Un contributo rilevante all’individuazione di strategie e strumenti che consentano una maggiore partecipazione di vari attori può certamente essere ritrovato nella teoria dell’Amministrazione condivisa. L’Amministrazione condivisa si fonda sulla collaborazione tra amministrazione e cittadini, e «sull’ipotesi che […] esistano i presupposti per impostare il rapporto fra amministrazione e cittadini in modo tale che questi ultimi escano dal ruolo passivo di amministrati per diventare co-amministratori, soggetti attivi che, integrando le risorse di cui sono portatori con quelle di cui è dotata l’amministrazione, si assumono una parte di responsabilità nel risolvere problemi di interesse generale». L’articolo 118 ultimo comma della Costituzione riconosce e legittima i cittadini come alleati delle istituzioni nel perseguimento dell’interesse generale. L’amministrazione condivisa si realizza attraverso l’approvazione da parte dei comuni dei Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni il cui cuore sono i Patti di collaborazione, atti amministrativi che danno concretezza al principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione.
Cittadini attivi, che non si limitano ad essere dei fruitori o prestatori di manodopera e idee nei confronti dell’ente pubblico ma diventano parte attiva di un progetto, ossia co-producono le regole che disciplinano la loro collaborazione per la cura dei beni comuni.
Considerare la scuola come un Bene comune significa sviluppare un sistema educativo democratico che, per definizione, possa essere partecipato e inclusivo, presupposto per qualsiasi forma di vita in comune. Numerose sono le esperienze che vanno nella direzione di un’Amministrazione condivisa e che hanno portato scuola, genitori, enti del Terzo settore e altri soggetti a incontrarsi per definire il proprio progetto di sviluppo.
Richiesta al primo cittadino . . .La tutela della destinazione pubblica di un bene demaniale . . .
Buongiorno Egregio Primo Cittadino,
In qualità di portavoce del Comitato spontaneo Trazzera Marina – Via Cordovena, a fronte di unanime richiesta di notizie da parte dei firmatari delle petizioni in vs possesso, sono qui per l’ennesima volta ha richiederLe notizie in merito.
Il comitato spontaneo “Trazzera Marina – Via Cordovena” è portatore d’interessi diffusi. Ha lo scopo di dare voce ai singoli tramite il gruppo, proporre soluzioni a disagi e problemi che ostacolano lo sviluppo sociale-economico-armonico e sostenibile.
Nello specifico persegue l’obiettivo ottenere il risanamento, la riqualificazione e la pubblica fruibilità dell’area demaniale conosciuta come “ex-Samps” nel cuore del centro urbano di Capo d’Orlando.
Le petizioni del comitato spontaneo a suo tempo inoltrate all’amministrazione attuale e precedente ad oggi sono senza risposta, una buona Amministrazione dovrebbe prendere posizione, sottolineando la primarietà dell’interesse pubblico volto a garantire incolumità-decoro- fruizione collettiva dell’area litorale, sulla quale il rudere insiste con una brutta veduta per la collettività Orlandina e ospitalità turistica.
Le richiediamo la Valorizzazione paesaggistica, salvaguardia dell’habitat alla sostenibile pubblica fruizione dello spazio occupato senza titolo.
Rimaniamo in attesa di un suo benevolo cenno in merito.
Cordiali Saluti
Carlo LIBRIZZI
Portavoce Comitato Spontaneo
Trazzera Marina – Via Cordovena
– tel. mobile 347-4629179 e-mail : comitato@trazzeramarina.it
cerchiamo un Fundraising…
Cos’è?
Lavorare nella raccolta fondi significa svolgere una professione creativa e multitasking oggi sempre più richiesta dalla società.
Una professione nuova e difficile perchè richiede competenze in marketing, statistica, economia, ma anche un estro creativo e artistico, oltre che una grande determinazione.
Fare raccolta fondi significa lavorare per una causa che ci appassiona, in cui crediamo e migliorare le cose grazie al piccolo contributo di tante persone.
Non c’è dubbio che il lavoro del fundraiser porti numerose soddisfazioni personali se fatto bene e con gli strumenti giusti.
