prevenzione e sicurezza ! . . . fatta con i fatti ! . . . no . . . bla ! . . . bla ! . . . bla! . . .

Arbovirosi

Malattie virali trasmesse da artropodi  “ZANZARE-ZECCHE ETC.”

Le arbovirosi sono un gruppo di malattie virali trasmesse da vettori artropodi, come le zanzare e le zecche. Il termine “arbovirosi” deriva da “arbovirus”, che significa appunto virus trasmessi da artropodi.

Visto la situazione precaria in cui versiamo con la stagione calda in essere si accentua il rischio con le zanzare che sono già da un bel po’ in azione la trasmissione, VORREMMO CHE Sé Né PRENDESSE ATTO PER PORRE RIMEDI ! . . .

Abbiamo in data 13 c.m. inviato e-mail al signor sindaco, in merito a dei corsi gratuiti da parte di azienda chimica del settore per la formazione di figure che lavoro presso enti locali per orientamenti in merito. Ad oggi ! . . . nessun cenno come al solito ! . . .

Con la presente ci rivolgiamo a tutti coloro che ci seguono ed hanno a cuore il nostro impegno sociale, di mettersi in contatto per organizzare una delegazione ed andare al comune per affrontare l’argomento.

La collaborazione tra cittadini e Amministrazione Comunale, sembra un obiettivo utopico, ma quanto riportato nel Piano d’Azione Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025 si muove in questa direzione, quindi bisogna cogliere l’opportunità per prepararci in anticipo!

Uniamoci per tutelarci. Non abbiamo chiesto mai quote d’iscrizioni né le chiederemo, siamo per collaborazione attiva “no profit allo stato puro“.

L’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.
Da soli non ci si salva !!     

Ogni scelta modella la nostra vita.

Diventiamo consapevoli delle nostre scelte.

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.

Hai idee e progetti da proporre ?  Aiutiamoci a farli partire ! – – -

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione no profit  per l’evoluzione sociale:

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

inviata oggi al comune di capo d’orlando

 Buongiorno Egregio sig. Sindaco,

sono il portavoce di un comitato spontaneo nato con l’intento di sensibilizzare i cittadini a fare squadra ed aggregazione innovativa per affrontare e partecipare alla gestione territoriale comunale – comunitaria Europea nella nuova realtà di globalizzazione.

Nel 2008 abbiamo iniziato una campagna di sensibilizzazione è promozione sociale per cercare di cambiare modi di fare ed atteggiamenti nella realtà in cui vivo nella zona trazzera marina del Comune di Capo d’Orlando.

Cerchiamo di promuovere istruzione cultura – lmprenditoria e lavoro per i giovani, con un occhio anche a tutto ciò che gira intorno, formazione mirata, competenze, progettazione, aggregazione, rete d’impresa, innovazione, etc.

La presente per chiederVi come potremmo interfacciaci per una collaborazione  sociale innovativa da divulgare nel nostro comprensorio.

Le vorremmo passare una notizia tirata fuori dalle nostre ricerche per migliore e proteggere il territorio e chi ci vive.

Vi sono dei corsi gratuiti in webinar su :

Igiene del Territorio

- CURA E PREVENZIONE
questi i link per il collegamento: ATTENZIONE LE ISCRIZIONI PARTONO DA GG. 14 MAGGIO 2020

http://www.indiacare.it/00/m00000137/il-pco-non-si-ferma-2.html

La collaborazione tra cittadini e Amministrazione Comunale, sembra un obiettivo utopico, ma quanto riportato nel Piano d’Azione Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025 si muove in questa direzione, quindi bisogna cogliere l’opportunità per prepararci in anticipo!

Rimiamo in attesa di VS gradita in merito, l’occasione è gradita per porgerVi Cordiali saluti.

             Carlo LIBRIZZI

Portavoce del Comitato Spontaneo

Contatti:

Carlo LIBRIZZI – portavoce Comitato Trazzera Marina – Comune di Capo d’Orlando (ME)blog.trazzeramarina.it – e.mail : comitato@trazzeramarina – mobile : 347 – 4629179

lavoro a km 0 . . . discutiamone ! . . .

