aspettiamo sempre un garibaldi ! . . .

Storie da scoprire Il Gattopardo (1958), di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Nel maggio 1860, il generale Garibaldi sbarca a Marsala, in Sicilia. La borghesia faccendiera dell’isola è in fermento, sentendo come imminente un cambio non solo di potere politico, ma anche economico e sociale. Il principe don Fabrizio Salina (il cui stemma mostra la figura del gattopardo che dà il titolo al romanzo) osserva con ironia e distacco quanto sta avvenendo: pur non amando i cambiamenti, non fa nulla per mantenere il vecchio ordine sociale, ma attende senza reagire la rovina della propria famiglia e della propria classe. Il nipote Tancredi, invece, un giovane lucido e spregiudicato, non esita a schierarsi con i nuovi dominatori, nella convinzione che tocchi ancora una volta all’aristocrazia governare il cambiamento. Alle accuse dello zio, che lo rimprovera di essersi messo dalla parte di «mafiosi e imbroglioni», Tancredi risponde con una celebre frase «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Tancredi, per farsi strada, sposa la figlia di un ricco borghese disonesto e ignorante, Calogero Sedara. Con questo matrimonio, il giovane riesce in parte a salvaguardare la sua posizione economica e sociale. Don Fabrizio, dal canto suo, non intende mischiarsi con la volgarità e il cinismo dei nuovi ricchi e rifiuta l’offerta di collaborazione che il governo sabaudo gli offre nominandolo senatore. Suggerisce al suo posto il nome di Calogero Sedara. Di fatto egli attende soltanto la morte e il suo casato non gli sopravviverà a lungo.

Fonte : Questo file è un’estensione online del corso N. Perego, E. Ghislanzoni Parole in viaggio – Narrativa. Copyright © 2011 Zanichelli editore [6781]

leggi :http://online.scuola.zanichelli.it/paroleinviaggio/files/2011/09/parole_in_viaggio_narrativa_la_storia_03.pdf

Siamo alla continua ricerca di formatori innovatori facilitatori “No Profit” Orientati alla ricerca di opportunità di lavoro, di stage e di tirocini formativi, oltre alla mediazione tra domanda e offerta proveniente dal mondo occupazionale e a percorsi di formazione dedicati all’avvio dell’attività imprenditoriale. Ci rivolgiamo a giovani e adulti in cerca di occupazione è importante avere uno sguardo anche sulle sfide internazionali, il vissuto attuale mette in evidenza le differenze tra le criticità del nostro territorio e quelle aldilà dei confini nazionali .

Puntare a creare la ‘filiera educativa’ nell’aiutare le peculiarità delle aziende territoriali a conduzione – o con una forte impronta – familiare, il rapporto di ‘genitorialità’ che spesso s’instaura tra l’imprenditore e la sua impresa, per instradarle ad un passaggio o una gestione più ‘adulta’ che guardi fuori dai confini territoriali in grado di accompagnare l’innovazione organizzativa per accogliere e mantenere nuove risorse.

Da soli non ci si salva !!     

Puntare sul singolo sull’imposizione non fa parte dell’attuale epoca - creare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività – cultura – meritocrazia – consapevolezza – partecipazione attiva – futuro. 

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.               

              accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.

Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

l’ingratitudine tutta italiana ! . . .

La gratitudine aiuta il cuore e rallenta l’invecchiamento.

Ma allora perché è molto più coltivato il suo contrario, l’ingratitudine?

come affrontare l'ingratitudine

Quanto questa parola sia attuale per decifrare il malumore, la rabbia, la sfiducia, l’aggressività, che stiamo accumulando sul piano delle relazioni personali e dei comportamenti collettivi. Mai come in questo momento, per esempio, ci sentiamo distanti dalle istituzioni, non ne riconosciamo più la funzione (eppure ci hanno dato tanto e ci garantiscono ancora di più in termini di futuro), e vi scarichiamo contro tutte le nostre frustrazioni. Quali? Innanzitutto l’indignazione per chi dovrebbe guidare, governare, fare funzionare, le istituzioni nell’interesse generale della collettività e non secondo i propri personali e talvolta famelici obiettivi. È come se si fosse spenta qualsiasi luce di passione e interesse al bene comune, qualsiasi spinta vitale all’esercizio della generosità che resta un ingrediente essenziale anche nella vita pubblica e non solo nella dimensione privata.

