Critica costruttiva

La critica costruttiva è un abilità complessa che comprende assertività, empatia, comunicazione, ascolto, gestione delle emozioni, motivazione.

E’ un abilità di comunicazione, necessaria sia in campo relazionale che lavorativo, espressione della nostra capacità di esprimere i propri pensieri ed idee, di identificare ed esprimere le proprie sensazioni, di definire e rispettare i limiti nostri ed altrui, di comunicare ed ascoltare in modo aperto, diretto ed onesto.

Saper criticare costruttivamente è una espressione di intelligenza emozionale, concetto espresso per la prima volta da Daniel Goleman come un “modo particolarmente efficace di trattare se stessi e gli altri“, la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo “evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare.”

Il ruolo di manager, insegnanti, genitori implica dover valutare ed/o intervenire sugli errori commessi da altri ed anche saper evidenziare ed esprimere i meriti o gli aspetti positivi.

Molti di noi non sanno come farlo, si sentono a disagio e evitano il confronto, fino a quando la situazione degenera ed esplode.

All’opposto ci sono persone che comunicano essenzialmente attraverso una critica costante e comprensiva di tutti e tutto.

Poche persone sanno criticare senza essere aggressivi o offensivi, pochi sanno ascoltare un commento su loro stessi senza sentirsi feriti ed colpiti nella propria autostima.

Si colpevolizzano o colpevolizzano l’altro in un circolo senza vincitori.

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I migliori comunicatori sono gli imprenditori ed i giovani, dobbiamo lavorare anche su noi stessi vincendo ritrosie e soggezioni, sforzandoci di comunicare tutto il positivo che c’è nei Nebrodi .

Le nuove generazioni che affiancano gli imprenditori saranno senz’altro un’opportunità in questo senso, certamente più sensibili al tema, e forse più preparate.

Vi sono poi altri temi, a nostro avviso altrettanto importanti, ma che si riferiscono più al ruolo sociale che l’imprenditore, e quindi ciascuno di noi, svolge all’interno della società. Faccio qualche esempio.

Il tema degli asili nido aziendali, che rappresentano un utile strumento per favorire l’occupazione femminile ma che, per la loro natura di servizio pubblico, non devono gravare ulteriormente ed in modo esclusivo sui bilanci delle famiglie.

O ancora il tema dell’immigrazione e, più in particolare, degli aspetti legati alla formazione e all’integrazione della forza lavoro straniera nelle nostre aziende e nella nostra società.

 

Istruiti non indottrinati al sistema . . . . . . .

L‘istruzione ad oggi esiste allo scopo di programmare, indottrinare o inculcare un convincimento collettivo, in una realtà che ben si addica alla struttura del potere.
Si tratta di subordinazione, di mentalità del… ‘non posso’, e del ‘non puoi’, perché è questo ciò che il sistema vuole che ciascuno esprima nel corso nel proprio viaggio.

Ciò che noi chiamiamo ‘istruzione’ non apre la mente: la soffoca. Così come disse Albert Einstein, “l’unica cosa che interferisce con il mio apprendimento, è la mia istruzione.” Egli disse anche che “l’istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto quanto si è imparato a scuola”.

Perché i genitori sono orgogliosi nel vedere che i loro figli ricevono degli ‘attestati di profitto per aver detto al sistema esattamente quanto esso vuole sentirsi dire? Non  diciamo che le persone non debbano perseguire la conoscenza ma – se qui stiamo parlando di libertà e democrazia – dovremmo poterlo fare alle nostre condizioni, non a quelle del sistema.

C’è anche da riflettere sul fatto che i politici, i funzionari del governo e ancora giornalisti, scienziati, dottori, avvocati, giudici, industriali e altre figure che amministrano o governano il sistema, invariabilmente sono passati attraverso la stessa macchina creatrice di menti (per l’indottrinamento), cioè le nostre l’università. Triste a dirsi. Molto spesso si crede che l’intelligenza e il passare degli esami siano la stessa cosa.

Abbattiamo il muro, e varchiamo il confine interiore!

