porte aperte alla cultura dei beni comuni a Palermo

 

La SIBEC – Scuola Italiana dei Beni Comuni sarà a Palermo il 24 e 25 maggio per approfondire e studiare come valorizzare i beni comuni attivando imprese culturali.
Le due giornate di formazione saranno strutturate in tre fasi:

  • analisi degli elementi teorici e definitori dei beni comuni e dell’amministrazione condivisa, a cura di Daniela Ciaffi (Labsus e UniPA); lezione sulle potenzialità imprenditoriali dei beni comuni, a cura di Flaviano Zandonai (Euricse);
  • illustrazione di casi studio e buone prassi di gestione di beni comuni, a cura dell’esperta locale Cristina Alga di CLAC;
  • visita sul campo di un bene comune del territorio per osservare dal vivo gli elementi fondanti, le peculiarità locali, le variabili strategiche che possono permetterne la replicabilità in altri territori. In questo caso i beni comuni visitati saranno due: l’Ecomuseo “Mare memoria viva” e CLAC. I partecipanti saranno guidati da Giulia Crisci e Valentina Mandala.
  • Le due giornate di formazione si rivolgono ad un pubblico ampio che può comprendere amministratori pubblici, professionisti ed imprenditori, enti del terzo settore e cittadini attivi. L’occasione per approfondire un tema chiave e per scoprire le splendide realtà che stanno animando il capoluogo siciliano. 
  • La scadenza per le iscrizioni è il 10 maggio.

Qui tutte le informazioni: http://sibec.eu/palermo/

Fonte : Labsus

l F

Un confronto tra  i saperi ed esperienze dirette che servano alla vita vissuta.

Crescere Innovatori

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Da soli non ci si salva !!  

  con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.

                 accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.

Abbiamo dei progetti ! da realizzare ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Discutendo scrivendo e criticando non si risolvono problemi ! . . .

Organizzazione :

– tel. mob. 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

amministrazione condivisa – asse strategico di governo dell’ente locale ! . . .

Amministrare e vivere in una città assumendo come principio di riferimento il bene comune? Innanzitutto scegliere di avere un atteggiamento libero e generoso, che è l’opposto di una posizione barricata e sospettosa.

Avere capacità di immaginare lo spazio cittadino, lo spazio culturale, le relazioni, l’impegno civico e politico sgomberandoli da cancelli, barriere, inciampi, ostacoli, diffidenze che ostano la possibilità di condividere. Vuol dire avere occhi aperti e curiosi. Scegliere il bene comune come punto di riferimento da amministratore e da cittadino/a impone anche una revisione del concetto di bene e di proprietà, tenendo presente che tutto quello che ci troviamo ad amministrare e condividere non è mio e non è tuo, ma è funzionale, è utile al benessere collettivo: si tratta dunque di passare dall’utilizzo delle categorie pubblico-privato al riconoscimento della funzione sociale e collettiva dei beni.

Le circostanze esterne non sono così difficili da cambiare, ma la letargia interiore è vecchia di secoli. L’incoscienza è così primitiva, le sue radici così profonde, che c’è bisogno di una determinazione totale, una tremenda determinazione, un impegno, un profondo coinvolgimento. Devi rischiare il tutto per tutto.

L’obiettivo del Comitato Trazzera Marina non è solo quello di divulgare argomenti, ma quello di metterle in connessione: di tradurre l’invisibile in qualcosa che possa essere sentito e visto da tutti, per poter essere appreso, condiviso, replicato, innovato. Una missione a sua volta difficile da comunicare e condividere, ma che nel tempo riuscirà a manifestarsi in modi diversi, utilizzando strumenti diversi, nel mondo digitale e nei territori, grazie a quella rete reale di persone che crede in un modo nuovo di essere cittadini: non più meri utenti o assistiti, ma co-produttori dell’interesse generale.

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RIGENERIAMOCI ! ! ! . . .

La chiave:

informazione e comunicazione

Alla base della partecipazione non può che esserci la giusta informazione e comunicazione. Raccontare, raccontarsi e confrontarsi conducono inevitabilmente a nuove consapevolezze per attivarsi o comprendere come potersi attivare. Non facciamoCi sfuggire questa occasione ! . . .

