Dialogo ! una pratica sociale da esercitare

La prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l’altro dice.

 

 

 

 

Il termine dialogo indica il confronto verbale che attraversa due o più persone come strumento per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte.

Come pratica sociale, modello ideologico e forma letteraria, il dialogo appare caratteristico di società a larga facilità di comunicazione. Al tempo stesso, il dialogo è forma espressiva funzionale a culture prevalentemente di democrazia, e la sua stessa utilizzazione come scrittura è una traccia manifesta di una situazione di libertà.

E’ quel processo di trasmissione d’informazioni attraverso pratiche e istituzioni capaci di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale accumulato fino a quel momento grazie a due particolarità:

Come pratica sociale, modello ideologico e forma letteraria, il dialogo appare caratteristico di società a larga facilità di comunicazione. Al tempo stesso, il dialogo è forma espressiva funzionale a culture prevalentemente di democrazia, e la sua stessa utilizzazione come scrittura è una traccia manifesta di una situazione di libertà.

Ogni società ha una vita più lunga rispetto agli individui che la compongono.

Il patrimonio culturale comprende l’insieme di competenze sociali di base e competenze specialistiche che diversificheranno la società.

Si ha per questo motivo una “socializzazione primaria” che assicura il primo obiettivo; e una “socializzazione secondaria” che si occupa del secondo.

Il primo stadio riguarda i primi anni di vita di un bambino, fino circa l’inizio delle scuole primarie. Segue poi la fase successiva che dall’inizio della scuola si protrae per tutto l’arco della vita. Il patrimonio culturale di generazione in generazione viene modificato, in quanto la società continua a modificarsi di fronte a nuovi fattori. Per questo una parte del patrimonio (la parte obsoleta) viene di volta in volta accantonata e lascia spazio all’innovazione.

 

 

Il rancore o risentimento! Aiutiamoci a metterlo da parte. Cambiamo !!!

Il rancore è un sentimento di rabbia profonda e persistente, un risentimento radicato che fa perdere l’equilibrio e ammala il corpo e la mente.

 L’origine del rancore può essere dovuto a varie ragione (insulti, troppa fiducia data, inganno, offese, maltrattamenti).

 Il risentimento si accumula fino a diventare desiderio di vendetta. Tutti ne abbiamo sofferto almeno una volta, adottando a volte comportamenti che andavano contro la nostra personalità, per sopportare gli squilibri e le angustie che questo sentimento genera.

Solitamente, tutti siamo fedeli ai nostri principi di comportamento, anche se spesso questi non coincidono con quegli degli altri.

Dove alcuni vedono un’offesa imperdonabile, altri possono vedere qualcosa senza importanza. E anche se l’atto compiuto è stato lo stesso, soffrirà di meno chi pensa che quell’atto è stato meno importante.

Se ti sembra che qualcuno ti abbia maltrattato ingiustamente, sarà la vita a ricompensarlo, però nessuno di noi dev’essere un giudice , dobbiamo essere responsabili solo di noi stessi, modificando il nostro modo di vedere le cose e non pensando che se qualcuno ci ha ingannati, anche gli altri faranno lo stesso.

Ognuno di noi è unico, non commettiamo l’errore di pensare che gli altri debbano pensare come noi.

 Mai nessuno sarà come noi lo vogliamo e esistono numerosissime possibilità che ci facciano del male più volte.

Per questo è necessario sapere che tutto cambia e che anche noi siamo capaci, se vogliamo.

 

 

 

FARE SISTEMA e RETE – UTILITA’ -

La capacità di fare sistema & rete per costruire davvero un ecosistema dell’innovazione che aiuti tutti a realizzare i propri sogni, dove anche le Scuole ed Università insegnino agli studenti cosa vuol dire fare l’imprenditore, dove le istituzioni comprendano davvero il valore dell’innovazione sociologica e delle nuove tecnologie, dove i capitalisti, non sono solo i Venture capitalist, ma anche i piccoli borghesi o i palazzinari capiscano che investire in socializzazione sistema & rete possa essere molto conveniente per tutti.

La formula suggerita da molti operatori e dagli esperti di settore per migliorare la competitività  Meridionale  è “fare sistema”. Una formula …Fare sistema significa guardare tutti nella stessa direzione. Creare un elevato numero di interazioni e una forte collaborazione rete “ tra tutti i soggetti.

La nostra realtà necessità di fare sistema & rete, a tutti i livelli: dalle imprese, agli enti locali, dalla politica alle associazioni.

Pur nella consapevolezza che “incrostazioni” autorefenziali  decennali, se non secolari, non si combattono nello spazio di una stagione, è necessario, da subito almeno creare una “rete” che possa, in ultima analisi, contribuire a realizzare quelle pre-condizioni per lo sviluppo che, in massima parte, sono coincidenti e sovrapponibili alle cause del gap di competitività del nostro sistema produttivo rispetto alle regioni più avanzate del centro nord

Occorre uno sforzo culturale generalizzato che, in primo luogo, deve  mirare a superare innanzitutto un profilo di cultura economica ancora piuttosto basso il quale, nell’immediato, si traduce in difficoltà obiettive nel realizzare appieno i passaggi generazionali nella conduzione delle aziende e nella scarsa familiarità con la moderna economia e con la finanza d’impresa.

L’eccessivo personalismo nel nostro territorio nasce proprio da questo, dalla necessità che ha dovuto affrontare l’imprenditore di “ farsi da solo”.

Il vero modello, alla fine, è questo: bisogna ridurre, canalizzandolo, il tasso d’individualismo oggi presente con l’obiettiva necessità di mettersi in rete avvertita oggi da tutti come un  valore ed un dato irrinunciabile costituendo una condizione di sopravvivenza delle nostre imprese.

Nello stesso tempo bisogna cogliere, valorizzandole, le capacità individuali tenendo sempre presenti che i rischi dell’appiattimento generalizzato e della massificazione rappresenterebbero boomerang  di cui non s’avverte davvero la necessità.  

Qualsiasi sistema vivente o sociale, produttivo o distributivo, se isolato dall’ambiente che lo circonda, degrada, si decompone e scompare. In economia ogni parte è unica ma inserita in un processo che riguarda tutti, come in un ecosistema.

L’impresa “solitaria” è entrata in crisi. Solo gli appartenenti a sistemi dotati di una forte integrazione sopravvivono; ha cominciato ad emergere progressivamente l’idea che solo gli appartenenti a sistemi capaci di valorizzare la multidimensionalità nelle loro relazioni col prossimo, col lontano, col fornitore, col cliente, con il lavoro, con la società siano i più adatti a sopravvivere.

La consapevolezza di poter contare sull’aiuto di una rete sociale costituisce una risorsa basilare per la salute mentale di ognuno di noi; I rapporti quotidiani con familiari, amici, colleghi di lavoro o l’appartenenza gruppi scolastici, religiosi, politici o di altro genere possono svolgere una funzione protettiva importantissima; questa funzione si manifesta principalmente in tre modi: tramite un sostegno emotivo, con informazioni e consigli, con aiuti materiali.

In questi termini, sembra che la salute mentale si fondi su un presupposto di natura volontaristica o, peggio ancora, su una serie di doni di cui alcuni dispongono e altri sono privi. Cosa può fare, si obietta, chi di tali doni non dispone? E non è uno dei primi effetti dello stato di disagio e di disturbo proprio la perdita di fiducia in s’è stessi quindi della capacità di reagire efficacemente, di costruirsi una figura di riferimento insieme ad una rete sociale.