Si rende molto più facile ai ragazzi l’accettazione del volere degli insegnanti (personificazione del sistema), piuttosto che il mettere in discussione l’autorità ed i concetti in cui essi dicono di credere. Ricompensa uno e punisci l’altro. “Fa come ti dico e credi a ciò che ti racconto…” viene instillato fin dalla più tenera età, in quell’indottrinamento che chiamiamo ‘scuola’, ‘istituto superiore’ e ‘università’.

Gli esami rappresentano il sistema che richiede di sentirsi dire ciò che ti hanno detto che devi pensare. Sono la prova che conferma se un download sia andato o meno a buon fine. E’ questo che sono gli esami. Così i bambini indipendenti, che rifiutano il download, vengono considerati una influenza distruttiva etc…….

Avete notato che – mentre possono esserci disaccordi su come si insegna ai ragazzi – raramente vi sono discussioni su cosa viene loro insegnato? Questo perché la Matrice ha una tale presa sulla realtà umana che il cosa venga insegnato è accettato pressoché universalmente. In verità, se le scuole introducessero corsi sulla spiritualità in relazione all’Unità di tutto e all’illusione della forma, i genitori controllati dal Programma protesterebbero furiosamente contro questa offesa alla loro fede cristiana islamica, ebraica, ecc. Ai bambini perciò non solo viene somministrato del veleno per bocca, ma anche attraverso la mente.

Le scuole sono per lo più zone proibite alla spontaneità e al libero pensiero perché sono consumate dalle regole inculcate. Questa è una perfetta preparazione al mondo degli adulti, il quale è strutturato nello stesso modo. L’unica differenza è che gli insegnanti per adulti si chiamano agenti di polizia, funzionari statali, ispettori del fisco, più tutti gli altri cloni – per la maggior parte ignari – al servizio della Sistema.

Il muro interiore che siamo chiamati ad abbattere, permettendoci di vedere nell’altro un amico, anche quando i pensieri espressi appaiano molto diversi. La mente, con le sue abitudini, ci può incatenare per un’intera vita in una dolce servitù invisibile, fatta di distrazioni, false verità e piaceri superficiali, creati ad arte da chi ci controlla bruciando così la nostra esistenza.

GuardiamoCi in faccia ed affrontiamo queste problematiche !!!!

 

Aggregazione innanzitutto

A sostegno dell’auspicata politica di investimento sulla rete dei servizi alla Persona, nella fatti specie sulla rete Centri di aggregazione giovanile: significano traiettorie e metodo che nascono dal lavoro, dagli investimenti e dai pensieri di un gruppo di progetto, promosso dal Settore sviluppo delle professionalità – in partnership con il  Territorio -  Centri di Aggregazione Giovanile - Comitati - Associazioni della provincia.

Nel rispetto della missione e del Servizio svolto, il Gruppo di progetto dovrà  lavorare, sul tema della formazione in servizio: dalla rilevazione dei bisogni formativi, al monitoraggio dei cambiamenti in atto, ad una lettura delle ricadute formative e occupazionali nell’area dei servizi per adolescenti e giovani.

In questa realtà l’aggregazione rappresenta una delle esperienze più significative nell’ambito delle politiche territoriali rivolto alle nuove generazioni di cittadini.

Questi servizi vengono oggi sollecitati a riformulare la loro presenza sul territorio nell’ambito delle politiche di welfare, in un sistema più ampio di Servizi alla persona, a fronte di notevoli trasformazioni intervenute nell’universo degli adolescenti e del rapporto con gli adulti di riferimento.

Volendo giocare appieno questa sfida, in anni cruciali per le politiche sociali, per la programmazione locale, per gli Ambiti territoriali, investiti della responsabilità di disegnare un nuovo modello di welfare community, siamo obbligati a scelte di percorsi di formazione e ricerca partecipata che devono coinvolgere a diverso titolo numerose figure ed attività lavorative nei territori di appartenenza e in ambito europeo.