” Ma cosa fa un fundraiser . . . ? “
La domanda sorge spontanea.
Si usa spesso questa parola nel gergo comune per indicare il dialogatore o l’organizzatore di eventi di beneficenza.
In realtà il fundraiser è anche questo, ma non solo.
È soprattutto un professionista che sa comunicare e agire, perchè le parole sono pensieri che diventano azioni, azioni dirette a costruire qualcosa di utile, azioni dirette ad aiutare gli altri, e per questo IMPORTANTI.
Indipendenti per scelta, da sempre.
Il progetto nasce dall’idea di affrontare problemi reali con iniziative attive ed atteggiamento positivo e proattivo.
Una città “inedita” e “dinamica”. . .
Una città inedita e dinamica. Inedita, perché gli spazi in gioco sono spesso interstiziali o di margine, anche se non mancano nel testo riflessioni sul contributo che simili pratiche potrebbero apportare alla riattivazione di importanti patrimoni pubblici – come quelli demaniali, ad esempio. Dinamica, perché, nonostante le difficoltà dei mercati immobiliari e la paralisi delle politiche pubbliche urbane e territoriali, si assiste alla produzione di nuovo spazio collettivo – nella forma di community gardens e piazze attrezzate al posto di aree parcheggio e lotti abbandonati, oppure centri culturali, luoghi aggregativi e co-working in fabbriche dismesse ecc. – ad integrazione ed estensione dello spazio pubblico più tradizionalmente progettato, e per azione di alleanze inaspettate, dove ritroviamo, a livelli diversi, Terzo settore, gruppi informali, privato Osservare la città a partire dalle pratiche di cura, riuso e rigenerazione del tessuto urbano, ci permette di riscoprire il carattere delle popolazioni urbane e l’uso tattico dello spazio quale campo di conflitto e collaborazione, di resistenza e istituzionalizzazione, di negoziazione di significati condivisi e co-produzione di nuove categorie di senso. Ma anche di osservare che, sebbene in modo non sempre esplicito – anche nei contributi teorici del testo –, si sta facendo sempre più strada la categoria dei “Beni comuni” come terza categoria di spazio e potente lente interpretativa del contemporaneo, soprattutto quando applicata a quelle esperienze di produzione di città, che nascono dall’uso e dall’interazione diretta delle comunità locali con lo spazio urbano.
Questa lettura delle città ci sembra particolarmente rilevante oggi, quando, in un presente pandemico in cui dominano incertezza e iper complessità, ci è richiesto di trovare delle soluzioni inedite a problemi emergenti, anche rinegoziando le regole dello stare insieme e di conseguenza il progetto di uso delle dotazioni urbane – si pensi, ad esempio, al dibattito sulla possibilità di estendere lo spazio della scuola anche fuori dalle mura degli istituti, per includere cortili, palestre, musei ecc. A questo si aggiunge la necessità di considerare come imprescindibili competenze, risorse ed energie diffuse e disperse tra la società responsabile: nella città agìta, delineata attraverso i 22 casi studio alla fine del testo, così come nelle chiavi interpretative fornite dai saggi teorici raccolti, emergono con vigore istanze di una democrazia che può essere definita “contributiva”, per cui diventa sempre più urgente adeguare strumenti normativi e operativi che facilitino, legittimino e canalizzino in modo strategico, gli interventi diretti operati dalla cittadinanza attiva per il Bene comune.
E allora, ripartire dalla “città agìta” può diventare l’occasione per stimolare le politiche urbanistiche non solo a riconsiderare lo spazio urbano in modo evolutivo e non fisso, ma anche a riformare la propria azione nella direzione del comune, sottraendosi progressivamente alle logiche speculative e privatistiche degli operatori finanziari, che ci consegnano di fatto città per pochi e tutte uguali – tra centri commerciali, residenze di lusso, edifici per uffici ecc. profit, attore pubblico.
il politicio fà la differenza . . .