Il progetto Proposta. Creare sul territorio un sistema di lavoro “a km 0”  dovremmo coinvolgere le imprese locali in piani di welfare aziendale e territoriale coprogettati con l’aiuto delle diverse figure presenti nel territorio. Nella scelta dei prodotti e dei servizi da inserire nei piani è privilegiare un criterio di vicinanza:  considerando prioritari gli attori attivi localmente, in modo che il welfare aziendale e territoriale rappresenti una risorsa per il tessuto produttivo. Parallelamente dovremmo svolge un’azione di sensibilizzazione del territorio volta a favorire inserimento lavorativo trovare chi finanzia questi percorsi di inserimento e promuove iniziative volte a rafforzare l’occupabilità della persona e a sostenerla nel rientro e nella permanenza nel mondo del lavoro (corsi di formazione mirata alle esigenze, iniziative di auto mutuo aiuto, opportunità di conciliazione tra vita privata e lavoro).  Creare nuove figure e nuovi servizi in questo ambito.

 Nella costruzione di un modello innovativo è necessario, per prima cosa, trovare le figure adeguate e volenterose nel far funzionare il meccanismo che permetta di attivare i diversi ingranaggi. Gestire una rete progettuale così variegata, che rappresenta mondi molto diversi, rappresenta la prima sfida. Formare nuove figure professionali e inserirle nel tessuto territoriale è il secondo obiettivo.

Per collaborare facilmente su tutti gli argomenti inviati abbiamo creato alla fine di ogni articolo uno spazio per permetterVi il contatto web.

Uniamoci per tutelarci. Non abbiamo chiesto mai quote d’iscrizioni né le chiederemo, siamo per collaborazione attiva “no profit allo stato puro“.

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operazione risorgimento digitale. . .seguitela ! . . . chi lo può fare . . .

                              Le lezioni dei Maestri d’Italia

    Per approfondire gli impatti sociali ed economici di questa fase

Obiettivo: creare occasioni di dialogo e confronto con personaggi autorevoli della scena italiana per supportare i cittadini nella comprensione del particolare momento storico che sta vivendo l’Italia durante l’emergenza.

Durata e modalità di fruizione: Tutte le settimane, dal lunedì al venerdì fino al 29 maggio, le lezioni dei Maestri d’Italia saranno disponibili Live dalle 17.00 alle 17.40 sul sito https://www.operazionerisorgimentodigitale.it/maestri-d-italia/lezioni-maestri
Eventuali variazioni di orario per i Live saranno sempre comunicate sul nostro sito e su tutti i canali social di Operazione Risorgimento Digitale.

Hai perso la diretta? Non ti preoccupare, una volta conclusa potrai ritrovare tutte le lezioni nella sezione dedicata ai Maestri d’Italia del nostro sito. 

Non è richiesta iscrizione

L’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.
Da soli non ci si salva !!     

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Datevi n’a’ mossa ! . . . apritevi alla collaborazione attiva su WhatsApp . . .

Il dialogo è l’arma fondamentale per superare questa fase critica. “Occorre sviluppare tolleranza – smussare gli angoli, depotenziare momenti di contrasto attraverso il confronto aperto o, se ci rendiamo conto che non è possibile, soprassedere per affrontare la questione in un momento successivo, quando le emozioni saranno più gestibili”.

– tel. mobile 347- 4629179   e-mail : comitato@trazzeramarina.it

 

Tornare, però, non significa riprendere da dove ci si era lasciati . . .

perché c’è una domanda di fondo a cui bisogna rispondere: come?

Per un verso si può dire che il progetto di amministrazione condivisa esce da questa esperienza rafforzato. Anche se avremmo voluto fare a meno di questo particolare “test”, mai è risultato chiaro quanto le nostre esistenze e i nostri destini siano così interdipendenti. Perfino l’isolamento, che apparentemente è la negazione della cura delle relazioni sociali propria dell’amministrazione condivisa, è stato speso per il bene di tutti: ciò che ha costituito la fine delle relazioni sociali ha acuito il valore della condivisione. Stando isolati abbiamo partecipato a un progetto comune. Questo valore può e deve restare nel momento in cui la ricostruzione attiva del progetto comune percorrerà vie più frammentate, seguendo i propri percorsi di vita. È chiaro oggi che ognuno può fare qualcosa per gli altri e, perfino, le istituzioni si sono avvalse di questo senso di responsabilità. Ora tutto questo deve continuare, sia pure necessariamente in forme diverse. Da questo l’amministrazione condivisa può trarre nuova linfa.