Lo stile di lavoro richiede relazione e azione. Sono questi i fronti di continuo impegno, di elaborazioni e rielaborazioni delle équipe e dei singoli, di affinamento delle scelte e delle idee. La conoscenza entra in questo schema soprattutto come conoscenza del gruppo e dei singoli, conoscenza che si fonde nelle dinamiche psico-sociali è da queste alla fine prendere le categorie; l’idea alla base del percorso deve essere quella di puntare a spostare la frontiera della conoscenza, su quanto sta cambiando nei rapporti col proprio ambiente e sulle competenze richieste.

Il metodo non può che essere quello induttivo – codificare a partire dalle prassi – ma interrogandosi anche sui fondamenti, per essere pronti al confronto con le istituzioni, con il mutamento sociale, i nuovi saperi, le nuove culture; in tal senso il percorso formativo si traduce in laboratorio collettivo”, dove cercare di promuovere l’acquisizione di competenze atte a ricostruire e sviluppare un rapporto qualitativamente migliore col territorio, tenendo insieme il processo di riflessione e sistematizzazione teorica, con un lavoro di ricerca sviluppato insieme al territorio che partecipa ai Coordinamenti Territoriali.

Un lavoro impegnativo, per il quale ci si deve dedicare a titolo di volontariato e alla collaborazione delle competenze di sociologhi, i quali devono condividere le riflessioni del tavolo progettuale e condurre con l’esperienza formativa il gruppo attraverso l’offerta di momenti di sperimentazione ed interazione di metodi di produzione di conoscenza, tra cui “ricerca d’aula”, stimoli seminariali, indagine sul campo, discussione aperta e gruppi tematici di analisi e scrittura.

Queste riflessioni di quasi due anni di lavoro di ricerca, valorizzando un capitale di pratiche ed esperienze raccolte in quest’ambito, affinando l’analisi dei soggetti e delle istituzioni sui quali impatta  l’aggregazione, coi quali tessere relazioni, dalle quali attirare attenzioni e risorse, per risolve problemi.

 

 

 

aspetto dei falsi. . . . . . . arrampicatori…….

Non sta n’è in cielo n’è in terra questa fantasia, semplicemente ci sfugge qualcosa di sgradevole (che non è l’aspetto) e che non si riesce a cogliere.

Magari all’inizio non ci credevo ma effettivamente prendo atto che debba per forza essere così e quindi hanno pure l’atteggiamento di essere apparentemente gradevoli ma in realtà non lo sono.

Ci sono tipologie di persone che appaiono decenti per quelli dello stesso sesso ma non suscitano attrazione nel sesso opposto.

Se da una parte ci sono gli amici, quelli veri s’intende, a cui si può confidare di tutto (anche le cose più riservate) e chiedere un aiuto o anche un sostegno morale, dall’altra non ci sono i nemici, ma ancora peggio: i falsi amici, cioè quelli che dicono di essere delle persone oneste perbene ed affidabili ma che invece si dimostrano, col tempo, tutto il contrario. Ci si accorge di avere una falsa amicizia solo se si viene chiamati in causa quando si è abbandonati da tutti, quando si viene invitati solo perché si è persone di fiducia, o per fare da baby sitter o sfogatoio (o come badante di animali quando si parte per le vacanze) per poi essere liquidati nell’indifferenza totale.

Se vi trovate in questa situazione, oppure l’avete già passata e siete fieri di voi per essere riusciti ad accettare il distacco da un falso amico, allora queste frasi sugli amici falsi o sulla falsa amicizia si adatteranno perfettamente alla vostra condizione.