Un fattore più degli altri, però, sarà decisivo per colmare il gap infrastrutturale dei territori italiani: la responsabilità e l’autorevolezza del politico, che deve avere la capacità di investire culturalmente sulle opere, imparando a comunicare ai territori il valore strategico delle infrastrutture. Se non si riuscirà nella delicata operazione di disinnescare questa esasperata conflittualità che da quasi trenta anni caratterizza in tutti i territori italiani il rapporto tra la conservazione dell’ambiente e la realizzazione di nuovi investimenti (TAV e TAP sono solo gli esempi più eclatanti), l’Italia rischia di vanificare l’ultima grande buona occasione che viene dall’Europa, perché una parte delle risorse del Recovery Plan sarà destinata proprio all’ammodernamento delle infrastrutture.
Troppe volte abbiamo assistito ad opere ritenute strategiche dal MISE che sui territori si sono scontrate con l’opposizione di comitati o movimenti sostenuti dagli amministratori locali, determinando contenziosi, ritardi e tensioni che oggi non possono più essere ammessi (si veda il 5G).
La globalizzazione post Covid-19 promuoverà le filiere industriali di prossimità solo se saranno in grado di maturare e favorire servizi efficienti. E le infrastrutture, anche nella nuova logistica integrata che avrà nel Mediterraneo come ha ricordato anche di recente il presidente Mattarella uno snodo essenziale nei traffici commerciali marittimi, sono il principale strumento di sviluppo e crescita.
il caso finlandese può insegnare come dare forma a un’eccellenza e quale filosofia è bene adottare
Il nostro intento è la diffusione di idee che possano offrire uno spunto di analisi sulla realtà contingente, favorendo un approccio critico rispetto alla narrazione dominante e consentendo così a queste riflessioni di incidere sulla coscienza collettiva elevandola verso un modello di maggiore equità e consapevolezza.
Siamo tra gli ultimi in Europa, mentre Paesi con un potenziale di investimento simile al nostro, come Francia e Inghilterra, spendono quasi il doppio.
Non è solo una questione di denaro, dato che le scarse risorse destinate al comparto scolastico vengono spesso usate male, ma è l’intero sistema che va ripensato. Bisogna guardare agli esempi virtuosi degli altri Paesi europei. Secondo il report Education at a glance del 2018, l’Italia ha solo l’1% dei docenti sotto i 30 anni e ben il 58% sopra i 50. Tra i Paesi europei con le percentuali migliori troviamo la Finlandia, che vede il proprio corpo docente composto per il 7% da insegnanti under 30 e per il 57% tra i 30 e i 50 anni.
È un dato esplicativo di come il sistema scolastico finlandese sia diverso in maniera radicale dal nostro, non solo dal punto di vista anagrafico, ma anche nell’organizzazione. Le statistiche di Global Partnership for Education dimostrano che nel 2019 la Finlandia è lo Stato occidentale con il miglior sistema scolastico al mondo, battendo di poco Canada, Australia e Germania. Un risultato che non si ottiene solo massimizzando l’efficienza, ma soprattutto rivoluzionando la filosofia alla base dell’apprendimento. La riforma scolastica finlandese risale all’inizio degli anni Settanta e fu decisa per fare fronte al basso livello di istruzione in cui, fino ad allora, versava la Nazione. Dal 1972 al 1977 una serie di modifiche ha profondamente modificato l’intero sistema, a dimostrazione di come è possibile attuare un progressivo mutamento senza che questo venga percepito in maniera traumatica.
Una volta entrati a scuola, si viene integrati in un sistema che evita la competizione e si basa sulla cooperazione. Non esistono le canoniche classi su base prettamente anagrafica, come le intendiamo noi. Al contrario gli alunni sono divisi per interessi e livello di apprendimento, evitando in questo modo il livellamento verso il basso tipico delle nostre sezioni. Allo studente finlandese viene insegnato che non esiste il concetto di fallimento, ma che l’apprendimento è prima di tutto la possibilità di esprimere al meglio le proprie capacità. Per questo i voti non sono dati secondo una scala predefinita di valori, ma si calibrano a seconda delle capacità dello studente, variando a seconda dei casi. In questo modo si giudica la volontà di miglioramento e l’impegno profuso e non sono premiati i più bravi in senso assoluto, ma gli studenti assidui e volenterosi.
