un motore sociale alimentato solo da capacità finanziarie e . . .

Lo stress ci massacra le idee e serve un porto sicuro per non smettere mai di creare. La depressione e il dolore rappresentano il veleno della società di oggi.

Ogni essere umano è unico, e un giorno troverà la sua illuminazione, una sorta di pace dei sensi terrena. Siamo tutti meravigliosi e abbiamo delle potenzialità immense, che in qualche modo dobbiamo esprimere.

Si può crescere anche attraverso la sofferenza, ma prima bisogna comprenderla nella sua totalità e accettarla. Dovremmo essere felici e liberare la fantasia“.

il pregiudizio”. Altro non è che figlio dell’ignoranza!

Pregiudizio che sta a significare proprio “giudizio precedente”, molte volte usato proprio in senso negativo un giudizio anticipato, un’opinione immotivata, di carattere favorevole o sfavorevole. Il pregiudizio è dettato da una chiusura mentale e dalla stessa ignoranza, ossia dall’incapacità di avere una visione autonoma e ampia della vita e di pensare in modo critico.

Il più delle volte il pregiudizio e l’ignoranza sono alla base della malvagità. E quando il fenomeno è circoscritto individualmente può essere ancora controllato e tollerato, ma quando invece inizia ad estendersi ad un’intera società, ecco che la situazione comincia a diventare più critica e nascono violenze, ingiustizie e carestie.

Pertanto ritengo che sia necessario che ognuno di noi faccia una doppia o tripla lettura, e se non dovesse bastare anche una quarta, semmai mettendo a confronto i diversi contenuti di divulgatori diversi. Il problema è trovare le fonti dalle quali poter estrapolare qualcosa di utile alla propria conoscenza. E solo così forse possiamo avere una visione generale, un’interpretazione autentica e quindi un’opinione personale e obiettiva.

Infine, credo che l’ignoranza e i pregiudizi sono i malesseri peggiori, soprattutto quando corrono “le voci del popolo”, generate dai soliti cretini che, il più delle volte, agiscono per la loro incapacità, invidia e rancore, avviando vere e proprie campagne denigratorie.

La Cultura non è sinonimo di competenze scolastiche o di un diploma o di un attestato di Laurea e non è un’esclusiva di pochi eletti. Basta un po’ di buona volontà, tanta curiosità e soprattutto tanta…ma tanta voglia di SAPERE.

“l’ignoranza è il peggiore dei mali.

Persino peggiore della malvagità, che presuppone un minimo d’intelligenza”. Attualmente è un disturbo che colpisce tantissime persone. I maggiori sintomi sono la cattiveria, la presunzione di sapere tutto, a volte la maleducazione e in molti casi anche l’invidia.

Con l’avvento di Internet il fenomeno poi è peggiorato. Se da una parte ha velocizzato la ricerca e il trasferimento di informazioni, dall’altra ci ha tolto il gusto di relazionarci a quattrocchi o socializzare gomito a gomito, di andare a ricercare a fondo un argomento e di studiarlo perbene, di fare raffronti e di memorizzare il contenuto. Infatti, la rete delega la memoria e l’incapacità di memorizzare porta di fatto ad un decadimento della cultura.

Ed ecco che quando l’ignoranza inizia a degenerare, il soggetto comincia a delirare e a parlare a vanvera.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo. Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione no profit :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

 

 

siamo diventati sempre più irrilevanti ! . . .

Siamo diventati irrilevanti, poco significativi. In una vita quotidiana che rischia di essere frammentata, caratterizzata da una precarietà esistenziale che riguarda tutti non solo i giovani, l’impegno dell’individuo “essere umano” in primo luogo deve connaturarsi come un gesto di fiducia verso il futuro, verso la possibilità di aprire gli orizzonti, per il reale cambiamento.

Un cambiamento che non solo è necessario ma è possibile in una dinamica sociale inclusiva, coinvolgente. Questo modo di comportarsi è una doppia sfida: da un lato, sentiamo il compito storico di rilanciare la partecipazione alla vita politica rivitalizzando gli strumenti e le Istituzioni democratiche; dall’altro, dobbiamo saper abitare il pluralismo e la complessità attraverso dialogo e confronto argomentato.

Non possiamo accontentarci di convenire con un ‘like, di ridurre il nostro consenso ad un ‘mi piace’.

Abbiamo bisogno di costruire il consenso attraverso una nuova capacità argomentativa.

La grande sfida dell’umanità è provare a rimettere insieme le persone, a darci luoghi, spazi e tempi in cui confrontarci insieme agli altri e imparare a discutere in una logica di rispetto, guardare il mondo con uno “sguardo contemplativo” capace di riconoscere il bene, le giuste azioni, i processi innovativi che ci sono, le realtà sociali che operano seriamente senza obbiettivi di speculazione alcuna.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

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tutti pensiamo a cambiare il mondo ! . . . ma nessuno pensa di cambire se stesso . . .