Il contributo a sostegno dei beni comuni può essere decisivo in quanto “motori” di sviluppo socio-economico del territorio in cui agiscono, svolgono un ruolo aggregante atto a rafforzare la coesione sociale. favorisce una cosciente e matura condizione del vivere civileLa partecipazione rende l’uomo più indipendente e solidale e gli consente di accrescere la consapevolezza di sé e il proprio stato di benessere, condividendo con gli altri il destino della comunità in cui vive e facendosi portatore di molteplici interessi generali innescando una contaminazione naturale per la costruzione di modelli sociali e politico-istituzionali altamente complessi, condividendo il destino della comunità in cui vive e facendosi portatore di molteplici interessi generali a seconda del livello in cui si trova ad agire.

A supporto dei beni comuni dovrebbero impegnarsi - amministrazioni comunali – associazioni –  cooperative - fondazioni – terzo settore.
L’obiettivo del Comitato Trazzera Marina non è solo quello di divulgare argomenti, ma quello di metterle in connessione: di tradurre l’invisibile in qualcosa che possa essere sentito e visto da tutti, per poter essere appreso, condiviso, replicato, innovato. Una missione a sua volta difficile da comunicare e condividere, ma che nel tempo riuscirà a manifestarsi in modi diversi, utilizzando strumenti diversi, nel mondo digitale e nei territori, grazie a quella rete reale di persone che crede in un modo nuovo di essere cittadini: non più meri utenti o assistiti, ma co-produttori dell’interesse generale.

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Italia, è sempre colpa degli altri…

La nostra crisi nasce da cuori che hanno ridotto il loro desiderio di vivere e migliorare, e la riscossa può nascere da una educazione a non demordere.

Se si vuole che il nostro Paese si risollevi non serve negare l’entità dei suoi problemi. Serve invece smettere di ignorare ciò che manca davvero. Anzi, il primo modo con cui la politica potrebbe mostrarsi più vicina ai cittadini è quello di raccontare la verità, anche se scomoda.

La prima questione da dire è che la crisi è strutturale. La ricchezza va prodotta prima che redistribuita e il sistema economico italiano si è mostrato capace solo in parte di reagire alla globalizzazione. Nella rapida evoluzione del sistema industriale mondiale, le multinazionali storiche sono divenute multinazionali globali, le filiere locali reti globali, i distretti locali distretti estesi. In questo contesto troppe imprese italiane si sono rivelate lentissime nell’innovarsi e adattarsi ai nuovi scenari.

Ne consegue che abbiamo oggi in Europa la più bassa partecipazione al mercato del lavoro, elevati tassi di disoccupazione (dal 6,2 per cento del 2007 all’ 11,9 del 2016) e una disoccupazione giovanile più che raddoppiata.

Un secondo elemento strutturale della crisi è il problema demografico più volte trattato negli ultimi tempi sul Sussidiario. Il forte calo della natalità nell’ultimo quinquennio (anche fra gli immigrati) implicherà che nei prossimi anni ci saranno sempre meno lavoratori in grado di mantenere le persone anziane (oltre che quelle malate) e quindi un crescere dei problemi economico-sociali. In questo contesto quella che dovrebbe costituire l’anima della ripresa, cioè il sistema d’istruzione e formazione è mortificato in troppe zone del Paese e genera 150.000 abbandoni all’anno.

Con tutto ciò, abbiamo dovuto abituarci al fatto che, fin dall’abbattimento della prima Repubblica, i vari e contrapposti leader politici hanno raccontato che il governo precedente aveva più o meno rovinato il Paese, ma che ora non ci sarebbe più stato da temere perché con poco e magico sforzo all’insegna delfaccio tutto io” si sarebbero risolti i problemi. E in questo modo hanno incoraggiato sciatteria e massimalismo contribuendo a fiaccare speranza e desiderio di lottare (denunciata dal Censis in un suo rapporto di qualche anno fa). Sì perché l’origine dei nostri mali non sono l’Europa, le banche, le tasse, ma, prima di ogni cosa, una confusione e una mancanza di energia esistenziali.

Il tema è se il cambiamento viene dal “sistema”, dall’alto o parta dal basso, da quello che passa nella testa della gente. Senza voler togliere nulla all’assetto organizzativo e normativo, bisogna ammettere che tutto parte dall’iniziativa delle persone che partecipano al sistema.