L’ingratitudine è un male antico, genetico, e nessuno di noi se ne può dichiarare immune. Tutti, prima o poi, spesso, provochiamo il dolore, la sofferenza, e lo sconcerto di chi si aspettava di ricevere almeno un «grazie» ed invece si è sentito calpestato dalla nostra ingratitudine. Diceva Confucio, con grande saggezza: «Non fare del bene, se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine». Dunque con il sentimento dell’irriconoscenza, che può marciare parallela al rancore e all’invidia, ognuno di noi deve fare i conti. A partire dal fatto che l’ingratitudine è una perdita di memoria, ed anche questo ci spiega bene l’attuale situazione: facciamo fatica, soffocati come siamo dal presente, a coltivare una buona memoria, a preservare le radici lunghe nel rapporto con il tempo. E diventiamo molto più esposti al rischio della spietatezza, dello smarrimento di un cuore e di un sentimento, che si coniugano all’ingratitudine.

La gratitudine migliora il ritmo cardiaco e riesce anche a normalizzarlo quando non è regolare come dovrebbe. Aumenta gli ormoni utili a rallentare il nostro invecchiamento, e in questo senso è perfino utile per tenere allenate e in forma le nostre facoltà cognitive. Rafforza il nostro sistema immunitario, e in quanto tale è una forma di preziosa prevenzione. 

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

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Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

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il nostro impegno per . . .

Il nostro impegno, l’orientamento a produrre dei benefici per la comunità di riferimento e siamo chiamati a mettere in campo processi sempre più credibili. Il modello italiano è sempre stato profondamente caratterizzato dal soggettivismo, insieme al soggettivismo si sono affermati tanti differenti processi di “ricomposizione etica” basati sul riconoscimento e la legittimazione di esigenze di tipo soggettivo: dall’abusivismo di necessità, al lavoro irregolare, posti riservati, elusione fiscale regole del codice civile e della costituzione etc.

Il soggettivismo italiano funziona molto bene, alimentato da un tacito scambio tra le famiglie e imprese da un lato, e lo Stato e altri soggetti  dall’altro. Le prime hanno operato e sono cresciute in un orizzonte caratterizzato da un sostanziale benestare della mano pubblica. Quest’ultima era rassicurata da un sistema che cresceva senza la necessità di un progetto esplicito: bastava garantire ampie possibilità di accesso e la conseguente proliferazione soggettuale.

Il primato della “cultura del soggetto”, che ha mostrato i primi sintomi di erosione con l’ingresso nell’euro, con la crisi economica partita nel 2008 è entrato decisamente in sofferenza. Molte piccole imprese scarsamente competitive sono scomparse; il binomio soggettività-crescita ha smesso di funzionare. Sì è verificato un allargamento delle disuguaglianze sociali con una caduta dei redditi più bassi. Il consumo interno si è arrestato. Oggi sono in pochi a pensare che quel meccanismo di inclusione e di accumulazione delle risorse possa ripartire con la stessa forza del passato. Ci si interroga piuttosto sulle opportunità connesse ad un eventuale passaggio da uno schema tutto centrato sul soggetto ad uno intrinsecamente diverso, costruito invece sulla dimensione relazionale e su una nuova dimensione comunitaria.

Sicuramente qualcosa sta avvenendo nel mondo. La modernità tende ad escludere il soggettivismo, la coscienza individuale, e premia la capacità  di vivere ed interpretare le reti, le connessioni. Ma anche l’ambiente urbano – anch’esso archetipo di modernità – presenta alcuni fattori di cambiamento e nuove opportunità di riqualificazione anche ambientale.

Il superamento della attuale povertà dello spazio collettivo, ad esempio, così come la rigenerazione di luoghi ad elevata densità funzionale vengono sempre più riconosciuti come le sfide per i prossimi anni. Il soggettivismo si era affermato come primato dell’individuo liberato dai vincoli del comunitarismo. Esorcizzati definitivamente questi vincoli, la comunità può nuovamente recuperare energia e dispiegare i suoi effetti traumaturgici su una società da un lato avvilita e impaurita dall’altro alla ricerca di nuove soluzioni.

Certamente, a differenza del soggettivismo, questi processi richiedono un accompagnamento da parte della politica e delle istituzioni. Occorre, in particolare, rimettere le relazioni al centro. In passato si progettavano le piazze per far stare la gente assieme, oggi occorre pensare a luoghi, spazi, e funzioni dove si possa ricreare spirito comunitario e generare nuovo valore (sociale ed economico).

Nel perseguire questo obiettivo abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione sulle “pratiche” rispetto ad una dimensione teorica e lontana dall’esperienza. In tal senso, l’approccio che abbiamo deciso di privilegiare è quello di alimentare la “cultura dell’impatto sociale” mettendo in campo strumenti operativi pratico di  “Conoscenza”.