I destini interdipendenti

Per un verso si può dire che il progetto di amministrazione condivisa esce da questa esperienza rafforzato. Anche se avremmo voluto fare a meno di questo particolare “test”, mai è risultato chiaro quanto le nostre esistenze e i nostri destini siano così interdipendenti. Perfino l’isolamento, che apparentemente è la negazione della cura delle relazioni sociali propria dell’amministrazione condivisa, è stato speso per il bene di tutti: ciò che ha costituito la fine delle relazioni sociali ha acuito il valore della condivisione. Stando isolati abbiamo partecipato a un progetto comune. Questo valore può e deve restare nel momento in cui la ricostruzione attiva del progetto comune percorrerà vie più frammentate, seguendo i propri percorsi di vita. È chiaro oggi che ognuno può fare qualcosa per gli altri e, perfino, le istituzioni si sono avvalse di questo senso di responsabilità. Ora tutto questo deve continuare, sia pure necessariamente in forme diverse. Da questo l’amministrazione condivisa può trarre nuova linfa.

Il trionfo della realtà

Questa esperienza, inoltre, ha consacrato il trionfo della realtà e del quotidiano sulla rappresentazione. Mai come in questi giorni si è parlato della quotidianità della vita reale delle persone. Le attenzioni e le misure anche del governo hanno sezionato, calibrato tutti i processi reali della vita sociale; il governo ha dovuto perfino correggersi quando questa radiografia della realtà è risultata incompleta. A nessuno è parso ragionevole opporre astratti discorsi pubblici tipici della rappresentazione: la reazione dei mercati finanziari, l’equilibrio della finanza pubblica, le rappresentazioni ideologiche della società, la legalità fine a se stessa delle procedure. La realtà e i bisogni dietro a essi hanno preso il sopravvento. E con ciò le persone. L’amministrazione condivisa non disegna modelli teorici, non ha mai presupposto, ad esempio, una nozione astratta dei beni comuni; si è sempre radicata nei processi reali e ha identificato come beni comuni quelli che i soggetti sociali e istituzionali identificano come tali a partire dalla realtà. Il trionfo della realtà sulla rappresentazione rafforza l’amministrazione condivisa.

L’emancipazione dell’ignoto

C’è un altro aspetto, infine, che rafforza l’amministrazione condivisa: l’emersione dell’ufficialmente ignoto. Il valore dell’amministrazione condivisa in questi anni è consistito nel dare luce, forza e gambe a tutta una serie di esperienze e pratiche che già avvenivano nella realtà, ma che restavano sotto traccia, rinchiuse nella singolarità e quindi in una condizione minoritaria. L’emergenza sanitaria, che è oramai chiaramente anche un’emergenza sociale, ha permesso di conoscere tanti “invisibili”, che lavorano in “nero”, facendo talvolta lavori indispensabili, come quelli di assistenza alle persone. C’è un’opportunità straordinaria di conoscenza di nuove realtà: l’amministrazione condivisa, in alcuni di questi casi, può essere la risposta di emersione e di valorizzazione. Basti pensare alla possibilità di inserire queste realtà negli strumenti di welfare di comunità, di cui l’amministrazione condivisa può essere uno strumento aggiuntivo. I primi esempi di amministrazione condivisa, d’altra parte, sono tutti nati da risposte alle emergenze, perché in quelle circostanze è chiaro che tutti possono dare un contributo.

L’innovazione tecnologica

La crisi vissuta apre anche nuovi strumenti potenziali per l’amministrazione condivisa. Lo spazio di ricostruzione, che anche l’amministrazione condivisa dovrà cogliere, potrà poggiare anche sull’uso delle tecnologie informatiche. In questi giorni di isolamento esse hanno costituito una grande opportunità per mantenere e tessere nuove relazioni. L’esempio citato nel precedente editoriale di Labsus da Cristina Leggio ne è un chiaro esempio. È anche l’occasione per superare tante rendite di posizione che si sono sedimentate nel tempo sia sul lato delle imprese sia sul lato del terzo settore: le tecnologie ci hanno mostrato che c’è un immenso spazio di innovazione dei servizi che deve essere tutto esplorato. C’è un potenziale di disponibilità di persone che possono essere attivate mettendo in moto le piattaforme tecnologiche e modificando totalmente i servizi: si pensi solo alla persistente limitazione dei servizi domiciliari e alla distribuzione personalizzata di beni e servizi per i più bisognosi, che spesso sono impediti solo per la “pigrizia” di rinnovare i processi organizzativi. Ma non è un limite solo degli operatori: bisogna che le amministrazioni pubbliche imparino a immaginarli. L’emergenza in pochi giorni ha costretto a ripensare il proprio modo di lavorare. Naturalmente questa non è una “bacchetta magica”, idonea a risolvere tutti i problemi e, anzi, altri probabilmente ne crea: ma ciò rivela nuovi spazi per inserire l’amministrazione condivisa in nuovi processi sociali.