Allora è giusto soffermarsi a chiedersi perché alcune imprese si sono rimesse in gioco e hanno accettato la sfida della qualità e del cambiamento? Perché alcune famiglie fanno figli anche se hanno una condizione più insicura e più povera di altre? Perché ci sono tanti insegnanti che, pur pagati poco, si dedicano ai ragazzi con passione, intelligenza e abnegazione? Perché ci sono funzionari pubblici e politici competenti che continuano a lavorare alacremente per il bene comune?

E ancora, perché tanti giovani laureati italiani (ormai l’8%) non si arrendono alle difficoltà e trovano lavori in prestigiosi atenei esteri, mentre altri accettano per anni lavori precari, ma riuscendo a imparare e migliorare man mano la loro situazione?

A furia di ascoltare analisi di dettagli, proclami di arruffapopoli ascoltati come stregoni, continui lamenti che scaricano sugli altri l’origine dei propri problemi, ci si è dimenticati che l’uomo è condizionato, ma non è schiavo di meccanismi naturali o economici o politici, e può ribaltare sempre il destino con la forza del suo cuore, dei suoi ideali, della sua fede.

La nostra crisi nasce da cuori che hanno ridotto il loro desiderio di vivere e migliorare, e la riscossa può nascere da una educazione a non demordere, a esserci con tutto se stessi. Questo è il concreto a fronte dell’astratto delle teorie, dei proclami e del non volutamente detto.

Fonte : www.ilsussidiario.net  ART. scritto da : Giorgio VITTADINI

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l’arte di educare ! . . .

 

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L’arte di educare può essere definita in moltissimi modi, ma senza dubbio può essere descritta come l’arte di insegnare ad un bambino a diventare una persona felice. Questa concezione semplice e poetica, per poter essere tradotta in pratica, richiede una maestria complessa e raffinata.
Il percorso di studio presenta una ricerca innovativa sullo sviluppo delle abilità umane nel ciclo della crescita, dalla gravidanza sino alla piena maturità ed autonomia del giovane.
Le abilità personali sono studiate nella loro struttura e nel loro funzionamento: la chiarezza e la comprensione consentono di intraprendere un autentico processo di miglioramento.
Il concetto essenziale della ricerca sull’educare con amore e fermezza è: ottenere il risultato educativo (che il bambino impari) con abilità di relazione (stare bene insieme). Attuare questo principio è impegnativo ma realizzabile; dedicando cura e costanza si riesce in questa straordinaria impresa. Ciò consente di accompagnare il bambino nelle sue esperienze formative senza usare stimoli dolorosi come la punizione, la manipolazione o la costrizione. Gli obiettivi dell’apprendimento vengono perciò raggiunti senza danneggiare né impoverire il rapporto umano. Il bambino assimila gradualmente l’importanza ed il valore della conoscenza e si sente profondamente rispettato; perciò oltre al “saper fare” conquista anche il “voler imparare”.
Temi vitali sull’essere umano sono proposti in modo ordinato, completo ed accessibile. L’educatore può così maturare gli strumenti necessari per guidare bambini, ragazzi e giovani con la certezza di centrare la meta educativa.

fonte :P ubblicati da Podresca Edizioni
www.podrescaedizioni.it

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Qualcuno si muove ! . . .  vedi ! . . .

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senza parole ! ! . . .

Per tutti gli insegnati ed istituti che sono interessati vi sono dei corsi in ambito educativo:

 PER INSEGNANTI

PER CHI: docenti di ogni ordine e ruoloCARD FG_2017

COSTI: 140€ (tariffa per 3 corsi) pagamento anche tramite il bonus docenti

BENEFIT:

     – Apprendimento cooperativo in classe

     – I primi passi nella scienza: laboratori scientifici e strumenti didattici per collegare outdoor e indoor education

     – I primi passi nella scienza: alimentazione e corpo

     –  Pensiero computazionale con Scratch

     – Arduino a scuola per la didattica delle scienze;

df – Project based learning: didattica per problemi, progetti e competenze.

