Le statistiche per avere piu’ fondi Ue

 

Fonte :Andrea Gallo | 15 Febbraio 2016 |  Studi e Opinioni

11O almeno per non perdere le risorse assegnate. Politici e amministratori delle società in house che gestiscono i fondi strutturali si promuovono in campagna elettorale e in scadenza di mandato vantandosi dell’impiego delle risorse finanziarie a loro disposizione.

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Dimenticandosi che nel periodo 2014-2020 sarà più facile perdere – oltre che la faccia e i fondi – la dotazione finanziaria aggiuntiva prevista dalla cosiddetta riserva di efficacia.

Innanzitutto, con riferimento all’ultimo settennato non c’è niente di cui vantarsi. Per rispettare i termini di spesa della dotazione finanziaria 2007-2013 si è dovuto ricorrere ad una ingente riprogrammazione spostando le risorse sui progetti cosiddetti “retrospettivi o sponda”, finanziati cioè inizialmente con altre risorse. A inizio 2015 i fondi Ue ancora da impegnare ammontavano a quasi 14 miliardi di euro, da spendersi entro il 31 dicembre 2015.

Fondi Ue – MISE, termini per chiusura investimenti 2007-2013

Per un esempio specifico su come spendiamo i fondi basti ricordare che la dotazione finanziaria per il Sud del regime di aiuti Smart e Start per start up innovative risale al cofinanziamento nazionale PON 2000-2006.

Nelle prossime settimane conosceremo i dati ufficiali del disimpegno 2007-2013 (i soldi da restituire a Bruxelles). Per i Programmi di Sviluppo Rurale la “restituzione” ammonta a circa 110 milioni di euro.

In Italia dunque è già un problema spendere i fondi Ue in tempo. La qualità di questa spesa è una preoccupazione ancora maggiore per la Commissione europea, che punta a misurare con indicatori precisi l’efficacia delle politiche di coesione, definendone condizionalità e un performance framework.

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Chi gestisce fondi Ue  non può quindi limitarsi a raccontare per quanti progetti sono stati deliberati i finanziamenti e per quali importi di investimento. Le autorità di gestione devono soprattutto riferire:

  • quanti investimenti sono stati completati,
  • quanto hanno contribuito all’economia del paese in termini di incremento occupazionale,
  • quali esigenze di sviluppo territoriale sono state soddisfatte.

I gestori devono poi riportare le statistiche con riferimento a tutti gli altri risultati specifici previsti dagli indicatori di efficacia dei programmi operativi; in caso contrario, oltre a non vedersi assegnata la dotazione finanziaria aggiuntiva (riserva di efficacia) prevista dagli accordi programmatici, potranno essere sanzionati.

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Nel 2018 ci sarà la verifica intermedia dello stato di attuazione dei suddetti programmi di spesa dei fondi Ue. Mentre si sta ancora finendo di rendicontare la spesa del precedente settennato cerchiamo di non dimenticare questa scadenza. Visti i nostri trascorsi, il 2018 non è così lontano.

Peraltro a Bruxelles già si è cominciato a parlare delle politiche di coesione post 2020, ipotizzando anche un consistente taglio al budget. Anche in questa sede, poter dimostrare di aver speso bene ed in modo efficace i fondi a disposizione consentirebbe all’Italia di discutere la futura ripartizione delle risorse (forse più scarse rispetto al passato) da una posizione di vantaggio.

La spesa dei fondi Ue non deve servire a fare campagne elettorali o ad ottenere rinnovi di mandato, ma a sostenere la crescita dell’economia.

Gli obiettivi chiari e misurabili di sviluppo voluti dalla Ue non si identificano con gli interessi personali dei politici ma con il bene della republica.

Author: TPCOM / photo on flickr

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