La valorizzazione della responsabilità sociale d’impresa

Dentro questi c’è anche uno spazio enorme per la responsabilità sociale d’impresa. Come ho detto, non si tratta di ripartire da dove si era lasciati, ma di cogliere tutte le nuove opportunità. Occorrerà passare a una nuova fase dei rapporti tra amministrazioni e imprese di responsabilità sociale: bisogna incardinare questi rapporti in un canale di privilegio. La concorrenza non deve essere più l’unico totem delle relazioni tra pubbliche amministrazioni e imprese. Non si tratta di costituire spazi di deroga dentro un quadro stabile che affida alla concorrenza l’unica regola da seguire: occorre invertire l’ordine dei fattori, impegnando le pubbliche amministrazioni a riservare alle sole imprese che sappiano conciliare le loro azioni con esigenze sociali e ambientali l’acquisizione di beni e servizi, facendo divenire la concorrenza un criterio ulteriore e subordinato. I principi di non discriminazione e di trasparenza di origine europea potrebbero comunque essere soddisfatti con l’adozione di nuovi criteri, come quello dell’art. 12, l.n. 241/1990. Insegniamo, piuttosto, ai nostri amministratori come si usa la discrezionalità, non a rifuggirne (o a far finta di rifuggirne).

Una nuova risorsa: i condomini

Infine, l’emergenza ha messo a disposizione dell’amministrazione condivisa nuove potenzialità come quella dei condomini. Durante queste settimane si è assistito a un fiorire di esperienze di aiuto di vicinato, che soprattutto nelle città è assai raro ritrovare. Sarebbe strategico che questo valore di reti relazionali non finisca con l’attenuazione delle misure restrittive; spetta alle istituzioni saper valorizzare tutto questo. Si possono creare così punti di contatto di condominio, che rappresenterebbero una miniera di informazioni e opportunità di servizi per i comuni; gli stessi amministratori di condominio e le loro associazioni potrebbero svolgere un ruolo innovativo, di funzione sociale. L’amministrazione condivisa è uno strumento che è già operativo a tal fine. In questo numero della newsletter di Labsus c’è il commento al primo Regolamento per l’amministrazione condivisa di un’azienda per i servizi di edilizia residenziale. È un esempio, ma si può fare anche molto di più.

Riprogettare beni e spazi urbani: un nuovo turismo

Infine, c’è uno spazio rinnovato per l’amministrazione condivisa. Purtroppo, la crisi economica e sociale potrebbe dar vita alla liberazione di nuovi beni e spazi urbani. Questa “liberazione” dovrebbe essere oggetto da subito di nuova progettazione collettiva. I proprietari potrebbero ritrovarsi beni sottoutilizzati e potrebbero essere interessati e incentivati a nuovi progetti di valorizzazione per gli interessi collettivi: si possono formare nuove alleanze per creare valori di comunità. Un esempio eclatante può provenire dal turismo, che è il settore che farà più fatica a riprendersi. C’è un’occasione notevole anche per costruire le basi di un nuovo turismo più rispettoso delle esigenze di comunità che contrasti i fenomeni di distorsione che sono stati prodotti nelle città negli ultimi anni.

La prevenzione e il pagamento dei servizi ecosistemici

L’altro spazio disponibile rinnovato è quello dell’ampliamento della cura della prevenzione. Il Covid-19 è solo il fenomeno più grave e imponente che abbiamo conosciuto nell’ultimo secolo, ma in realtà viene dopo tante altre crisi emergenziali che abbiamo vissuto e precede altre che verranno. Siamo nella società del rischio, la quale richiede un potenziamento delle politiche di prevenzione come mai era accaduto prima. Questa sfida, però, non può essere vinta senza i cittadini, perché le misure di prevenzione hanno il difetto di rendere chiaro cosa si perde nell’immediato senza in cambio manifestare con chiarezza ciò che si guadagna nel futuro: per questo sono di solito impopolari. L’unico modo per renderle sostenibili è coinvolgere attivamente i cittadini e saperli valorizzare adeguatamente quando essi si attivano a tale fine. Un esempio potrebbe venire proprio dalla cura della risorsa più fragile che questa crisi sta manifestando: l’ambiente. Si potrebbe così finalmente cominciare a dare attuazione all’art. 70, l.n. 221/2015, con i sistemi di pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali forniti dai cittadini.

