di socializzazione quanti sono i gruppi, o contesti sociali, in cui l’individuo trascorre una parte significativa della propria vita: gruppi religiosi, organizzazioni giovanili, Comitati di quartiere, associazioni di vario tipo, partiti politici ecc. Ognuno di questi agenti può proporre valori e modelli di comportamento diversi e spesso in conflitto reciproco. Anche l’ambiente lavorativo è certamente un ambito in cui si svolgono processi di socializzazione, sebbene soltanto nelle società industriali avvenga che grandi quantità di persone “vadano a lavorare”, che raggiungano cioè ogni giorno luoghi di lavoro completamente separati dalle abitazioni. Nei paesi industrializzati, il fatto di “andare a lavorare” per la prima volta segna generalmente nella vita di un individuo un passaggio molto significativo. L’ambiente lavorativo pone spesso problemi prima sconosciuti e può richiedere notevoli modificazioni del modo di pensare e del comportamento di ogni persona, per questi motivi si deve modulare e prendere in mano la gestione dei processi e dei contesti di apprendimento.

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