Nuovi spazi sociali tra riqualificazione e condivisione ! . . .

Il potenziale trasformativo dell’azione diretta degli abitanti, e in particolare delle comunità, nel ridisegnare lo spazio urbano, le sue funzioni, gli usi e i valori, ma anche nel ridefinire alcune geometrie di potere, tra attori forti e deboli della trasformazione urbana è in atto.

Dalle scelte ed interessi emerge una cittadina inedita e dinamica. Inedita, perché gli spazi in gioco sono spesso interstiziali o di margine, anche se mancano nelle nostre richieste riflessioni sul contributo che simili pratiche potrebbero apportare alla riattivazione di importanti patrimoni pubblici – come quelli demaniali, ad esempio. Dinamica, perché, nonostante le difficoltà dei mercati immobiliari e la paralisi delle politiche pubbliche urbane e territoriali, si assiste alla produzione di nuovo spazio collettivo – nella forma di community gardens e piazze attrezzate al posto di aree parcheggio e lotti abbandonati, ad integrazione ed estensione dello spazio pubblico più tradizionalmente progettato.

Osservare il territorio a partire dalle pratiche di cura, riuso e rigenerazione del tessuto urbano, ci permette di riscoprire il carattere delle popolazioni urbane e l’uso tattico dello spazio quale campo di conflitto e collaborazione, di resistenza e istituzionalizzazione, di negoziazione di significati condivisi e co-produzione di nuove categorie di senso. Ma anche di osservare che, sebbene in modo non sempre esplicito  si sta facendo sempre più strada la categoria dei “Beni comuni” come terza categoria di spazio e potente lente interpretativa del contemporaneo, soprattutto quando applicata a quelle esperienze che nascono dall’uso e dall’interazione diretta delle comunità locali con lo spazio urbano.
Questa lettura del territorio ci sembra particolarmente rilevante oggi, quando, in un presente pandemico in cui dominano incertezza e ipercomplessità, ci è richiesto di trovare delle soluzioni inedite a problemi emergenti, anche rinegoziando le regole dello stare insieme e di conseguenza il progetto di uso delle dotazioni urbane – si pensi, ad esempio, al dibattito sulla possibilità di estendere lo spazio della scuola anche fuori dalle mura degli istituti, per includere cortili, palestre, musei ecc. A questo si aggiunge la necessità di considerare come imprescindibili competenze, risorse ed energie diffuse e disperse tra la società responsabile.

Ripartire dal cittadino può diventare l’occasione per stimolare le politiche urbanistiche non solo a riconsiderare lo spazio urbano in modo evolutivo e non fisso, ma anche a riformare la propria azione nella direzione del comune, sottraendosi progressivamente alle logiche speculative e privatistiche degli operatori finanziari, che ci consegnano di fatto città per pochi e tutte uguali – tra centri commerciali, residenze condominiali, edifici per uffici ecc.

 

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