Stato d’animo – Immedesimazione – Empatia

C’è qualcosa di molto nobile in questi atteggiamenti di chi non dà mai nulla per scontato, ma sottopone tutto a critica e tenta costantemente di risalire alle cause, ai fondamenti di ogni aspetto della conoscenza: riflettere sulla realtà che ci circonda è somma realizzazione della nostra natura di esseri razionali.

Eppure questo raro tipo di “uomo analitico” viene spesso considerato noioso, fastidioso, dotato di scarso senso pratico con il suo costante meditare, chiudersi in se stesso, quindi è osteggiato e discriminato.

Il padre spirituale dei “guastafeste”, in fondo, è Socrate, che tormentava i cittadini ateniesi invitandoli a non reputare mai nulla a priori acquisito e a non piegarsi passivamente al luogo comune.

Il luogo comune è esattamente l’opposto dell’atteggiamento critico: è il regno dell’approssimazione, della banalità, della meccanica accettazione di qualsiasi concezione, opinione o comportamento solo perché “si fa e si dice così ed è così da sempre”.

Tutto è subordinato a un’etica dell’utilitarismo, per cui è veramente buono solo ciò che può servire, ciò che è efficace nell’immediato: interrogarsi sulle proprie azioni non serve a nulla, anzi, sottrae tempo prezioso al vivere quotidiano.

Il pensiero come riflessione razionale è disattivato, la fastidiosa voce della coscienza critica zittita: resta solo una funzione mentale meccanica che accetta e fa proprie le comuni credenze per poi immediatamente convertirle in atti concreti, poco più che bruto istinto animale.

Ciò detto, naturalmente è impensabile condurre un’intera vita di pura riflessione: analizzare e scomporre ogni cosa in una specie di eterna, ossessiva ricerca dei fondamenti significherebbe l’impossibilità di qualsiasi azione immediata, persino la più semplice e banale.

Il luogo comune tende ad “impossessarsi” di determinati concetti e a sottrarli al procedere analitico in quanto ritenuti scontati, ovvi; ora, l’ovvietà è uno dei principali nemici dell’uomo dotato di lucido intelletto, perché prelude spesso a pressappochismo e qualunquismo mentali.

L’ovvio è semplice nel senso di facile, comodo, ma non è Il semplice: l’assolutamente semplice è l’obiettivo ultimo e forse irraggiungibile dell’analisi, l’ovvio nemmeno la fa iniziare.

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