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                     ALCUNE REALTA’ CHE SI MUOVONO IN SICILIA

Misilmeri (PA) e la declinazione locale del Regolamento. Il primo patto è con la Scuola

Le attività sul campo hanno prodotto delle riflessioni in seguito tradotte in alcune declinazioni locali “originali”: novità legate alla parte istruttoria dei patti e alla possibilità di riutilizzo di immobili abusivi
26 marzo 2018
Il Comune di Misilmeri, centro collinare della città metropolitana di Palermo, ha avviato a partire dal 2016 un proprio e specifico processo di traduzione locale dei temi della cura e della gestione condivisa dei beni comuni.

Tale processo ha visto il concretizzarsi di atti ed eventi, nel perseguimento di una sorta di “ricerca in azione” che avesse come culmine l’approvazione, anche a Misilmeri, del Regolamento sulla cura e gestione dei beni comuni. Fondamentale è stato l’incontro, risalente a giugno 2016 tra l’amministrazione comunale, i rappresentanti di LABSUS e gli operatori del CESVOP, il Centro di Servizi per il volontariato di Palermo. Questo incontro ha avuto un primo importante risultato nella costruzione di un’agenda di eventi pubblici in grado di introdurre i temi della cura dei beni comuni nel contesto misilmerese, a partire dalla successiva assemblea cittadina in cui sono stati coinvolti i rappresentanti dell’associazionismo locale svoltasi ad agosto dello stesso anno presso l’aula consiliare, per l’illustrazione dei principi e del funzionamento del regolamento. Tale incontro ha mostrato la presenza sul territorio di un vivace tessuto associativo, portatore di proposte e in cerca di spazi fisici di espressione, desideroso di esprimere l’istanza della riappropriazione dal basso del proprio ruolo civico.

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curiamo . . . il sociale ! . . .

Molti pensiamo alle lobbies di ogni settore e genere come a dei gruppi che costantemente lavorano nei loro laboratori sotterranei per cercare il rimedio miracoloso in grado di debellare ogni male.
Visione tanto stupenda quanto assurda.
Sarebbe bellissimo avere a disposizione un metodo per convincere  milioni di persone nel mondo che diventeremo sempre più ricchi senza lavorare, rimarremo sempre giovani e pimpanti, perseguendo schemi e consigli da loro propinateci.

Se ciò avvenisse sarebbe certamente per l’uomo comune un miracolo, ma una catastrofe economica inaudita per quelle stesse lobbies. La cosa peggiore che possa accadere loro perché si vedrebbero ridimensionati i fatturati di miliardi di dollari ogni anno. Impensabile anche perché chiuderebbero la stragrande maggioranza delle aziende nel mondo.
La realtà è che la società che vedono è vogliono vedere deve essere disperata alla ricerca sempre di tutto quanto farà stare bene fisicamente e psicologicamente.

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Questa è l’amara realtà, che ci piaccia o meno, e la conferma arriva dalla disperata scalata sociale per arrivare a quel gradino.
E’ conveniente curare gli atteggiamenti sociali e il sistema sociale ?

  l’onesta risposta delle lobbies che ci manipolano sarà ? . . .

 s’è tutti ci evolviamo e ci rispettiamo, da dove arriverà il guadagno ? . . .

                 apriamo gli occhi ! . . .  e il cervello ! . . .

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L’ignoranza nella finanza è una uteriore “tassa sociale” perchè l’educazione finanziaria è prevenzione ed equità sociale, significa “dare ad ognuno di noi gli strumenti necessari per muoversi e fare le scelte giuste in una realtà sempre più complessa a prescindere dal proprio contesto sociale e familiare.

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Percorsi di secondo welfare.

Il “secondo welfare” coinvolge diversi attori economici e sociali, come imprese, sindacati, fondazioni, assicurazioni, organizzazioni del terzo settore e enti locali, che vanno progressivamente affiancandosi al “primo welfare”, di natura pubblica e obbligatoria, integrandone le attività in campo sociale. Le ricerche di Percorsi di secondo welfare sono finalizzate ad individuare tendenze emergenti e “buone pratiche” che possano promuovere la riflessione sulla necessità di un nuovo “mix” di politiche capace di rispondere efficacemente a bisogni sociali vecchi e nuovi nel rispetto dei vincoli di bilancio. Il laboratorio è realizzato grazie a importanti realtà della filantropia istituzionale, aziende, sindacati ed enti locali che ne condividono le finalità e sostengono le attività di ricerca. 

Fonte: www.secondowelfare.it

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collaboriamo ! . . . facciamo squadra ! . . .