Siamo assolutamente coscienti di alcuni limiti presenti nel fare gruppo,  per questo motivo, il presente tentativo, rappresenta un primo passo, da considerare aperto a future integrazioni e va inteso come presentazione del perimetro nel quale il Comitato spontaneo Trazzera Marina si vuole muovere, considerando la complessità e a volte l’ambiguità del linguaggio metodologico e valutativo.

Le istituzionali odierne, a loro volta, sono alle prese con delle radicali trasformazioni dei modelli di intervento, che non possono in alcun modo prescindere dalla misurazione dell’impatto. E’ opportuno rilevare che questo percorso non è privo di contraddizioni, a partire dalla sfida di un lessico nuovo, che interseca, al medesimo tempo, profit e non profit. Rispetto a queste tendenze, riteniamo, come organizzazione promotrice sociale ed etica, contribuire a stimolare la riflessione sulla valutazione o meno di educare ad educare per una scelta migliore dell’attuale.

Fare parte di in un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività – cultura – meritocrazia – consapevolezza – partecipazione attiva – futuro. 

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democrazia digitale. attenzione ! . . .

L’intervento di Davide Casaleggio sulla democrazia digitale pubblicato dal Washington Post ha coinciso con lo scandalo del furto dei dati di 50 milioni di utenti di Facebook da parte di Cambridge Analytica (finalizzato al loro utilizzo nelle presidenziali americane). Sicuramente si tratta di due usi diversi dello stesso strumento eppure c’è un’oggettiva convergenza su alcuni punti. La formazione dell’opinione attraverso internet di per sé tende a semplificare e spinge verso un’estremizzazione delle posizioni e delle convinzioni. Salta il passaggio del confronto diretto, mette da parte le procedure, elimina le gerarchie e appiattisce le competenze. Su internet, infatti, conta la frequenza dei contatti. Un incompetente dotato degli strumenti appropriati è in grado di attirare l’attenzione e orientare l’opinione di chi lo segue senza dover rispondere a nessuno, senza contraddittorio, senza verifiche. In questo modo la formazione di un’opinione è unidirezionale e punta direttamente ad un sì o ad un no. Determinante è quindi la funzione di organizzazione e di gestione degli snodi della rete. Se si parla di informazione e di partecipazione è facile instradarla in canali predeterminati da chi controlla i dati. Per questo è così importante, nel caso del M5S, il ruolo della piattaforma informatica gestita dall’associazione Rousseau. Lo ricorda lo stesso Casaleggio nella sua lettera al Washington Post, non chiarendo, ovviamente, che questa è nel suo pieno controllo e non risponde ad altri che a lui stesso.

Parlare di democrazia digitale ignorando questi aspetti inquietanti non è corretto. Internet è uno strumento, ma anche con le migliori intenzioni è difficile garantire la massima trasparenza ed affidabilità di ciò che viene immesso in rete e di come viene gestito. È uno strumento di comunicazione di una potenza sconosciuta nelle epoche passate, ma anche di una pericolosità estrema perché permette la creazione di una realtà virtuale che rivolgendosi all’osservatore isolato davanti allo schermo è in grado di manipolare le menti. Non è forse questa l’epoca dell’intervento russo in una campagna presidenziale americana a sostegno di Trump attraverso la costruzione di notizie false e la loro diffusione a milioni di americani?

Il metodo ormai è collaudato. Lo descrive un rappresentante di Cambridge Analytica ad un giornalista che si è finto suo possibile cliente: “Non bisogna mai condurre una campagna politica sui fatti, ma sulle emozioni e le paure”. “Bisogna analizzare gli utenti per comprendere le loro paure inespresse e bombardarli su quelle per evocarle e portarle alla coscienza”. Non sembra che parli della nostra recente campagna elettorale?

Tornando al M5S, è vero che questo movimento è cresciuto grazie alla rete, ma è vero anche che si è fatto forte di una comunicazione che ha esasperato l’emotività degli italiani. Esempi il “vaffa day” e l’aggressività verbale di Grillo nei confronti di quelli che venivano additati nei suoi interventi pubblici e nei sui scritti sul blog come nemici da condannare innanzitutto per indegnità morale. Ma la possibilità di urlare non è democrazia. Infatti, ai militanti 5 stelle è stato consentito di sfogarsi in rete, ma nel rigoroso rispetto delle scelte strategiche che venivano assunte da un vertice ristretto e autoreferenziale.