Fonte: Labsus scritto Fabio Giglioni

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Da soli non ci si salva !!     

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Il dialogo è l’arma fondamentale per superare questa fase critica. “Occorre sviluppare tolleranza – smussare gli angoli, depotenziare momenti di contrasto attraverso il confronto aperto o, se ci rendiamo conto che non è possibile, soprassedere per affrontare la questione in un momento successivo, quando le emozioni saranno più gestibili”.

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non servono solo soldi ! . . . serve azione ! . . .

La crisi economica non verrà superata con la semplice immissione di liquidità nel sistema. Che sia destinata alle linee tradizionali di credito o vera e propria helicopter money, la soluzione non è mai così facile. È bene ricordare che se il Coronavirus ha dato la mazzata finale, la stagnazione italiana è una storia a sé con radici profonde e risale a decenni fa per poi essersi consolidata negli ultimi dieci. Serve una nuova strategia industriale fondata su investimenti, consumi e soprattutto innovazione tecnologica.
 
PERCHÉ È IMPORTANTE    Il rischio di una nuova crisi non è più il basso tenore della crescita, ma una depressione lenta e prolungata nei prossimi anni che aumenterà ancora di più il divario di reddito tra giovani e anziani e tra fasce geografiche (Nord-Sud). Ciò, unito alla situazione demografica e ad un indebitamento molto elevato, determinerà una spirale viziosa da cui sarà sempre più difficile uscire.

IMPARARE DAL PASSATO   Le emergenze economiche di una simile portata non sono mai state superate con l’insicurezza. Il timore è che in questo momento nessuna delle istituzioni che ci governano abbia un’idea precisa. Negli anni ’30, per esempio, non furono semplicemente adottate misure di sostegno “keynesiane”. Gli Stati Uniti nel decennio successivo, complice anche la guerra, iniziarono a ripensare i modelli di produzione introducendo innovazioni di media portata (non si parla del vapore o dell’elettricità) che però le permisero di riconvertire rapidamente una buona parte dell’industria. 
 
Nel 1945, è bene ricordarlo, un’Italia in macerie riuscì a rialzarsi non solo grazie ai vasti piani di investimento tra cui il cosiddetto European Recovery Program (Piano Marshall), ma anche grazie alla costruzione di un primo sistema nazionale d’innovazione. Il cambiamento tecnologico, seppure rimasto incompiuto, ha segnato il periodo del Miracolo Economico. Sono stati gli anni degli investimenti, dei consumi e delle nuove tecnologie. Questo ha permesso un recupero senza precedenti che ha posto l’Italia tra i giganti mondiali.
 
LA CONFUSIONE REGNA SOVRANA   Ciò che accomuna i due periodi citati è la visione che la politica seppe mettere a disposizione del paese. In questo momento l’indecisione e la scarsa solidarietà stanno mettendo a repentaglio le opportunità della ripresa. Internamente, il Governo non possiede alcuna visione e si affida ai corpi estranei (tecnici, consiglieri, task force) per mostrare un dinamismo inesistente. 
 
Sul fronte europeo le cose sono anche peggiori. L’UE non solo è perennemente divisa tra Nord e Sud (come l’Italia), ma non è stata capace nei suoi anni di vita di realizzare una politica industriale armonizzata con benefici mutuali. Così non è mai stata in grado di competere con i due colossi globali: USA e Cina. Il campione continentale è rimasta la virtuosa Germania, forte di una manifattura in grado di anticipare le trasformazioni e di una politica stabile. Gli altri hanno subito un declino inesorabile. Nonostante i proclami le istituzioni comunitarie non hanno saputo dare alcuna direzione precisa, arrivando in ritardo su tutto rispetto ai competitor.
 