 

Come cambiano i giovani, Aiutiamoli/ci !!!!!……

Il documento intende offrirsi a diversi livelli di lettura. I contenuti degli argomenti trattati per sensibilizzare nei lettori l’interesse di focalizzare e partecipare per affrontarli praticamente. Al loro interno vogliamo consentire di cogliere negli argomenti affrontati le trasformazioni che osserviamo negli universi dei preadolescenti e adolescenti, così come in quello degli adulti di riferimento, i temi che più ci stanno a cuore e più ci preoccupano, da cui tirare fuori le proposte, le modalità che dovremmo mettere a punto per aiutare i più giovani nel cambiamento  ovvero le trasformazioni di norme e istituzioni a cui abbiamo assistito, su scala nazionale e locale, le tensioni e le contraddizioni che Ci legano all’immobilismo, e quale idea di intervento  riteniamo più opportuna e più efficace per dare le giuste opportunità di crescita ovvero una sintesi di come intendiamo l’adolescenza, di come interpretiamo una funzione di servizio ad essa, un affondo sulle parole chiave aggregazione e promozione, un’analisi del modello organizzativo interno ed esterno, assieme ad una ricca esemplificazione di come dovremmo sempre praticare e mettere in campo queste idee.

Il gruppo di lavoro

I servizi che immaginiamo in questo percorso di analisi e rielaborazione, dovranno essere partecipati da figure che curano l’associazionismo in generale nel territorio – volontariato locale etc., con l’intento di sostenere le responsabilità ed i doveri dei primi e le vocazioni dei secondi. Responsabilità e vocazioni alleatesi per perseguire la promozione e la realizzazione della rete dei servizi alle Persone – rete ridefinita e rifinanziata sull’intero territorio provinciale tramite aggregazione per l’adozione, in questo territorio provinciale, dei “Piani triennali di Zona”, ovvero dei piani regolatori dello Stato sociale.

Obiettivo della politica sociale

Nella Provincia sul suo territorio è quello di concorrere a garantire più giustizia; quindi di concorrere a promuovere uno sviluppo socio-economico-territoriale che riconosca ed abbia rispetto della meritocrazia per ogni Persona, che ricerchi e costruisca – a partire da chi non sa e può meno tutelarsi e realizzarsiconcrete opportunità di esercizio dei propri diritti.

Diventano obiettivi da porre cura  attraverso la rete dei servizi, alla persona, ricercandone il rafforzamento la meritocrazia e la qualificazione; partecipare alla ridefinizione ed alla realizzazione, di un’offerta stabile di lavoro e continuata da servizi e prestazioni, capace di assumere e farsi carico delle tante, pesanti, situazioni di disorganizzazione, metodo, ingiustizia ed esclusione.

Questi alcuni degli obiettivi

La formazione, unita al lavoro, meritocraziastudio e raccolta dati sulla rete dei servizi, nonché al lavoro sulle politiche sociali, assume un ruolo cruciale: di accompagnamento, riflessione e comprensione dei processi di trasformazione in atto e di sostegno tanto ai programmatori e decisori istituzionali (sindaci, assessori, consiglieri), quanto alle persone impegnate nell’associazionismo e nel volontariato locali, nonché ai professionisti ed operatori dell’area sociale e a rilevanza sanitaria, affinché possano efficacemente garantire i loro ruoli.

Noi  del Comitato Spontaneo Trazzera Marina crediamo e ci impegnamo per la realizzazione della rete servizi alla Persona, nella fatti specie sulla rete  ed aggregazione giovanile:  traiettorie  metodo e meritocrazia nascono dal lavoro, dagli investimenti e dai pensieri di un gruppo di progetto, promosso dal Settore sviluppo delle professionalità – in partnership  con il Territorio e con i Centri di Aggregazione Giovanile della - provincia - regione – Nazionale ed  Europea.

OCCUPARSI – SCEGLIERE – INFORMARSI – CONDIVIDERE

La crisi che oggi colpisce il nostro Paese non è solo politica ed economica ma anche morale. Per affrontarla e batterla è richiesto un cambiamento forte, a tutti, ed una revisione profonda nel modo di pensare ed essere, individuale e collettivo; insomma si impone una SCELTA che ci faccia riprendere la strada giusta nei diversi campi dell’impegno civile senza rinunciare alle idee ed ai valori nei quali crediamo che possono costituire la base di un vasto e condiviso progetto che sfidi la crisi dei tempi in un mondo globalizzato.

Uscire insieme dai problemi è la definizione.