Il M5S rivendica con orgoglio e arroganza il superamento della vecchia forma partito. Non a caso Davide Casaleggio afferma nel suo scritto che “La nostra esperienza è la prova di come la Rete abbia reso obsoleti e diseconomici i partiti e più in generale i precedenti modelli organizzativi. (…) La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, ha dato una nuova centralità del cittadino nella società. Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune sono destinate a scomparire. La democrazia rappresentativa, quella per delega, sta perdendo via via significato. E ciò è possibile grazie alla Rete”.

Affermazioni azzardate se messe a confronto con l’esperienza di questi anni fatta dal M5S. In realtà in questa si sono scorte labili tracce di democrazia in generale con il limite invalicabile del duo Grillo – Casaleggio. Probabilmente gli italiani erano più interessati a riconoscersi in qualcuno che esprimesse al massimo livello la loro rabbia e la loro protesta piuttosto che a partecipare in maniera democratica alla costruzione di un’organizzazione politica.

La democrazia digitale presentata come fa Davide Casaleggio più che a un vero sviluppo della democrazia fa pensare al tentativo di conquista del potere da parte di una élite diversa da quelle precedenti. Si prova a dare uno sbocco alle tensioni sociali ed esistenziali di una società in crisi economica e di leadership e intimorita dalla globalizzazione indirizzandole contro la “vecchia” politica e le “vecchie” istituzioni presentate come inefficienti, lontane dal popolo e corrotte. Il problema è che così formulata la democrazia digitale fa un po’ paura perché somiglia molto ad un nuovo tipo di autoritarismo fondato sul controllo della rete

Fonte : Claudio Lombardi www.civicolab.it

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Competenze in crisi . . . organizziamoci ! . . .

La selezione del personale lavorativo in genere si basa esclusivamente sulla visione del CV dei candidati. Oggi tutto sta invece cambiando, la crescente importanza delle competenze trasversali rende questa metodologia poco fruttuosa, circoscrivibile forse alla ricerca di competenze tecniche molto particolari, ma anche in questo caso deve essere combinata con altre metodologie.

Competenze come l’empatia, la leadership, il processo decisionale, la comunicazione, la persuasione e l’adattabilità sono tutte estremamente importanti sul posto di lavoro, ma difficili da far emergere su carta. Si tratta inoltre di capacità espresse secondo un’autovalutazione e quindi fuorvianti.

Sono le attività del settore manifatturiero a manifestare la maggiore propensione verso l’inserimento di nuove risorse, seguite da quelle che operano nella finanza, nel ramo energia, nelle assicurazioni, nel comparto gas e acqua, nell’immobiliare e nei servizi commerciali.

Dal punto di vista delle competenze maggiormente richieste dalle aziende, l’indagine sottolinea come la priorità per le aziende debba essere quella di definire una strategia finalizzata ad attrarre e preparare i talenti lavorando in sinergia con le istituzioni tutte, in modo tale da ottenere professionalità adeguate.

E’ determinante attivare iniziative per evitare che la crisi di competenze diventi irrecuperabile e metta alle strette le aziende, costrette a ricercare le risorse qualificate in ottica sempre più “last minute”.

La comunicazione è la chiave che ci permette di entrare in sintonia.

Discutendo di diversi argomenti, anche non lavorativi, i canali di comunicazione tra manager e dipendenti vengono automaticamente ampliati, con un maggiore senso di sicurezza per entrambi.

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

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contro l’omologazione che fa male . . .

Difficoltà che riscontrano nel mondo della famiglia e della scuola che hanno responsabilità educative sui comportamenti ed indirizzi sociali.

Docenti malmenati, ore di lezioni faticose, durante le quali gli adolescenti sembrano spesso annoiati, risultati di apprendimento che vedono il nostro paese fanalino di coda nelle classifiche internazionali di settore. Ci troviamo in un passaggio epocale che mette in discussione la scuola, la descolarizzazione e forme sempre più diffuse di atteggiamenti poco consoni del rispetto di regole scolastiche da parte dei genitori degli allievi nei riguardi dei docenti e dirigenti sempre più diffusa, sembrerebbe  l’ora di poter mettere un punto ed iniziare tutti da capo, per poter insomma fare veramente scuola, di poter generare apprendimento rispettando le regole ed il galateo sia nell’ambiante scolastico che familiare. Forse alcune difficoltà di cui tanto si dibatte potrebbero essere superate discutendo civilmente rimettendo a centro l’esser umano, valorizzando le sue singolarità e rifuggendo dalla standardizzazione dalle tele novelle e media vari.

La formazione attuale si basa su due parametri :

- standardizzazione – conformità -

la standardizzazione applica i parametri per valutare tutti, indipendentemente dalle attitudini e inclinazioni di ciascuno.

la conformità è l’opposto della diversità definisce una seria di non abilità sulla base di quanto prestabilito.