NON È SOLO QUESTIONE DI LIQUIDITÀ   Il dibattito è rimasto fermo a MES SÌ o MES NO. Eurobond, Coronabond o Italexit. La confusione ha fatto perdere il focus: da una crisi non si esce solo aumentando la liquidità o facendo deficit, si esce avendo una strategia precisa. A parte le spese sanitarie e il sostegno alle imprese e ai cittadini, come vogliamo utilizzare una potenziale espansione monetaria?
 
L’esempio ce l’abbiamo davanti. Negli anni del Dopoguerra furono investimenti e consumi il traino. Mancò la vera fase tecnologica. Perché non puntare su questa ora? Molti processi sono già in atto, ma sono rimasti a metà. Mancano le infrastrutture, sia fisiche sia digitali. Mancano le competenze e la formazione avanzate per un rilancio dell’industria in senso 4.0. Necessitiamo di incominciare a produrre innovazione in modo endogeno (anche come Unione Europea) e ridurre la dipendenza dall’estero. 
 
Una politica di visione non può affidarsi solo ai consigli degli esperti. Deve avere consapevolezza e visione. Senza esse, è inefficace se non inutile. Il rischio è quello di farci mangiare dagli altri. Per sempre. 
  

Fonte: Competere idea scritta Giacomo Bandini

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buona pasqua a tutti . . . una festività che lascerà un segno indelebile . . .

Ognuno per sé e Dio per tutti . . .

A volte i proverbi popolari sono in accordo con principi biblici, ma a volte no. Ecco come un proverbio calza a pennello ! . . .Ognuno per sé e Dio per tutti ?

Ognuno per sé e Dio per tutti , scriveva Perkins, è un principio perverso, e si scontra direttamente con il fine di ogni vocazione. E aggiungeva: Profanano la propria vita e la propria vocazione quanti la impiegano per ottenere onori, piaceri, vantaggi, lussi mondani, ecc., giacché, in questo modo, noi perseguiamo un fine diverso da quello che Dio ci ha assegnato, e non serviamo né Dio né gli uomini, ma solo noi stessi’.

Speriamo che in questo blog rendiamo un servizio gradito al Signore e utile al pubblico.

Se anche tu vuoi far parte di questo gruppo di attivisti sociali, in questo blog troverai tutte le informazioni per aderire senza scopi di lucro. Speriamo di sentire qualcuno ! . . .

Grazie per la condivisione a riguardo ! . . .

Buona Pasqua anche a quelli che trovano sempre il pelo nell’uovo.

Buona Pasqua!

L’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.
Da soli non ci si salva !!     

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Quale ruolo può avere il nostro Laboratorio spontaneo in questa situazione di emergenza?

La prima cosa che ci auguriamo è quella di trovarvi in salute, così come le persone a voi cari e tutti i collaboratori.

Con questa domanda ci rimettiamo a voi per condividere la nostra visione e ricordarvi che siamo qua solo grazie alla nostra determinazione e resilienza.

Ce lo siamo chiesti più volte in queste settimane, ritenendo che la cosa più utile sia continuare a fare la nostra opera di sensibilizzazione alla promozione sociale è provare ha spronarvi ad una collaborazione più proattiva per trovare alternative alle conseguenze che sta generando il Coronavirus sulle nostre comunità e sul sistema di welfare del Paese. Ma anche mettendo in luce le tante iniziative positive che si stanno sviluppando per affrontarlo. 

Nel blog trovate tutti i contenuti divulgati sinora, sperando che possano essere di vostro interesse, in questi giorni in cui, per il bene di tutti, ci è chiesto di stare a casa - date un’occhiata per trovare un’idea di collaborazione attiva da portare avanti.

Per collaborare facilmente su tutti gli argomenti inviati abbiamo creato alla fine di ogni articolo uno spazio per permetterVi il contatto web.

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a tutti coloro che ci seguono . . . e vogliono . . .

Difronte alla complessa situazione sanitaria nella quale tutti ci troviamo, la prima cosa che ci auguriamo è quella di trovarvi in salute, così come le persone a voi cari e tutti i collaboratori.

Con questa comunicazione ci rivolgiamo a voi per condividere la nostra visione e ricordarvi che siamo qua solo grazie alla nostra determinazione e resilienza.

Non dimentichiamo però il forte senso appartenenza e di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto.

Responsabilità che dobbiamo dimostrare come cittadini, per fronteggiare la veloce diffusione del Covid-19 e per tornare quanto prima alla normalità.