Occuparsi della comunità, non richiede di dividersi e privilegiare ad ogni costo gli elementi di contrapposizione ideologica o programmatica. Atteggiamenti spesso creati ad arte e messi in campo per fini di parte a discapito dell’interesse collettivo.

La buona politica impone invece una grande capacità di mediazione e di sintesi alta affinché si evitino inutili e dannose diatribe.

INFORMARE sul merito dei problemi che abbiamo di fronte è una necessità fondamentale per ricercare, con la partecipazione consapevole dei cittadini, le giuste soluzioni largamente condivise.

L’avversario più insidioso di questo “ buon senso” è chi fonda il proprio successo sulla demagogia, sugli slogan, sul personalismo sfrenato, su quant’altro mette in ombra la natura stessa dei problemi, la loro soluzione possibile e con ciò la responsabilità di chi è chiamato a governare.

Ecco perché serve Formare una nuova generazione di donne ed uomini volenterosi che decidano d’impegnarsi seriamente per il bene del nostro Paese.


praticare certi atteggiamenti ?…….

Il millantatore è colui il quale fa mostra di merito che non possiede, esagerando il suo controllo del mondo di cui in realtà è privo (democraticamente).

Si distingue dall’ironico che, invece, è colui che nega e nasconde i titoli di merito di cui dispone attenuandoli. Tra questi due contrapposti estremi – l’ironico e il millantatore – si colloca la sincerità, che trova il suo opposto nella menzogna.

Tiranno è il termine attribuito a colui che dapprima raggiunge e poi esercita in maniera egemonica il potere attraverso il dispotismo, dando vita così ad una tirannide o ad una dittatura. Termini assimilabili o sinonimi di tiranno sono perciò despota e dittatore.

Il termine totalitarismo, termine per indicare “la dottrina o la prassi dello stato totalitario”, cioè di qualsiasi stato intenda ingerire nell’intera vita, anche privata, dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato, non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere della società stessa.

La democrazia significa “governo del popolo“, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall’insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione.

Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare e ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni e applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare e nella quale il rapporto tra la maggioranza e la minoranza è improntato alla reciproca tutela.

Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in un’unica concreta traduzione, ma può trovare e ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni e applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare e nella quale il rapporto tra la maggioranza e la minoranza è improntato alla reciproca tutela.

L’idea di democrazia si associa in genere ad una forma di Stato, la democrazia può riguardare qualsiasi comunità di persone (come ad esempio un comitato associazione) e il modo in cui vengono prese le decisioni al suo interno.

L’idea di democrazia si associa in genere ad una forma di Stato, la democrazia può riguardare qualsiasi comunità di persone (come ad esempio un comitatoassociazione) e il modo in cui vengono prese le decisioni al suo interno.

Quest’ultimo concetto di democrazia associativa partecipativa è il modello a cui miriamo noi del Comitato spontaneo Trazzera Marina.

Percorrere questo tragitto occorre sensibilizzare è coinvolgere - organizzare i cittadini con spirito di dedizione - volontà - sacrifici e partecipazione attiva familiare scolastica istituzionale corpo dirigenti e docenti.

Questo è l’obbiettivo a cui miriamo Sensibilizzazione - meritocrazia - partecipazione sociale - trasformazione generazionale per un futuro migliore del presente.

Per iniziare a percorrere questo tragitto  ATTIVATI  partecipa all’organizzazione Comitato Spontaneo Trazzera Marina.

blog.trazzeramarina.it                                        e-mail: comitato@trazzeramarina. it  

                                        mobile: 347-4629179

 

Essere predisposti al cambiamento !!!!!!!!! e via…via.. enunciando…..continuità…… etc…

  1. Si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organizzazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente ad un futuro assetto desiderato.

La parola cambiamento è spesso usata come sinonimo di transizione ma possiede un significato più generico, mentre la parola transizione proviene da un contesto più scientifico. In genetica per esempio la transizione è un tipo di mutazione mentre in fisica indica il passaggio di un sistema da uno stato ad un altro in politichese ???; entrambi questi contesti attribuiscono alla parola transizione un significato più preciso che richiama in modo appropriato la dinamica insita nel concetto di cambiare.

