Il cambiamento spaventa, si ama la propria routine e si tenta, quindi, di mantenere le cose così come stanno, si spera che qualcun altro lo faccia per te. La parte più dannosa di questa atteggiamento è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.
Evitiamo il mondo reale e ci rifugiano in quello virtuale - fatto di pc notebook smartphone videogiochi etc. Buona parte dormono di giorno e vivono di notte – forse per non confrontarsi con la quotidianità, fonte di paura e chissà quali altri motivi. Sono gli “hikikomori” italiani, ragazzi che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi. Il termine significa “stare in disparte” e l’isolamento può durare da alcuni mesi fino a diversi anni. Si tratta di una sindrome nata sul finire degli anni Ottanta in Giappone, poi sviluppatasi anche in Europa e nel resto del mondo, provocata da aspettative elevate di famiglie benestanti che generano nei figli bassa autostima e il rifiuto di una società competitiva e soffocante.
Inizialmente in Italia l’autoreclusione nasce dal desiderio di prendersi una pausa di riflessione fino ad arrivare a una completa incapacità relazionale. Il mondo viene visto come spaventoso e teatro di possibili catastrofi, sono diversi gli aspetti in comune con gli hikikomori giapponesi: padri impegnati sul lavoro e spesso assenti, famiglie monogenitoriali e una forte relazione con la madre. Questo rapporto, una volta sviluppatasi la sindrome, tende a enfatizzarsi in un atteggiamento protettivo e accondiscendente nei confronti del figlio, mentre il padre è più incline a reagire con insofferenza.
Internet diventa l’unico ponte verso le relazioni . Gli Avatar, prendono il posto di persone reali e le notizie che apprende sono solo quelle tramite i diversi web informativi. Ma cosa fa scattare l’autoisolamento? Episodi di bullismo subìti nell’età adolescenziale ed il trauma del futuro, ovvero il timore che vengano disattese le grandi aspettative dei genitori nei confronti dei figli, convinti a sviluppare l’ambizione di diventare perfetti in ogni aspetto della vita.
Non tutti accoglieranno con gioia queste opinioni. Ma non bisogna ritrarsi per paura del cambiamento, anzi proprio quando maggiore è il bisogno del cambiamento tanto più forte deve essere l’impegno.
Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.
Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.
L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.
con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.
accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso
Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.
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