Responsabilità che dobbiamo dimostrare anche come cittadini Imprenditori, artigiani-lavoratori-professionisti etc..

Il nostro input è quello di non venire meno ai nostri impegni e continuare il nostro lavoro di promotori sociali per tenere attivo il tessuto sociale, evitando davanti a questi ostacoli che sembrano insormontabili, un effetto domino che potrebbe essere dannoso per tutti.

La nostra speranza è quella di vedere presto attuate delle iniziative consistenti per supportare finanziariamente il tessuto sociale tutto senza ordini di esclusione in modo da riprendere la nostra sopravvivenza è farci superare rapidamente questo difficile momento.

A tal proposito, ricordiamoo che preferiamo comunicare tramite messaggi che potete lasciare direttamente in fondo all’articolo letto Lascia una risoposta oppure tramite telefono o e-mail oppure wotzap - preferiamo questo tipo contatto e non fecebook per motivi tempistici e tecnici. Grazie a tutti coloro che collaboreranno.

La nostra funzione, contribuire all’ottimizzazione del rapporto sociale della condivisione e al miglioramento della cittadinanza attiva ed efficienza nei risultati,  cerchiamo garanzie per un ambiente sociale caratterizzato dal rispetto reciproco dei principi di parità e pari opportunità, di benessere organizzativo, contrastiamo qualsiasi forma di discriminazione e di violenza morale o psichica.

Il nostro obiettivo di responsabilizzare ed educare cittadini a scegliere forme di comunicazione non ostile. Promuove i valori espressi nella comunicazione non ostile. Organizzare iniziative di sensibilizzazione e formazione. Ci rivolgiamo a tutti i cittadini consapevoli del fatto che “virtuale o reale”, l’ostilità ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone.

Uniamoci per tutelarci. Non abbiamo chiesto mai quote d’iscrizioni né le chiederemo, siamo per collaborazione attiva “no profit allo stato puro“.

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per la salute bene comune . . .

Fonte : Beni comuni e amministrazione condivisa Il punto di Labsus

Un Patto con la Repubblica, per la salute bene comune

Essere protagonisti, insieme con le istituzioni, di un’alleanza per l’interesse generale, tutelando con i nostri comportamenti individuali quel fondamentale bene comune che è la salute
17 Marzo 2020
repubblica

La pandemia, che tante cose cambierà nelle nostre vite, ha già cambiato anche il modo con cui “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32, Costituzione) inducendo le istituzioni ad affiancare, sia pure inconsapevolmente, l’amministrazione condivisa dei beni comuni al modello di amministrazione tradizionale.
Da un lato, infatti, la Repubblica sta tutelando la salute degli italiani secondo il modello tradizionale di intervento, cioè attraverso il Sistema sanitario nazionale in cui operano con grande abnegazione i nostri bravissimi operatori sanitari.
Dall’altro, però, la Repubblica si è resa conto che questa pandemia pone un “problema di sistema”, cioè un problema che non può essere risolto dai soggetti pubblici da soli e quindi ha chiesto l’aiuto di noi cittadini per rallentare e poi fermare la diffusione del virus. Ma lo ha chiesto sulla base dello scambio primordiale “obbedienza” (dei cittadini) in cambio di “protezione” (da parte dello Stato), non sulla base di un patto di collaborazione fra cittadini e istituzioni, alleati contro il comune nemico rappresentato dal virus.

Un “problema di sistema”

E invece il blocco totale del nostro Paese disposto per fermare la diffusione del Covid-19 potrebbe costituire un incredibile esempio dell’utilizzazione su scala nazionale del modello dell’amministrazione condivisa.
Abbiamo sempre detto che il vero motivo per cui è necessario affiancare il modello dell’amministrazione condivisa a quello tradizionale non è l’inefficienza, reale o presunta, delle pubbliche amministrazioni bensì è la crescita dell’entropia, intesa come aumento del disordine dei sistemi che presiedono alle nostre vite. E’ infatti l’entropia che provoca i “problemi di sistema”, quei problemi che nessun soggetto pubblico o privato è in grado di affrontare e risolvere da solo, come il cambiamento climatico, le grandi migrazioni oppure, appunto, le pandemie.