Lo studente ha diritto a ogni tipo di agevolazione, dalla mensa gratis alle visite mediche, una delle quali è obbligatoria almeno una volta l’anno, in modo da monitorarne il benessere fisico. Le attrezzature all’avanguardia, le aule completamente digitalizzate, e il tablet in dotazione a ogni studente permettono di utilizzare quotidianamente la tecnologia nel processo di apprendimento. In questo viene data grande importanza allo sviluppo delle capacità autonome e al senso di responsabilità che deve dimostrare l’alunno nell’approcciarsi agli strumenti messi a disposizione.
Lo Stato controlla in maniera intelligente il settore pubblico ponendo un freno alla privatizzazione: gli istituti paritari hanno l’autorizzazione a sviluppare percorsi propri solo se collaborano con le scuole statali e ne mantengono programma e impostazione di base. In questo modo le scuole private risultano più un’integrazione del percorso pubblico, perché si concentrano su aspetti specifici, quale l’apprendimento di materie extracurriculari, come quelle artistiche o manuali.
In Finlandia l’integrazione fra scuola e welfare statale crea un circolo virtuoso che si traduce nel miglioramento dell’intero Paese. La scuola finlandese prepara cittadini più consapevoli e futuri lavoratori in grado di collocarsi positivamente sul mercato. Credere che si possa migliorare il settore scolastico disinteressandosi delle criticità degli altri settori è un’utopia. Occorre un programma a lungo termine e una lungimiranza che la politica italiana non sembra più avere. Eppure, guardare agli esempi virtuosi non è un esercizio sterile: il caso finlandese può insegnare come dare forma a un’eccellenza e quale filosofia è bene adottare. Forse, iniziando a lavorare su un cambiamento di mentalità e chiedendo alla politica una riforma strutturale, che interessi anche i settori sinergici a scuola e università, si potrebbe pensare di ridurre il gap tra noi e i modelli a cui aspiriamo.
Fonte: The Vision
per apprendere dall’esperienza . . .
Carissimi lettori,
il Comitato spontaneo Trazzera Marina Promotore Sociale vorrebbe con tutti coloro che sentono il desiderio di avviare un percorso di ricerca e riflessione sulle esperienze personali e organizzative vissute in un momento di forte emergenza e urgenza, ad interloquire con gruppi ed associazioni che hanno a cuore il benessere del territorio Nebroideo e Capo d’Orlando.
Da questo percorso di ricerca esperenziale di confronto e scambio, pensiamo che si possa estrapolare è creare opportunità di riflessione e dibattito nelle proprie organizzazioni. Ma anche uno stimolo a non voltare immediatamente pagina, a non ritornare in modo meccanico alla “normalità” della vita prima Covid 19 oppure ! anche peggio ! . . .
Oggi più che mai è importante potersi soffermare, sostare ancora un po’ su quanto accaduto. Vale la pena non disperdere gli apprendimenti sviluppati durante l’emergenza/urgenza Covid-19 per cogliere suggerimenti, spunti, indicazioni interessanti per il futuro nostro e delle organizzazioni.
SCOPO DEL SISTEMA COMITATO SPONTANEO . . .
IL Sistema Comitato Spontaneo Trazzera Marina dovrà essere animato da cittadini e da gruppi di associazioni che operano nel territorio Nebroideo.
Abbiamo fatto e facciamo:
volontariato di promozione sociale, nato nell’Ottobre 2008 in una giornata funestata da uno dei soliti temporali che negli ultimi anni flagellano la nostra terra. Dopo una nottata di maltempo, attore unico lo scirocco, che nella zona Trazzera Marina via Cordovena si fa protagonista dello scoperchiamento di una vecchia e vetusta copertura di amianto, spargendo ovunque polvere e pezzi del pericoloso minerale. E’ superfluo stare qui a dire che proprio l’amianto è uno dei responsabili certi dell’insorgere di malattie che non lasciano scampo a chi ne viene colpito. Soggetto attivo in questo pericoloso evento è il capannone della ex Samps sul lungomare Andrea Doria angolo via Cordovena, da oltre 60 anni sinonimo e simbolo del degrado e della classificazione della zona sottintesa come “periferia”.
