La condizione di giovinezza è capace di assumere il proprio tempo in modo inusuale, costruendo una sorta d’identità generazionale.
Questa costruzione pare faticosa e incerta: debole è il sentimento di futuro, debole la densità e la forza della consegna degli adulti.
Quali percorsi prende la ricerca delle giovanissime e dei giovanissimi?
Quale l’esercizio di abilità per vivere il proprio tempo?
Intrecciare gli accadimenti della vita personale, le scelte e le transizioni nella connessione partecipe del sociale.
Il nostro pare essere “tempo opportuno” per riconquistare un respiro “di generazione in generazione“, nel quale riprendere il rapporto profondo con la propria filialità, non con la relazione con l’altro, la consegna di un futuro migliore è la capacità di inizio.
Questo chiede di guardare alla famiglia e alla scuola come luogo di soluzione, alla conoscenza come esperienza del tempo, alle modalità per ritrovare l’infanzia e, insieme, la capacità di consegnare e di lasciare.
Questo richiede un esercizio di pensiero, una capacità di presenza, una modalità di cittadinanza “per generazioni“: è la ricerca di questo la si ottiene frequentandosi e confrontandoci, impegnandoci e costruendo una prospettiva pedagogica ed etica.