L’idea di partecipazione nel mondo di oggi, specialmente tra gli studenti delle scuole superiori. In fondo alla base del partecipare c’è un gesto che porta a «prendere parte», cioè ad attivarsi, mettersi in gioco, rendersi protagonisti. Partecipare è l’esatto contrario di essere passivi.
E nelle scuole italiane, c’è più partecipazione o più passività?
La nostra scuola è ancora fondata su un concetto illuministico di trasmissione del sapere, per cui all’apprendimento interattivo e cooperativo è ancora preferito un metodo basato sull’insegnamento frontale. La scuola italiana in generale non invoglia a partecipare; allo stesso tempo, però, moltissimi insegnanti preparati e generosi s’ingegnano ogni giorno a coinvolgere gli studenti e a renderli protagonisti nell’acquisizione dei saperi. E così la scuola diventa in qualche modo il simbolo di una contraddizione di quest’epoca: in un momento che ci offre strumenti eccezionali per generare partecipazione attiva, sperimentiamo quotidianamente una “crisi della partecipazione”. Mai come in questo tempo storico è infatti possibile informarsi, condividere idee e confrontarsi, generare conoscenza: e dal semplice clic su Internet, si può passare poi a forme di aggregazione e partecipazione che incidono nel mondo realeMa, allo stesso tempo, ci sono segnali di crisi della partecipazione: per esempio la disaffezione verso la politica è evidente, così come il disinteresse per forme associative.
La scuola deve fare di più in questo processo. In che modo? Non servono rivoluzioni: basterebbe che in ogni istituto si facesse bene ciò che è già previsto dalla legislazione. Primo: insegnare i fondamenti del diritto nazionale e internazionale. Purtroppo però la materia di “Cittadinanza e costituzione” è viva solo sulla carta; e allora troppo spesso dalla scuola escono giovani che sono quasi analfabeti delle conoscenze basilari che fondano la partecipazione. Ancora, bisognerebbe aggiornare i programmi, così da portare almeno i saperi umanistici (storia, letteratura, filosofia, scienze sociali…) al passo con la modernità. E poi servirebbe dare gambe più solide ai due pilastri della partecipazione studentesca: la rappresentanza e le attività integrative, cioè i progetti che possono entrare nei Piani dell’Offerta Formativa (P.O.F.) e che anche gli studenti hanno diritto di proporre per arricchire le proprie competenze. Purtroppo però ai ragazzi manca spesso un ingrediente fondamentale per partecipare a scuola: la consapevolezza di poter essere soggetti attivi nei processi di apprendimento, e non recettori passivi di nozioni da memorizzare.
L’obiettivo è di sensibilizzare ad attivare gli strumenti di partecipazione dei cittadini alle decisioni di chi deleghiamo ad amministrare la collettività.