ricostituire un tessuto di convivenza civile basato su fiducia e ascolto reciproco.

La fiducia: la grande assente di questi tempi

«Ma come si fa a conquistare la fiducia di abitanti che proprio perché sensibili e attenti ai problemi della manutenzione del territorio, sono totalmente sfiduciati?», si chiede Sclavi. «Bisogna ascoltare la loro personale esperienza, le loro osservazioni e proposte con estremo rispetto e considerazione. Bisogna comunicare loro che nel progetto in atto, si partirà dall’insieme delle osservazioni ed esperienze concrete, circostanziate, e si lavorerà col metodo delle proposte positive, imparando da tutte le buone pratiche esistenti, per elaborare delle soluzioni e progetti di mutuo gradimento. Al posto della selva oscura dei “regolamenti”, i cittadini attivi guardano da un lato al loro territorio e dall’altro direttamente ai valori e principi della Costituzione e in particolare quell’art. 118 (Nuovo Titolo V, ultimo comma, 2001) che ha introdotto il diritto dei cittadini a occuparsi del bene comune».
Ecco il valore aggiunto che questo sistema genera e diffonde. Altro che lentezza, conflittualità perenni e decisioni “di pancia” o contrapposizioni nefaste. «La verità è esattamente il contrario», afferma con ostinazione una delle fautrici più longeve e accreditate di questo sistema. È proprio «nella misura in cui le persone sono costrette a rapportarsi le une alle altre come una sommatoria di ego isolati, come succede nelle nostre assemblee e riunioni politiche, e nei rapporti fra cittadini e uffici della PA, che i cittadini quando si incontrano sono sospettosi e litigiosi e la dinamica di gruppo viene dominata dalla necessità di difendersi e schierarsi. È nella assenza della capacità di iniziative positive comunitarie, che i boss delle varie cosche possono intimidire e comandare ed è grazie alla difesa dei “segreti di ufficio”, che gli speculatori possono far valere il governo delle tangenti». E invece la democrazia deliberativa va in tutt’altra direzione: «consiste nel costruire delle forme di rappresentanza politica ad hoc, diverse sia dalla democrazia rappresentativa parlamentare classica che dai referendum e a loro complementari. È una rappresentanza che non ha come scopo mettere una ideologia od opinione contro l’altra, ma far emergere dalla diversità l’intelligenza collettiva, con un mandato di equità sociale».
Proseguendo, la Sclavi alza il tiro: «l’accaparramento da parte dei poteri forti dei compiti di progettazione del territorio non solo oggigiorno è la premessa per dei grandi disastri materiali, ma anche spirituali in quanto nega alle persone il diritto a una convivenza arricchita da immaginazione e intelligenza collettiva».

Fonte : LABSUS.it - n.320 - estratto da scritto Marianella Sclavi

 

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