L’uomo per natura è un essere sociale, e chi vive fuori dalla comunità per natura e non per caso è o cattivo o più forte dell’uomo; perché è chiaro che l’uomo è un essere sociale più di ogni ape e di ogni animale da pascolo.

Il desiderio di crescere e imboccare la via dello sviluppo è presente in molti e sono diffusi i tentativi di costruzione sociale, culturale, economica da guardare con attenzione.

                                                 MA ! ! ! . . .

Il clientelismo è una forma di coinvolgimento che si basa sul rapporto patrono-cliente: il primo garantisce al secondo una sorta di “protezione“, il secondo ricambia con fedeltà e sostegno. In termini generali, è una pratica che instaura una serie di favoritismi e scambi, che possono avere oggetti anche diversi tra loro, come ad esempio un posto di lavoro, o il mettere a disposizione delle specifiche competenze tecniche in cambio di un compenso etc.

Lo stato dell’arte ad oggi è, sotto gli occhi di tutti impoverimento dello stato !!!… che perde risorse atte al suo mantenimento in favore dell’alimentazione di clientelismo e corruzione, oltre che all’utilizzo dei poteri istituzionali in maniera scorretta, ne consegue direttamente la malamministrazione. Oltretutto essa, quando molto diffusa, provoca sfiducia nel godimento dei diritti di cittadinanza, ossia fa sì che il cittadino normale si convinca di non poter richiedere alle istituzioni pubbliche il riconoscimento di ciò che gli spetterebbe di diritto, spingendolo invece a ricercare canali privilegiati, provocando così l’innalzamento della domanda di clientelismo e corruzione, dando nuova linfa e facendo ricominciare il nefando circolo.

Un circolo infinito che rende l’accesso ai ruoli dirigenziali e alle assemblee rappresentative, in generale, subordinato al possesso di potere e denaro; quest’ultimo è lo strumento che corrompe, che rende più competitivi i corrotti in quanto maggiormente in grado di redistribuire favori, potere e nuovo denaro, che pretende sempre di accrescersi, aumentando i costi della vita, del lavoro, delle opere pubbliche, originando inevitabilmente un sudicio circolo vizioso che lega a sé clientelismo, corruzione e malamministrazione. Questo contesto lede lo sviluppo economico vero, rafforzando la tendenza a favorire l’imprenditorialità politica, la corruzione e un maggiore e più florido sviluppo per la criminalità organizzata.

E’ doveroso individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

        “superare il sistema di assistenzialismo e immobilismo clientelare” .

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Beni comuni e amministrazione condivisa • Il punto di Labsus

Come una barca nel bosco

Fonte:

2019: paure, antidoti e una domanda per tutti
7 Gennaio 2019

Profondamente disorientati, come una barca in un bosco: posata sulla terra, fuori posto, all’ombra di alberi scuri, come possiamo sentirci?

Anzitutto fragili: viviamo cambiamenti profondi, in giorni in cui principi e valori che sembravano acquisiti vengono invece continuamente messi in discussione. Incertezza e precarietà alimentano paure. Il patto sociale su cui è nata la nostra Costituzione rischia di rompersi, eppure i padri e le madri costituenti ci avevano avvisato: “attenti perché la libertà è come l’aria: ci si accorge che non c’è solo quando viene a mancare”. Egoismo, incapsulamento nelle proprie solitudini, senso di incapacità e costrizione al dovere alimentano attitudini passive. Chi governa e amministra la cosa pubblica raramente valorizza il senso di responsabilità, propria e dei cittadini, quale elemento centrale nella relazione con i cittadini. Ma ciò che più spaventa sono i comportamenti di chiusura e razzismo, che discriminano il genere, l’origine, la (non) cittadinanza, la condizione sociale, il credo religioso, l’orientamento sessuale, le disabilità: quante volte questi elementi sono penalizzanti, sotto i nostri occhi, e noi siamo spettatori di evidenti ingiustizie sociali? Il clima è di generale disattenzione a chi ha esigenze “diverse” quando non di nervosismo verso situazioni non “normali”.
Fa paura che anche gli interventi di cura, gestione condivisa e rigenerazione dei beni comuni siano talvolta organizzati solo per “i nostri” e in modo da escludere altri cittadini potenzialmente interessati a dare il proprio contributo aggregandosi alle attività. In questo senso non aiuta l’opacità di quelle amministrazioni che non garantiscono sempre la massima conoscibilità delle opportunità di collaborazione, delle proposte pervenute, delle forme di sostegno assegnate, delle decisioni assunte, dei risultati ottenuti e delle valutazioni effettuate. Si abbassa l’attenzione sulla trasparenza come strumento principale per assicurare l’imparzialità nei rapporti con i cittadini attivi e la verificabilità delle azioni svolte e dei risultati ottenuti, salvo poi scontrarsi con responsabili tecnici e politici, ma anche soggetti privati e del mondo delle associazioni, che lamentano un’eccessiva formalità, mancanza di flessibilità e semplicità nelle relazioni con l’amministrazione. Infine, tanto a livello generale quanto localmente, spiace che non venga dato più spazio a temi come la prossimità e la territorialità: il valore delle comunità locali, definite sulla base di identità storicamente determinate o di progettualità in atto, non è sufficientemente riconosciuto.