Preoccupati per l’assoluta indifferenza all’evento è sdegnati dal panorama offerto dall’area, che sembra essere uscita da un bombardamento, ci facciamo promotori di una campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme fra gli abitanti limitrofi. Insieme a tutti i concittadini che hanno aderito all’iniziativa abbiamo formato un comitato spontaneo per portare avanti l’idea che la salute è un bene comune da salvaguardare, ed il decoro urbano è l’ambiente sono qualcosa che permette alle persone di vivere in un mondo più bello.
Promuoviamo : Il senso civico e il rispetto dell’altro, la cultura in tutte le sue forme e manifestazioni, sia essa architettura, arte visiva o letteratura o scienza; valorizzare e far conoscere il patrimonio naturale, etnico, archeologico locale, le tradizioni artigianali e le personalità eminenti del passato; contribuire a creare lo sviluppo di un turismo diversificato e destagionato nel rispetto dell’ambiente e delle comunità locali.
L’obiettivo ambizioso che ci si propone è quello di innescare un meccanismo di interesse tale da portare alla ripresa della tutela e conservazione dei beni di tutto il territorio, (archeologici, architettonici e paesaggistico-ambientali), ma anche di sviluppare quella vocazione turistica come unica strada percorribile per il risanamento dal degrado economico-sociale in cui versa il territorio, auspicando lo sviluppo di un imprenditoria turistica, che crei una rete di servizi sempre più completa ed efficiente che soddisfi la domanda di un turismo allargato dalla comune passione per il mare, per tutto quello che vi galleggia e per tutto quello che ci sta dentro. Nostro principale obiettivo è condividere la fruizione del mare in tutte le sue sfaccettature: la navigazione, gli sport acquatici , le immersioni, la fotografia subacquea, la tutela dell’ambiente marino costiero, la regia di eventi perchè siano veri momenti di democratico confronto.
PROPOSTE
Proponiamo di agire a livello locale sia con iniziative di carattere solidale, sia con interventi di assistenza qualificata in favore di enti pubblici e privati in molteplici settori, quali per citarne alcuni la promozione di iniziative formative e ricreative in favore dei giovani, specie di quelli più disagiati, la tutela e lo sviluppo sostenibile del territorio, la promozione del turismo locale, la diffusione della cultura della legalità e del senso civico.
Finalità principale lo sviluppo di pratiche di innovazione sociale, sviluppo tecnologico e informatico nel territorio Nebroideo, dall’avvio del Comitato abbiamo realizzato corsi di progettazione Europea ed instaurato rapporti di partenariato con Portogallo e Polonia - partner - l’Associazione Paese Parallelo.
Il gruppo di Coordinamento
Il comitato Spontaneo è coordinato da un gruppo dall’Assemblea composto da 5 membri, (ivi compreso il Portavoce) Il gruppo di coordinamento compie gli atti di ordinaria amministrazione, compie gli atti di straordinaria amministrazioni impartiti dall’Assemblea.
Il Progetto
Cosa è Sistema Sistema Comitato Spontaneo Trazzera Marina ?
Sistema comitato dovrà essere composto da diverse associazioni e cittadini dei Nebrodi.
L’obiettivo che ci poniamo è la creazione di un Sistema cooperassociativo che abbia come motore:
•Creare Innovazione Sociale;
•Creare posti lavoro con meritocrazia;
•Sviluppare l’identità territoriale dei Nebrodi;
•Promuovere il territorio – turismo balneare – agrituristico – escursionistico etc.
L’iniziativa prevede la creazione di un sistema composto dalle associazioni che operano sul territorio e vogliono collaborare per raggiungere risultati comuni. Non è richiesto alle associazioni o ai partecipanti individuali alcun tipo di finanziamento, al contrario, vogliamo insieme creare introiti utili a tutto il sistema per realizzare progetti comuni e favorire chi vuole finalmente fare, mettendo a disposizione di tutti il nostro tempo e sapere.