L’uomo è caratterizzato dalla diversità, questo è il percorso su cui dobbiamo investire in formazione, valorizzando talenti passioni e merito.

Ovviamente si tratta di un’operazione complessa sul sistema, articolata su diversi step che hanno a che fare con l’organizzazione della scuola e delle famiglie, gestione delle risorse professionali ed altro ancora, che non può prescindere dalla capacità di generare apprendimento. Docenti capaci di personalizzare la pratica didattica, intellettuale cultore della disciplina appassionato è capace di introdurre domande di senso che sono all’origine di ogni disciplina di studio. La figura del docente non deve somigliante ad una professione spesso umiliata dall’opinione pubblica e resa simile ad un impiegato statale. Un insegnante deve essere uomo di cultura un cultore della sua disciplina non deve evadere gli interrogativi che gli studenti gli pongono sul senso e sulla finalità delle diverse discipline di studio. I genitori degli alunni devono accompagnare ed appoggiare gli insegnanti nel compito formativo, solo una collaborazione consapevole del valore e della disciplina impartita sa restituire il senso, all’interno di un dialogo continuo in cui tutti imparano è sono in grado di selezionare le conoscenze, non procedere per accumulo, ma valirizzare le esperienze e le domande. La formazione non può prescindere dalle domande. La domanda è infatti espressione, rilevazione di attenzione azione, di un ascendente che vuole essere protagonista nella vita. La domanda non è mai banale, non fa perdere tempo, è sempre possibile ricondurla al contesto in cui viene fatta serve a valutare, è rivelatrice della predisposizione di chi la fa. Il tempo dell’apprendimento non coincide con il tempo dell’orologio, gli esseri umani siamo diversi e quindi generano conoscenza con modalità e tempi diversi. La velocità è utile esclusivamente per meccanizzare procedure e risolvere test, ma la scuola non può esaurirsi in queste prestazioni, le sue mete devono essere più ambiziose. Imporre gli stessi tempi genera in alcuni casi ansia, in altri noia, non rispettando i talenti e le caratteristiche di nessuno. L’insegnante i dirigenti i genitori sono chiamati a lavorare in team. E’ necessario condividere le metodologie, priorità, scelte per poter indirizzare verso una formazione adeguata e che sia in grado di valorizzare i talenti e le inclinazioni di ciascuno.

L’insegnate dovrebbe lavorare in team, non è attuabile al giorno d’oggi l’idea d’insegnare relazionandosi in modo esclusivo con se stessi. E’ necessario condividere con colleghi metodologie, priorità scelte per poter indirizzare verso un apprendimento interdisciplinare e che sia in grado di valorizzare i talenti e le inclinazioni di ciascuno. Le informazioni ed i contenuti nell’era moderna si moltiplicano e sembrano equivalenti tra loro, la conoscenza nasce quando si comincia a selezionare ciò che è significativo, rilevante, che corrisponde al vero e lo si connette con quanto già conosciuto in una dinamica di sintesi continua e mai compiuta. rimettere al centro la personalizzazione ed il team, ridare dignità alla professione insegnante e non c’è buona scuola senza buoni insegnati. La riforma della scuola non può che partire da qui.

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

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Avvoltoi ! . . .

Dottor Giordano, Lei è autore del libro Avvoltoi. L’Italia muore loro si arricchiscono. Acqua, rifiuti, trasporti. Un disastro che ci svuota le tasche. Ecco chi ci guadagna edito da Mondadori: chi sono gli Avvoltoi?
Avvoltoi. L'Italia muore loro si arricchiscono. Acqua, rifiuti, trasporti. Un disastro che ci svuota le tasche, Mario Giordano
Sono quelli che prosperano sulla decomposizione dello Stato. Sono quelli che si riempiono la pancia sui cadaveri dei nostri servizi. Sono quelli che si avventano sul nostro Paese moribondo e se lo fagocitano. Li si riconosce facilmente: sono quelli che diventano ricchi dove tutti gli altri stanno diventando più poveri. Fateci caso: in questi ultimi anni i prezzi dei servizi sono aumentati a dismisura. È una tassazione nascosta, un balzello continuo, un salasso mai considerato dalle statistiche nazionali sulla pressione fiscale. Dicono: le tasse non sono aumentate. Sì, forse. Però le tariffe dell’acqua sono aumentate dell’89 per cento negli ultimi 6 anni, quelle dei trasporti del 70 per cento negli ultimi 13 anni, quelle di alcune autostrade anche del 200 per cento in 14 anni. Paghiamo sempre di più e i servizi, in compenso, diventano sempre peggiori. Dove finiscono questi quattrini? Magari a finanziare l’autoconsulenza d’oro del boss dei trasporti? O la casa in montagna del ras dei rifiuti? O le serate al Twiga (e i film porno) del manager dei treni? O le buonuscite milionarie dei signorotti dell’acqua?
Ci sono troppe persone che si arricchiscono alle spalle dei servizi che non funzionano. Ed è per questo, fra l’altro, che i servizi continuano a non funzionare. Perché a troppe persone conviene che vada avanti così.

