Un contributo rilevante all’individuazione di strategie e strumenti che consentano una maggiore partecipazione di vari attori può certamente essere ritrovato nella teoria dell’Amministrazione condivisa. L’Amministrazione condivisa si fonda sulla collaborazione tra amministrazione e cittadini, e «sull’ipotesi che […] esistano i presupposti per impostare il rapporto fra amministrazione e cittadini in modo tale che questi ultimi escano dal ruolo passivo di amministrati per diventare co-amministratori, soggetti attivi che, integrando le risorse di cui sono portatori con quelle di cui è dotata l’amministrazione, si assumono una parte di responsabilità nel risolvere problemi di interesse generale». L’articolo 118 ultimo comma della Costituzione riconosce e legittima i cittadini come alleati delle istituzioni nel perseguimento dell’interesse generale. L’amministrazione condivisa si realizza attraverso l’approvazione da parte dei comuni dei Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni il cui cuore sono i Patti di collaborazione, atti amministrativi che danno concretezza al principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione.
Cittadini attivi, che non si limitano ad essere dei fruitori o prestatori di manodopera e idee nei confronti dell’ente pubblico ma diventano parte attiva di un progetto, ossia co-producono le regole che disciplinano la loro collaborazione per la cura dei beni comuni.
Considerare la scuola come un Bene comune significa sviluppare un sistema educativo democratico che, per definizione, possa essere partecipato e inclusivo, presupposto per qualsiasi forma di vita in comune. Numerose sono le esperienze che vanno nella direzione di un’Amministrazione condivisa e che hanno portato scuola, genitori, enti del Terzo settore e altri soggetti a incontrarsi per definire il proprio progetto di sviluppo.