di Paolo Pagliaro
(2 dicembre 2015) Quanto incidono i trasferimenti statali sulle casse dei comuni? Dipende. A Palermo i soldi dello Stato coprono il 36,3% delle entrate, a Roma il 20% e a Torino il 15%. Ma ci sono anche Comuni che dello Stato potrebbero fare a meno, come Trieste, che dipende da Roma solo per il 2% dei suoi introiti. Anche Venezia con il 6% e Messina con il 7% sono quasi autosufficienti.
Questa graduatoria, consultabile sul sito di Openpolis, potrebbe essere però rivoluzionata dalla cancellazione della Tasi, che ridurrà l’autonomia impositiva dei comuni e aumenterà la loro dipendenza finanziaria dallo stato.
Tutto ciò ha a che fare con la qualità della politica locale e anche con le caratteristiche dei sindaci.
Tre economisti – Massimo Bordignon, Matteo Gamalerio e Gilberto Turati – hanno dimostrato che dove l’ente locale è finanziariamente autonomo serve essenzialmente un sindaco con buone competenze manageriali, che sappia far funzionare la macchina comunale. Laddove, invece, il Comune è fortemente dipendente dai trasferimenti dello Stato, serve un sindaco con buone connessioni politiche per garantire che le risorse continuino a fluire dal centro. Questo è il calcolo razionale che normalmente ispira le scelte dei partiti e degli elettori.
La conclusione è che c’è poca speranza che il decentramento possa produrre buona amministrazione se le risorse continuano ad arrivare dal centro. Se paga qualcun altro, ci sono pochi incentivi a controllare come i soldi vengono spesi. Il buon politico diventa quello che porta risorse a casa, non quello che sa spenderle meglio.
(© 9Colonne - la fonte)