Quali sono le sono le vere ragioni dei nostri disagi quotidiani?
La maggior parte di ciò che tocca da vicino la nostra vita quotidiana (salute, benessere, soldi, spostamenti, ecc.) è finito nelle mani degli Avvoltoi. Questa è la colpa più grave di una politica incapace, questa è la colpa storica degli inetti e dei corrotti del Palazzo: aver lasciato campo libero a chi ci sta spolpando. Per colpa di quella politica malata, lo Stato si è pericolosamente avvicinato al trapasso. Vacilla, barcolla, esala gli ultimi respiri. E attorno a questo corpaccione malato, ormai a un passo dal diventare cadavere, si sono levati in volo gli Avvoltoi, che non vedono l’ora di divorarselo tutto. Anzi, hanno già cominciato. Pezzo dopo pezzo, boccone dopo boccone, scandalo dopo scandalo.

Capitolo autostrade: ogni anno ci costano 5 miliardi di euro. A beneficio di chi?
Purtroppo le autostrade ci costano assai di più. 5 miliardi è soltanto il regalo che abbiamo fatto all’Autobrennero…
La gestione dei rifiuti rappresenta un’altra importante occasione di spreco di denaro pubblico.
Lo sapete quanto rischia chi traffica in rifiuti? Al massimo 6 anni di carcere. Lo sapete quanto rende trafficare in rifiuti? Molto più che trafficare in cocaina. Ormai anche più che trafficare in immigrati. E soprattutto, come ci spiegherà in questo capitolo un operatore del settore per nulla pentito, è un business che non ha fine: «L’immigrazione, prima o poi, si fermerà. La monnezza si produce per sempre». In effetti: la monnezza si produce per sempre, permette affari pazzeschi e se vieni beccato con le mani nel compost illegale non rischi più di tanto. E allora perché non approfittarne? Si è molto parlato di ecomafie, di casalesi, camorra e criminalità organizzata. Tutto vero. Ma il business della spazzatura non è più Cosa loro. Ormai dilaga. Al Nord, al Centro, al Sud, prende molte strade, s’intrufola nei nostri condomini, ci prosciuga le tasche, ci rovina i terreni sotto casa, s’è messo la grisaglia della finanza, il vestito buono dell’imprenditore, soffia dentro le società quotate in Borsa, produce montagne di quattrini, signorotti locali e nuovi rampanti che riempiono i loro forzieri di denaro e le nostre strade di veleni. Basta annusare un po’ l’aria per capire che qui sotto c’è qualcosa che puzza.

Parliamo dei trasporti pubblici.
Si sono buttati sopra al treno. Proprio così. Non sotto, come forse sarebbe stato meglio. Non dentro, come sono costretti a fare milioni di pendolari ogni giorno in condizioni a volte disumane. No: proprio sopra. Si sono buttati sopra ai treni, sopra agli autobus, sopra ai tram. Si sono buttati sopra le carcasse del trasporto pubblico e se le sono divorate da veri Avvoltoi. È successo un po’ dappertutto, su e giù per l’Italia. Si è discusso tanto di Atac negli ultimi mesi (ne parleremo anche qui, cercando di capire, carte in mano, perché si è arrivati a quella situazione). Ci si è indignati per l’incidente alle porte di Milano. Ma il problema, purtroppo, non è solo a Roma o in Lombardia: dall’Umbria alla Puglia, passando per Torino, Napoli, Bari, ovunque spuntano vagoni d’oro, bus fantasma, treni comprati a caro prezzo e fermi da anni, soldi buttati, soldi intascati, tangenti, operazioni illegali, strane compravendite, manager arricchiti, denari distribuiti a pioggia e utilizzati per tutto, tranne che per migliorare il servizio. Risultato? Le tariffe continuano ad aumentare, i costi pure (lo sapete che come contribuenti paghiamo 6000 euro al minuto per il trasporto pubblico?). Ma questi quattrini non servono per far funzionare come si deve treni, tram e autobus. E allora, vi chiederete, dove finiscono? Ecco, se leggerete questo capitolo lo scoprirete. Magari sono serviti a pagare auto di lusso e film porno a qualche Avvoltoio…