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Quando si parla di transizione si è più facilmente consapevoli della sfida connaturata alla necessità e/o alla volontà di trasformare una situazione esistente in una nuova e si è più consapevoli dell’importanza di definire lo stato della situazione corrente [dove siamo?], quello della situazione desiderata [dove vogliamo arrivare?] e il percorso più conveniente [come ci arriviamo?]. Perciò nell’utilizzo che se ne farà il termine transizione esprimerà una connotazione più attiva (che esprime maggiormente il punto di vista di chi la transizione la desidera e/o la guida), mentre il termine cambiamento esprimerà una connotazione più passiva (che esprime maggiormente il punto di vista di chi il cambiamento lo subisce).

La continuità è una funzione che, intuitivamente, fa corrispondere elementi arbitrariamente vicini del dominio elementi arbitrariamente vicini del codominio (anche se ci sono casi di funzioni continue “controintuitive”).

Esistono diverse definizioni di continuità, corrispondenti ai contesti in cui vengono utilizzate: la continuità di una funzione è uno dei concetti di base della topologia e dell’analisi matematica.

La continuità di una funzione può essere definita anche in modo locale: in questo caso si parla di continuità in un punto del dominio.

Una funzione che non è continua è detta discontinua, e i punti del dominio in cui non è continua sono detti punti di discontinuità Nel caso di una variabile reale, spesso la continuità è presentata come una proprietà: la funzione è continua se il suo grafico è formato da un’unica curva che non compia mai salti.

Sebbene questa nozione possa essere usata nei casi più semplici per distinguere funzioni continue da funzioni discontinue, non è formalmente corretta, e può portare ad ambiguità o errori.

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Una funzione si definisce continua nel punto del suo dominio se il suo limite è tendente a coincide con la valutazione della funzione Una funzione continua  è sempre integrabile è sono integrabili tutte le funzioni.

Continuità per successioni

Una funzione a valori reali è continua per successioni, per ogni successione  a valori nel dominio della funzione e convergente a, la successione converge a……….

Dare la colpa agli altri: l’origine di tanti mali

È innegabile che esiste una forte tendenza, soprattutto in Italia, a dare sempre la colpa agli altri, incolpando innocenti di colpe mai commesse e sollevandosi dall’obbligo di dover capire come stanno le cose e/o assumersi le proprie responsabilità. È uno strumento usato per diffondere odio e ignoranza, ed è l’origine, nonché il carburante, di tanti mali che affliggono la società. Dare la colpa agli altri è il fondamento di cose come complottismo, populismo, antipolitica, dittatura, razzismo, antisemitismo, nonché del malessere sociale.

Gli effetti sono devastanti, in quanto: innocenti si vedono accusati di colpe non proprie, si evita di risolvere problemi o di trovare la loro vera causa, si creano e si alimentano problemi immaginari, si indottrinano le masse con informazioni false, si diffonde odio e ignoranza, si invita implicitamente a comportamenti pericolosi, ecc.. Se la massa non è cosciente di come stanno le cose, è improbabile che prema per la risoluzione di determinati problemi o che sia essa stessa parte della soluzione.

Così, la colpa dei problemi è sempre della crisi economica, dei politici, delle banche, della Germania, dell’Europa, degli USA, degli ebrei, della massoneria, delle multinazionali, dei potenti del mondo, dei servizi segreti, dei vaccini, del mondo scientifico, delle agenzie spaziali, delle televisioni, dei giornali, ecc. finendo a dare la colpa dei problemi anche agli alieni, alle scie degli aerei, a chi stampa il denaro, a fantomatiche organizzazioni che controllano il mondo e così via.

In questo modo parte una gara per gettare odio sugli ignari bersagli, incolpati ingiustamente magari di colpe inesistenti, e si semplifica la realtà semplicemente dicendo è colpa di X senza dover invece dire che la colpa è di tanti fattori che interagiscono tra loro e pure della gente stessa.