Perseguire l’interesse e gli obiettivi del sistema talvolta coincide con ciò che ogni singolo individuo vorrebbe o sceglierebbe se ne avesse la capacità ed opportunità.

PROGETTARE IN MANIERA CONDIVISA & COMPENSATA far coincidere quanto più possibile gli interessi individuali con quelli del territorio, secondo l’assunto di base che una crescita individuale è possibile solo dentro un sistema che cresce anch’ esso e viceversa, un sistema può crescere e svilupparsi se permette la stessa cosa ai singoli individui o partecipanti che ne fanno parte.

Il mondo del lavoro attuale è davanti ad una trasformazione epocale strutturale dove non ci sarà più il ritorno a vecchi modelli di funzionamento, ma occorreranno sempre più nuove soluzioni in tutti gli ambiti del mondo produttivo, lavorativo e dei servizi.

Riflettere su come funzionano i rapporti fra colleghi, capire quale è la relazione esistente fra capo e collaboratori e viceversa, considerare il modo in cui una organizzazione vive e decide del proprio futuro, significa entrare nel merito di una delle variabili che spesso creano il successo o il fallimento di un gruppo di lavoro è di una comunità.

Soprattutto quando è necessario prendere decisioni strategiche o che coinvolgono l’intero assetto sociale territoriale.

Un’azienda, qualsiasi sia la sua dimensione, dovrebbe sempre porre attenzione ai modi attraverso i quali le decisioni vengono prese. Gli attori del cambiamento devono conoscere cosa si intende per progettazione partecipata, quale metodo efficace per la definizione di nuove strategie e linee guida, stimolando senso di responsabilità, cooperazione, condivisione e senso di appartenenza e ovviamente maggiore redditività.

 Zygmund Baumann ci ammonisce sul fatto che in periodi di crisi e di scarsità -di lavoro- una tendenza pericolosa sia quella di perdere la solidarietà e la mutualità fra collaboratori, verso una sempre maggiore competitività e ambizione personale  che porti a ipotetiche maggiori garanzie di sicurezza.

Solo la squadra unita, coesa, motivata e consapevole, arriva alla meta, nel lavoro, nello sport e nella vita.

La resilienza è una capacità filosofica e psicologica che permette all’ individuo e alle organizzazioni di reagire di fronte alle sconfitte, di crescere nelle avversità, di perseverare nei propri obiettivi, di affrontare la fatica per la realizzazione di se stessi e dei propri obiettivi.

La resilienza è collegata all’autoefficacia, all’ottimismo e alla speranza nella vita.

Formare un gruppo di unità d’intenti è alquanto complesso, ma i benefici che se ne possono trarre ne fanno indubbiamente un’arma vincente. Essere cittadini attivi aiuta !!

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Idea ! . . . Laboratorio Polifunzionale autogestito dagli anziani.

UN Laboratorio Polifunzionale seguendo le indicazioni dei patti di collaborazione tra il Comune e le Scuola autogestiti dai residenti più anziani, i quali lo frequentano svolgendo attività variegate che spaziano dalle discussioni e confronti su lavori fino alle proposte legate alle varie professionalità presenti tra i fruitori.
La particolarità del Laboratorio Polifunzionale è la Partecipazione, Giovani, Pari opportunità, risiede nella volontà auto-organizzativa espressa dai partecipanti, ribadendo così il loro ruolo attivo all’interno dei progetti da sviluppare.
Troppo spesso infatti, gli anziani sono relegati a passare il proprio tempo libero in spazi dove la loro presenza è ridotta alla passività e dove vengono meno i legami sociali e comunitari di cui ognuno di loro sente ancora la necessità.


 Allenare le capacità democratiche di autogestione nelle fasce di età più avanzate risulta dunque fondamentale per mantenere vivi questi legami e per restituire dignità alle forme aggregative autonome in grado di rompere le barriere che isolano e nascondono le vite e i corpi dei più anziani, permettendogli così di tornare al centro della comunità.

Una funzione di sicurezza e gestione delle emergenze piuttosto che di controllo sullo spazio e sulle attività, conciliando così il recupero valori in disuso con la diffusione dei principi della sussidiarietà e dell’amministrazione condivisa a tutte le fasce d’età.
Potrebbe tornare utile a questo fine la predisposizione, da parte del Comune, di strumenti appositi per pubblicizzare il contenuto dei patti di collaborazione, permettendo così ai cittadini di conoscere le modalità e le indicazioni dei vari patti e al Comune stesso di abbracciare compiutamente il paradigma amministrativo orizzontale.

