Le pratiche partecipative sono ormai raccomandate da molte organizzazioni internazionali, sono state promosse dai programmi europei e hanno fatto capolino anche nella legislazione italiana, soprattutto nel campo della riqualificazione urbana, delle politiche sociali e degli interventi per lo sviluppo locale.
Il sistema politico italiano scelse di aprirsi alla partecipazione istituendo gli organi collegiali nelle scuole e i consigli di circoscrizione nei quartieri. La partecipazione delle componenti scolastiche e dei comitati di uartiere veniva così canalizzata in arene rappresentative di tipo generalista e dotate di stabilità nel tempo.
I processi partecipativi;
Si svolgono ormai sugli argomenti più disparati. Il nucleo originario è costituito dagli interventi di riqualificazione urbana che, date le relazioni di prossimità che li caratterizzano e la necessità quasi obiettiva di coinvolgere i cittadini in questioni che li riguardano così direttamente, sono stati in tutti i paesi il vero banco di prova per le esperienze di partecipazione e sono tuttora l ambito in cui si realizza il maggior numero di esperienze e in cui le metodologie di intervento sono state più affinate e sono più consolidate.
In Italia, dopo le esperienze dei Programmi di Riqualificazione Urbana (PRU), il coinvolgimento dei cittadini è stato esplicitamente previsto dai Contratti di quartiere.
La partecipazione ha come riferimento principale se non esclusivo gli interventi sui quartieri e sulle piccole comunità (p.es. l influente articolo di Arnstein (1969) sulla scala della partecipazione ).
Col passare del tempo, processi partecipativi sono stati sperimentati su una crescente gamma di problemi e forum.
Quasi tutte le politiche pubbliche (dall’ambiente alla sanità, dai trasporti, alle politiche di bilancio, dalle politiche sociali a quelle per la sicurezza o per lo sviluppo locale) sono state toccate da iniziative di coinvolgimento dei cittadini. A titolo puramente esemplificativo proviamo qui a indicare alcuni temi su cui i processi partecipativi si sono particolarmente sviluppati o hanno dato luogo a esperienze particolarmente interessanti:
bilanci comunali ;
è il caso dei bilanci partecipativi: le spese di investimento del comune sono ripartite tra i quartieri e tra i settori di policy secondo le indicazioni delle assemblee di cittadini ;
conflitti ambientali:
è il caso di quelle esperienze in cui il conflitto tra inquinatori e inquinati viene affrontato attraverso un dialogo strutturato tra le parti in causa, alla ricerca di soluzioni accettabili da ciascuno;
sindrome Nimby:
di fronte a impianti che comportano conseguenze negative per i residenti sono stati sperimentati metodi per decidere la loro localizzazione mediante la partecipazione delle comunità interessate ;
politiche ambientali:
è il caso delle Agende 21 locali e, in parte, di alcune esperienze di valutazione di impatto ambientale;
politiche sociali:
in Italia è di particolare interesse l’esperienza dei piani di zona (per un esperienza significativa: (Fazzi e Scaglia 2001, Bifulco e Centemeri 2007);
politiche sanitarie:
è da ricordare l’elaborazione partecipata del piano della salute dell’Emilia-Romagna (Biocca 2006);
grandi opere:
l’esperienza più interessante è quella del débat public francese, che è stata ripresa in Italia dal disegno di legge sulla partecipazione della regione Toscana ;
tecnoscienza:
è il caso in cui cittadini comuni sono chiamati a discutere questioni controverse di natura tecnico-scientifica (p.es.Ogm, cellule staminali, inquinamento elettromagnetico, ecc.) (Pellizzoni 2006, Bucchi 2006).
sistemi elettorali:
Allo scopo di sbloccare la paralisi determinata dai veti contrapposti tra i partiti politi, alcuni paesi (le province canadesi della British Columbia e dell’Ontario e i Paesi Bassi) hanno scelto di affidare la scelta del sistema elettorale a un forum di cittadini estratti a sorte che si sono pronunciati dopo aver lavorato e discusso per alcuni mesi (Bobbio e Lewanski 2007).
Questi esempi, tutt’altro che esaustivi, mostrano un punto importante. I processi partecipativi si svolgono prevalentemente in ambiti territoriali ristretti (un quartiere, un paese, ecc.) in cui possano funzionare relazioni di prossimità, ma non mancano casi (tra l‘ltro in crescita) in cui il coinvolgimento dei cittadini avviene su temi di carattere più generale e su una scala più ampia (una grande città, una regione o una nazione) dove non si può contare sulla prossimità e dove, pertanto, l inclusione dei soggetti interessati è sicuramente più complicata e più problematica.
Come vedremo, il superamento della scala locale è stato reso possibile dallo sviluppo di nuovi metodi di reclutamento e di interazione tra i partecipanti.
Se è probabile che la scala micro-locale continuerà a rimanere il più importante banco di prova per i processi partecipativi, è interessante notare che essi non sono necessariamente confinati in tale ambito e che è possibile praticare forme di partecipazione che coinvolgono temi politici e ambiti di portata più generale.
Fonte:Luigi Bobbio e Gianfranco Pomatto