In realtà questo meccanismo di dare la colpa agli altri non produce mai qualcosa di utile, sembra che gli unici frutti sicuri siano la diffusione di odio e di disinformazione, nonché il distogliere l’attenzione dai veri problemi e/o dalle loro vere soluzioni.

Il Comitato spontaneo Trazzera Marina nel suo piccolo ruolo vuole innescare un cambiamento sociale e naturale per riflettere e tende a diminuire queste abitudini sociali.

Tuttavia, ci siamo qualche volta seduti a riflettere su quale sia veramente questo nostro piccolo ruolo nella società?

Ridurre gli stimoli esterni

Abbiamo capito che lo stato “vegetativo” in cui versiamo, deriva da anni passati ad assimilare troppe informazioni  in modo passivo e dall’essere disabituati ad elaborarle autonomamente, formulando giudizi e non cercando soluzioni.

A mio modesto parere, non è strettamente necessario affidarsi alla meditazione per isolarsi dagli stimoli esterni, è sufficiente incominciare a ritagliarsi quotidianamente un po’ di tempo per se stessi, nel quale restare soli ed educare la mente a pensare.

Personalmente ho scelto la “corsa” come momento d’isolamento; appena posso vado a correre per un’oretta in spiaggia, lontano dal traffico, ma anche da tutti gli altri esseri umani.

Così facendo riesco a ritagliarmi qualche oretta di tranquillità.

Col tempo incominceremo ad accorgerci che, nella nostra testa, si è creato un nuovo spazio, una zona impenetrabile agli impulsi esterni, nel quale possiamo elaborare autonomamente informazioni, trovare soluzioni concrete, riporre idee, progetti, aspirazioni, e coltivarli giorno dopo giorno.

Non è sufficiente immaginare che sia tutto ok, perché tutto diventi veramente ok; per cambiare vita, per riuscire a vivere meglio, quello che serve è l’azione.

Ci sono innumerevoli motivi per i quali essere positivi viene considerato un atteggiamento infinitamente migliore che essere negativi, ma cosa serve veramente per incominciare a “pensare positivo” e migliorare la nostra situazione?

Anche se si tratta di un approccio poco romantico, le statistiche dimostrano che agire in modo positivo, porta ad uno stato d’animo positivo; questo significa che sforzarsi di migliorare i propri pensieri, anche se la nostra attuale situazione non è delle migliori, aiuta la mente a ragionare in modo propositivo, ad affrontare meglio le problematiche, e a trovare più facilmente le soluzioni.

Quando si deve affrontare una decisione o un problema, la modalità con cui formuliamo la nostra risposta è fondamentale; se per esempio abbiamo paura di cambiare vita, formulare una soluzione che rientri nel concetto di pensare-positivo, significa evitare frasi come “Non devo aver paura di cambiare vita” oppure “Devo vincere la paura di cambiare vita”, perché contengono la parola “paura”, e il nostro subconscio continuerà ad associare il “cambiare vita”, alla sensazione di disagio che proviamo.

Lo stratagemma si basa sul semplice fatto che, ciò che pensiamo viene visualizzato dalla nostra mente e scatena in noi delle sensazioni, se per esempio ora dicessi “Non pensare ad un asino che vola nel cielo”, il tuo cervello cosa ha visualizzato? Forse un asino nel cielo?

Semplicemente, pensare frasi come “Non devo aver paura di cambiare vita” non fa altro che farci visualizzare l’immagine di noi stessi, impauriti e incerti; mentre “Cambiare vita mi renderà felice” potrebbe farci pensare a noi che finalmente trascorriamo le nostre giornate, immersi nella felicità che stavamo cercando.

Per pensare positivo quindi, serve prima di tutto formulare frasi positive e dimenticare quelle negative, col tempo e la costanza ci si rende conto di quanto le frasi negative siano insite nel nostro modo d’essere, ma presto s’ impara a formulare in positivo, e rapidamente questo approccio diventa automatico come respirare.