Dobbiamo occuparci della progettazione e dello sviluppo di progetti di comunicazione integrata, sviluppo progetti in ambito Europeo e Nazionale – SISTEMA COMITATO SPONTANEO è promotore del progetto di partenariati Europei ed è partner tecnico di tutte le iniziative da fare.
Cosa Stiamo Facendo
Promozione sociale per Costruire delle linee guida per il Sistema, crediamo infatti che per creare una realtà in grado di procedere spedita nel fare, sia necessario stabilire alcune regole e metodi che ci permettano di garantire l’operato di chi all’interno di Sistema Comitato Spontaneo Trazzera Marina fa realmente.
• Dobbiamo per prima cosa applicare il Metodo sociocratico come strumento per fare le nostre scelte :
•Abbiamo instaurato la partnership con l’Associazione Paese Parallelo in relazione all’iscrizione Albo Europeo per presentazione progetti in ambito Europeo acquisita anno 2015 tramite dott.ssa Roberta Librizzi fiduciaria responsabile del progetto di partenariato europeo relativi contatti .
Ci battiamo affinché l’area demaniale ex Samps vada gestita dal Comune per dare decoro e fruibilità ai cittadini di Capo d’Orlando. Abbiamo per questo effettuato un’altra petizione con raccolta di ben 567 firme per la ulteriore richiesta di bonifica ambientale, come solito sollecitando tutti gli enti preposti costantemente dal 2018 tramite e-mail e pec.
Abbiamo partecipato per ben due volte alla petizione con la raccolta di 250 firme per la richiesta della riapertura del vecchio passaggio a livello di Via Cordovena o alternativa di un sottopasso. Più volte si è cercato di aprire un dialogo con le autorità competenti al fine di essere presi in considerazione e di esporre il nostro parere sul disagio provocato dalla chiusura dello storico passaggio a livello, sollecitando tutti gli enti preposti costantemente tramite e-mail e pec.
•Dobbiamo censire tutti i luoghi d’interesse e le identità del territorio, avviando la raccolta d’informazioni partecipata.
Per il perseguimento degli scopi, è imprescindibile instaurare rapporti di collaborazione o partenariato con gli Enti pubblici o privati preposti alla tutela dei superiori interessi, istaurando delle partnership e scambiandoci il bagaglio di risorse umane e competenza di cui disponiamo.
Il sistema non ha finalità politiche e/o elettorali – infatti è dal 2008 che cerchiamo di sensibilizzare quante più persone possibili per partire alla grande.
Indipendenti per scelta, da sempre.
Il progetto nasce dall’idea di affrontare problemi reali con iniziative attive ed atteggiamento positivo e proattivo.
lavoriamo per riaprire . . . l’officina del nonno . . .
Il progetto può nascere dall’incontro di artigiani e imprenditori che si occupano dello sviluppo di prodotti nell’ambito delle tecnologie, Progetto che vuole dedicare uno spazio per ricercatori, ragazzi e imprese dove poter fare prototipazione, formazione e officina.
Il Progetto l’officina del nonno vuole entusiasticamente supportare la realizzazione, intuendo subito il potenziale beneficio per start-up e grandi imprese sempre in cerca di soluzioni flessibili ed economiche per fare R&D.
Prendiamo spunto dal concetto dei Fabrication Laboratory del Mit di Boston, dei laboratori creativi, che aveva esportato a sua volta da Reggio Emilia con i laboratori di Reggio Children. «ci piace l’idea di riportare il progetto in sicilia uno stile siciliano, legato alla manifattura, alla falegnameria e alla relazione». A differenza di altri fablab, sponsorizzati dal settore pubblico l’officina del nonno deve essere 100% privato. Al suo interno creare un’officina attrezzata, dove trovano spazio postazioni di design e programmazione digitale, stampanti e laser scanner 3D, officina elettronica e robotica, falegnameria, macchine piegatrici digitali e per il taglio laser.