Interconnessione tra saperi

Cosa c’entra uno psicologo con un agronomo, un economista con un falegname,  un idraulico con un fotografo o con un filosofo-giornalista e così via?

Sembrano è sono INTERFERENZE appunto!  un inusuale intreccio di pensieri e visioni messi a confronto.

 I confini tra professioni e conoscenze si dissolvono dando vita a particolari prospettive su temi di grande attualità: dalle intelligenze verdi- artificiali-alle nuove connettività, dalle scienze cognitive legate al movimento alla “regola d’arte del dettaglio” o all’ospitalità-alle regole del quieto vivere e rispetto reciproco.

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Cosa vuol dire patrimonio?

Patrimonio è un termine che affonda le sue radici assume il significato di: ricchezza comune, bene pubblico, eredità collettiva, trasmissione generazionale. Inoltre questo termine ci pone di fronte ad alcune questioni centrali: di cosa siamo eredi? Cosa vogliamo conservare? Oppure, al contrario:cosa è indisponibile alla conservazione?
E’ forse ingenuo domandarsi il perché di un rinnovato interesse nei confronti del patrimonio in un momento di crisi come quello attuale. Non si tratta solo di uno spirito di stampo conservatore ma piuttosto di un forte legame che esso assume all’interno del dibattito sui beni comuni.
Basti pensare, ad esempio, a come, negli ultimi anni, il dibattito nazionale sia stato guidato principalmente da autori come Settis, Montanari e Mattei che, non solo hanno messo in risalto il rapporto imprescindibile che questo concetto ha con la politica, con i processi di privatizzazione della cultura e con le strategie di risanamento del debito pubblico, ma anche con l’importanza di una visione condivisa di ciò che secondo la comunità e per la comunità ha un valore.

Chi decide cosa è patrimonio?

Negli ultimi decenni la nozione stessa di patrimonio è deflagrata all’interno di contesti molto diversi e ha assunto categorie variegate (si pensi al patrimonio rurale, immateriale…). Queste nuove classi di patrimonio, se da un lato rendono sempre più difficile definire chiaramente cosa il patrimonio sia, dall’altra mettono in campo una nuova domanda: chi decide cosa è patrimonio e in base a quali strumenti?
Questa prospettiva mette fin da subito in campo una accezione attiva e pragmatica del termine: il patrimonio quindi, in questo senso, si configura come un costrutto sociale in senso ampio ed è soggetta quindi a differenti interpretazioni.

Gli aspetti conflittuali del patrimonio

Così definito, questo concetto assume, all’interno del dibattito sulla città, un ruolo centrale e fortemente ambiguo, mettendo in evidenza un divario significativo tra progetti istituzionali ed esperienze locali.
L’uso di questo concetto, infatti, all’interno dei processi di rivendicazione di uno spazio da parte di diversi attori locali, manifesta un diritto a prendere parte alle decisioni politiche per la città, inoltre, permette di mettere in risalto l’attribuzione di valore che viene riconosciuta, da attori diversi e in momenti e modi differenti, ad un luogo o ad un manufatto.
Partendo quindi dall’osservazione dello spazio, non solo nella sua struttura e morfologia, ma anche nelle dinamiche che lo attraversano e nei processi che si definiscono e vi trovano sede, appare chiara la necessità di tornare a riflettere su alcuni termini, dai significati apparentemente consolidati, ma che assumono un valore diverso a seconda delle persone che li definiscono.
Da qui il rapporto imprescindibile con i beni comuni: chi li definisce come tali? All’interno di quale contesto e secondo quale valore?La presa in cura di uno spazio è un elemento sufficiente per garantirne il carattere pubblico e per esprimerne un valore?

Fonte: Labsus  parte di articolo scritto da

Abbiamo bisogno di crescere; gli ambiti operativi sono tanti e il percorso è tutto da “studiare”.

Formare un gruppo di unità d’intenti è alquanto complesso, ma i benefici che se ne possono trarre ne fanno indubbiamente un’arma vincente. Essere cittadini attivi aiuta !!

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