Dare un significato alto e nobile

La pandemia pone un “problema di sistema” perché è evidente che i soggetti pubblici, in questo caso le ASL ed il Sistema sanitario nazionale, non sono in grado di combatterla da soli ma hanno assoluto bisogno della collaborazione dei cittadini.
Questa collaborazione, però, darà risultati diversi e sarà più o meno efficace nella comune battaglia contro il virus a seconda di come le istituzioni si rivolgono ai cittadini. Una cosa infatti è limitarsi a chiedere ai cittadini di stare a casa, un’altra è dare a questo “stare a casa” un senso, un significato alto e nobile, che faccia sentire i cittadini orgogliosi protagonisti di uno sforzo epocale, di quelli che cambiano la storia di una nazione.

Fare come in Cina?

Il Covid-19 ha attaccato duramente e quasi contemporaneamente la Cina e l’Italia, due paesi diversissimi fra loro, quasi come se volesse mettere alla prova in parallelo la capacità di risposta di un regime totalitario e di una democrazia parlamentare.
E poiché la risposta cinese sembra essere stata molto efficace, con una nettissima riduzione dei casi di contagio in tempi relativamente brevi, molti nel nostro Paese stanno guardando alla Cina come ad un modello da imitare dal punto di vista della gestione del rapporto fra istituzioni e cittadini. La paura del contagio fa insomma riemergere una vecchia e sempre presente tendenza degli italiani ad affidarsi ad un “uomo forte”, qualcuno che li guidi e li protegga. E i comportamenti incivili e irresponsabili di molti nostri concittadini sembrano dar loro ragione.
Se nei prossimi giorni la lotta contro il virus non dovesse dare risultati concreti e il contagio dovesse cominciare a mietere vittime anche al Sud c’è il rischio che, guardando all’esperienza cinese come modello, molti saranno disponibili ad accettare oggi lo scambio che già veniva proposto negli Anni Settanta per fermare i terroristi delle Brigate Rosse e dei Nar: “Un po’ meno libertà in cambio di un po’ più di sicurezza”.

La salute, bene comune

Uno scambio illusorio e pericoloso, ma poiché quando si ha paura si è disposti ad accettare qualunque cosa, al modello autoritario cinese dobbiamo contrapporre qualcosa di altrettanto efficace e convincente. E ce l’abbiamo, è il modello dell’amministrazione condivisa dei beni comuni, fondato sull’assunzione di responsabilità dei cittadini nei confronti dei beni comuni e sperimentato negli ultimi anni in oltre 200 città con migliaia di patti di collaborazione per la cura dei beni comuni.
In questi giorni tutti, istituzioni, politici, media chiedono agli italiani di essere responsabili, accettando sacrifici alle proprie abitudini di vita per fermare la diffusione esponenziale del contagio.
Andrebbe invece rovesciata l’impostazione. Non tanto una richiesta di fare sacrifici, quanto piuttosto la proposta di essere protagonisti, insieme con le istituzioni, di un’alleanza per l’interesse generale, tutelando con i nostri comportamenti individuali quel fondamentale bene comune che è la salute. Bisognerebbe che qualcuno dicesse agli italiani: “Facciamo un patto. I medici e gli infermieri si prendono cura in ospedale della salute dei malati, voi vi prendete cura stando a casa della salute vostra e di quella degli altri e in questo modo, tutti insieme, ci prendiamo cura dell’Italia e mettiamo le basi per la Seconda Ricostruzione del Paese”.

La Seconda Ricostruzione comincia adesso

Se i cittadini, cioè tutti noi, siamo alleati delle istituzioni per risolvere insieme un “problema di sistema” prendendoci cura del bene comune salute, allora è possibile, anzi necessario dare a quello che tutti stiamo facendo una prospettiva che vada oltre il mero fatto fisico dello stare chiusi fra quattro mura.
C’è modo e modo di “stare a casa”… e infatti ovunque fioriscono iniziative di solidarietà di vicinato, di auto organizzazione, di modi inediti e intelligenti di usare il web, i social e il telelavoro, mettendo a frutto doti molto italiane come la fantasia, l’intelligenza e la capacità di innovazione.
Tutto questo è bellissimo, sia perché ci aiuta a resistere in questa fase di sospensione delle nostre abitudini di vita, che non sappiamo per quanto durerà (ma sicuramente non sarà per poco….), sia anche perché è in questi giorni di forzata clausura casalinga che possiamo mettere le basi per la Seconda Ricostruzione.

Immagine di copertina: “Micro as Macro” di Stefania Taverna

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