Lo spazio si rivolge a startup, che iniziano a capire come sfruttare quest’officina sotto il loro ufficio, a grandi imprese che cercano soluzioni R&D economiche e flessibili e ad artisti 3D, architetti, hobbisti, curiosi e giovani inventori.
Spesso realizzare un prototipo da testare prima di metterlo sul mercato può costare anche centinaia di migliaia di euro. Ci si deve affidare ad artigiani specializzati, spesso più di uno, per realizzare ad hoc pezzi su misura per il proprio prototipo. Grazie a tutte le macchine di nuova generazione presenti nell’officina del nonno questi costi possono essere notevolmente ridotti.
Coinvolgere nel progetto scuole e università per organizzare workshop tematici al loro interno per formare i ragazzi a questo nuovo tipo di artigianato.
«Un ragazzo di sedici anni ha creato un pianoforte con Arduino e altri diciassettenni lo stanno aiutando a brevettare la sua idea che ha iniziato a sviluppare nella cantina di casa.
C’è spazio per l’ideazione creativa, lo spazio di relazione inventiva, lo scambio di esperienze. Il sogno creativo può riguardare la custodia innovativa per l’iPhone e la lampada LED, o un componente per la prossima generazione di impianti ad energie rinnovabili, magari un ricambio fuori produzione per la lavatrice o un circuito per sistemi robotici.
Nuovi spazi sociali tra riqualificazione e condivisione ! . . .
Il potenziale trasformativo dell’azione diretta degli abitanti, e in particolare delle comunità, nel ridisegnare lo spazio urbano, le sue funzioni, gli usi e i valori, ma anche nel ridefinire alcune geometrie di potere, tra attori forti e deboli della trasformazione urbana è in atto.
Dalle scelte ed interessi emerge una cittadina inedita e dinamica. Inedita, perché gli spazi in gioco sono spesso interstiziali o di margine, anche se mancano nelle nostre richieste riflessioni sul contributo che simili pratiche potrebbero apportare alla riattivazione di importanti patrimoni pubblici – come quelli demaniali, ad esempio. Dinamica, perché, nonostante le difficoltà dei mercati immobiliari e la paralisi delle politiche pubbliche urbane e territoriali, si assiste alla produzione di nuovo spazio collettivo – nella forma di community gardens e piazze attrezzate al posto di aree parcheggio e lotti abbandonati, ad integrazione ed estensione dello spazio pubblico più tradizionalmente progettato.
Osservare il territorio a partire dalle pratiche di cura, riuso e rigenerazione del tessuto urbano, ci permette di riscoprire il carattere delle popolazioni urbane e l’uso tattico dello spazio quale campo di conflitto e collaborazione, di resistenza e istituzionalizzazione, di negoziazione di significati condivisi e co-produzione di nuove categorie di senso. Ma anche di osservare che, sebbene in modo non sempre esplicito si sta facendo sempre più strada la categoria dei “Beni comuni” come terza categoria di spazio e potente lente interpretativa del contemporaneo, soprattutto quando applicata a quelle esperienze che nascono dall’uso e dall’interazione diretta delle comunità locali con lo spazio urbano.
Questa lettura del territorio ci sembra particolarmente rilevante oggi, quando, in un presente pandemico in cui dominano incertezza e ipercomplessità, ci è richiesto di trovare delle soluzioni inedite a problemi emergenti, anche rinegoziando le regole dello stare insieme e di conseguenza il progetto di uso delle dotazioni urbane – si pensi, ad esempio, al dibattito sulla possibilità di estendere lo spazio della scuola anche fuori dalle mura degli istituti, per includere cortili, palestre, musei ecc. A questo si aggiunge la necessità di considerare come imprescindibili competenze, risorse ed energie diffuse e disperse tra la società responsabile.
Ripartire dal cittadino può diventare l’occasione per stimolare le politiche urbanistiche non solo a riconsiderare lo spazio urbano in modo evolutivo e non fisso, ma anche a riformare la propria azione nella direzione del comune, sottraendosi progressivamente alle logiche speculative e privatistiche degli operatori finanziari, che ci consegnano di fatto città per pochi e tutte uguali – tra centri commerciali, residenze condominiali, edifici per uffici ecc.