Di chi sono le responsabilità di questo stato di cose?
Penso di aver risposto: la colpa principale è della politica che ha lasciato campo libero agli Avvoltoi. Ma un po’ di responsabilità ce l’ha anche chi si rassegna a questo stato di cose e pensa: “tanto non cambia mai nulla”…


Lei sostiene che gli Avvoltoi di tutti i luoghi e di tutte le epoche hanno un unico grande alleato: l’oscurità. Portarli alla luce e guardarli in faccia significa già cominciare a sconfiggerli?
Non conosco altra via per tentare di cambiare le cose che farle venire fuori dall’oscurità. Smascherarle. Divulgarle. Farle sapere a tutti. Perché sono convinto che gli Avvoltoi di tutti i luoghi e di tutte le epoche abbiano un unico grande alleato: la nostra ignoranza. Sconfiggere lei significa cominciare a battere un po’ anche loro.

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Fare parte di in un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

Da soli non ci si salva !!  

  

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.

                 accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.

Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

 

 

conosci banca etica ?

Da sempre Banca Etica lavora per dare ai soldi il colore della sostenibilità economica, ambientale e sociale.

EVENTI IN PROGRAMMA

MARCIA DELLA PACE PERUGIASSISI
6/ 7 Ottobre  -  PerugiaBanca Etica partecipa e sostiene la marcia della Pace. Puoi prenotare un posto sull’autobus:
da Torino o Milano scrivendo a ahoch@bancaetica.com
oppure in partenza dalla Campania scrivendo a dfreda@bancaetica.com

2° BANDO DI CROWDFUNDING

Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni.  Sostenere un’idea rendendola un progetto concreto realizzabile.

APERTO IL BANDO “IMPATTO+” PER L’AGRICOLTURA SOCIALE
Invia il tuo progetto entro il 14 ottobre se sarai selezionato potrai partecipare alla campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso Network  Banca Etica e ottenere un contributo da Etica SGR fino al Etica SGR fino al 25% del valore del progetto.

EQUITY CROWDFUNDING

SENTIERI ACCESSIBILI - una App per rendere il turismo in montagnapiù facilmente accessibile anche per chi ha un handicap.

DOSSIER VALORI – IL REDDITO DI CITTADINAZA

Mentre in Italia si aspetta di verificare la “grande promessa” del governo legastellato, altri Stati, sperimentano (o preannunciano) formule universali di reddito.
Per finanziare i progetti si scovano idee nuove: come pesanti tasse su chi inquina. Eppure lo strumento cela dubbi: e se alla fine fosse solo un mezzo per abbattere il welfare a favore del sistema finanziario?

caleidoscopio

E’ tempo per noi di coinvolgere nuove energie e nuove persone. Salvaguardando i valori e l’autonomia della finanza etica. Basta che ognuno di noi, clienti e soci di Banca Etica, si impegni a mantenere un importo di capitale sociale pari almeno al 6 per centodei risparmi che deposita. Ovviamente, facendo di più, l’aiuto (e la convenienza) sarà maggiore.

Oggi si fa con pochi click, da casa o con lo smartphone: non perdete questa rara occasione di dare colore, un bel colore, ai vostri soldi!

di Alessandro Messina – direttore generale di Banca Etica

Fonte : https://www.bancaetica.it/blog/colore-dei-soldi-le-nostre-scelte?utm_source=Banca+Etica+Newsletter&utm_campaign=8443882dda-EMAIL_CAMPAIGN_2018_02_25_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_41025b42ef-8443882dda-38483833

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Fare parte di in un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

Da soli non ci si salva !!  

  

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Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

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Il potere della stupidità

Il (dis)senno di poi

Kali

fonte : Giancarlo Livraghi – febbraio 2009

Riempirebbe molte pagine un elenco, anche sommario, delle cose che sarebbe stato facile risolvere (o evitare) se qualcuno ci avesse badato prima – e che oggi ci si affanna a cercare di rimediare, spesso in modo sbagliato.

Di esempi è piena la storia – ma, come tanti hanno constatato, è raro che sia magistra vitae. Queste sono alcune citazioni fra le molte possibili (in ordine alfabetico, per evitare ogni gerarchia).

Gustave Flaubert: «La nostra ignoranza della storia ci induce alle falsità dei nostri giorni».

Friedrich Hegel: «Ciò che insegnano l’esperienza e la storia è che popoli e governi non hanno mai imparato dalla storia».

Aldous Huxley: «Che gli uomini non imparano molto dalle lezioni della storia è la più importante lezione della storia».

George Santayana: «Chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla».

George Bernard Shaw: «Impariamo dalla storia che non impariamo nulla dalla storia».

Eccetera. Il fatto è noto e ripetuto, nei secoli e nei millenni. Ma è ostinata la capacità umana di non ricordare e di non imparare dall’esperienza.

Nulla è mai esattamente uguale a ciò che possiamo imparare dalla storia di mille anni fa o da un episodio di ieri. Ma è sconcertante la capacità umana di ripetere gli stessi errori  o di perseverare in un percorso che molti, evidenti segnali rivelano sbagliato.

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Fare parte di in un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

Da soli non ci si salva !!  

  

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.

                 accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.

Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

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lo sapevi che ? . . .

  1. Three Warfares è un dinamico processo di combattimento tridimensionale, che costruisce la guerra con altri mezzi, cercando di influenzare e/o distruggere la capacità decisionale di un avversario, di creare dubbi, fomentare sentimenti anti-leadership, ingannare gli avversari e tentare di diminuire la volontà di combattere tra gli avversari. Impiega pressione diplomatica, voci, false narrazioni e molestie per esprimere dispiacere, affermare l’egemonia e trasmettere minacce. CHINESE GOVERNMENT ASSISTANCE TO AFRICAN MEDIA MAURITIUS 2006 Chinese assistance went toward construction of a building for MBC, the state broadcaster KENYA 2005 facility was established for China Radio International FM 91.1, which in February 2006 began broadcasting in English, Swahili and Chinese to Nairobi residents for 19 hours a day. Programs covered China’s economic, social and cultural development and played music from China and Africa GABON 2004 broadcasting station built
  2. 8. Three Warfares è un dinamico processo di combattimento tridimensionale, che costruisce la guerra con altri mezzi, cercando di influenzare e/o distruggere la capacità decisionale di un avversario, di creare dubbi, fomentare sentimenti anti-leadership, ingannare gli avversari e tentare di diminuire la volontà di combattere tra gli avversari. Impiega pressione diplomatica, voci, false narrazioni e molestie per esprimere dispiacere, affermare l’egemonia e trasmettere minacce. CHINESE GOVERNMENT ASSISTANCE TO AFRICAN MEDIA LESOTHO 2003, 2005 China provided $4.5 million in radio and TV equipment for expansion of the national network across the country GUINEA 2001 Agreements worth about $9.6 million were signed in 2001 to build a radio and TV network to be run by the state SUDAN 1997 $8 million for audio equipment ERITREA 1994 $3.6 million to build a radio station headquarters
  3. 9. THREE CHINESE’S WARFARE: HOW DISINFORMATION MANIPULATES PUBLIC OPINION
  4. 10. Three Warfares China’s three-dimensional dynamic process of “war by other means” in order to influence and undermine opponents’ decision making abilities, raise doubts and promote anti leadership sentiments, deceive opponents and reduce competitors’ willingness to fight.
  5. 11. THREE WARFARES STRATEGY AGAINST USA
  6. 12. DISCREDIT AND DESTROY YOUR OPPONENTS
  7. 13. CHINESE PENETRATION STRATEGY IN EUROPE: 16+1 FRAMEWORK AND ECONOMIC RELATIONS
  8. 14. INFRASTRUCTURAL DEVELOPMENT AND DEVELOPMENT SUPPORT: RISING PERCEPTION OF CHINESE PRESENCE IN AFRICA
  9. 15. THE CASE OF ANGOLA In 10 years, rates of poverty fell from 63% to 38% 330.000 new job openings
    1. 10. Three Warfares China’s three-dimensional dynamic process of “war by other means” in order to influence and undermine opponents’ decision making abilities, raise doubts and promote anti leadership sentiments, deceive opponents and reduce competitors’ willingness to fight.
    2. 11. THREE WARFARES STRATEGY AGAINST USA
    3. 12. DISCREDIT AND DESTROY YOUR OPPONENTS
    4. 13. CHINESE PENETRATION STRATEGY IN EUROPE: 16+1 FRAMEWORK AND ECONOMIC RELATIONS
    5. 14. INFRASTRUCTURAL DEVELOPMENT AND DEVELOPMENT SUPPORT: RISING PERCEPTION OF CHINESE PRESENCE IN AFRICA
    6. 15. THE CASE OF ANGOLA In 10 years, rates of poverty fell from 63% to 38% 330.000 new job openings

Fonte : Stefano Maria CIANCIOTTA pubblicato su https://www.slideshare.net/28settembre/the-chineses-means-of-communication-and-its-influence-in-africa

Dobbiamo individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

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Da soli non ci si salva !!  

  

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.

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