La cura dei beni comuni: come una pioggia

Quando inizia a cadere, nel bosco, la pioggia provoca un certo fastidio. Bagna la barca, la sposta da una posizione che non era la sua e in cui stava male, ma che almeno conosceva perfettamente. Ma l’acqua non smette di battere su tutto, s’infiltra ovunque, arriva alle radici, spinge la barca più in là…  

La cura dei beni comuni, rispetto ai sentimenti negativi che abbiamo descritto sopra, è come una pioggia di antidoti. E qui vogliamo provare ad elencarne alcuni.

  1. La fiducia, che ha il sapore della rivoluzione. Le città e i territori, dove tocchiamo con mano le diseguaglianze, diventano il luogo privilegiato delle relazioni, delle opportunità, delle sperimentazioni. Attraverso la cura dei beni comuni si aprono percorsi nuovi, che hanno, in definitiva, il merito di dare nuova linfa alla democrazia. Sarà la fiducia tra i cittadini attivi e l’amministrazione a sconfiggere la paura, immaginando e gestendo insieme attività di interesse generale.
  2. La solidarietà, intesa come sviluppo di particolari capacità che gli abitanti hanno, ad esempio, nel campo della salute piuttosto che dell’animazione sociale, che possa esprimere non solo e non tanto ubbidienza civica, quanto vero senso del piacere di esprimersi, oltre che di stare insieme.
  3. L’autonomia e la responsabilità, in un’epoca in cui la prima sembra essere intesa più come forma di egoismo, chiusura e gretto localismo è urgente sottolineare l’importanza e la necessità di riannodare i fili tra territori, persone, luoghi. In questo senso l’autonomia è l’esatto opposto della separazione, per divenire consapevolezza dei diritti e doveri che ci accomunano. Autonomia e responsabilità sono le caratteristiche che legano storie e regioni diverse legate da esperienze di cura e rigenerazione di beni comuni attraverso patti di collaborazione capaci di opporre alle idee di separazione principi di condivisione e valorizzazione di ogni contesto e ciascuna realtà.
  4. L’inclusione sociale, che caratterizza i migliori processi di rigenerazione prodotti dall’amministrazione condivisa, protesi a rendere partecipi i soggetti tradizionalmente esclusi e, proprio per questo, profondamente differenti da altre politiche di riqualificazione – talvolta anch’esse chiamate di rigenerazione – che invece sono mosse da obiettivi diversi (anche se legittimi) di esclusione e di espulsione di ceti sociali meno abbienti o di categorie sociali disomogenee. L’obiettivo di salvaguardare l’inclusione larga dei cittadini è garantita da tre condizioni:
    – le azioni di rigenerazione dell’amministrazione condivisa sono sempre finalizzate a garantire l’uso collettivo dei beni e degli spazi rigenerati;
    – eventuali competizioni che si sviluppino tra più cittadini sull’uso di un bene o di uno spazio non sono risolte secondo regole di concorrenza, ma secondo soluzioni di dialogo collaborativo guidato dalle pubbliche amministrazioni;
    – la rigenerazione di beni e spazi non può avvenire senza coinvolgere chi, pur in condizioni di disagio, vive quei luoghi. La rigenerazione dell’amministrazione condivisa non prevede la sostituzione di un gruppo sociale omogeneo (per etnia, cultura o classe sociale) con altri.
  5. L’attivismo contro le discriminazioni e per le pari opportunità perché ogni persona è una risorsa! Con le sue competenze, la sua creatività, il suo tempo, la sua storia. Stato e mercato, da soli, non riescono a rispondere al grande tema di oggi: la lotta alle diseguaglianze. Le azioni positive, la valorizzazione delle differenze, le storie costruite nel Paese attraverso la cura dei beni comuni fanno emergere un valore universale, la diversità come ricchezza. Le discriminazioni si abbattono costruendo relazioni. Origine etnica, culture e religioni diverse, orientamento sessuale, attraverso l’incontro e il lavoro in comune non rappresentano più elementi di divisione ma la base per una società aperta e inclusiva.
  6. La trasparenza, su cui si fonda l’amministrazione condivisa. Con questa non si intende solamente che le procedure e i processi finalizzati alla stipula e alla realizzazione dei patti devono essere pubblici e tracciati sui siti delle amministrazioni locali, ma occorre anche garantire in ogni momento la partecipazione alla realizzazione dei patti di nuovi cittadini, oltre a quelli che hanno assunto l’iniziativa di avvio, purché – ovviamente – condividano gli obiettivi del patto. La trasparenza dell’amministrazione condivisa è dunque non solo conoscenza e conoscibilità, ma anche partecipazione ampia alla sua realizzazione.
  7. L’informalità: l’amministrazione condivisa è una soluzione innovativa per risolvere problemi di interesse generale, non solamente perché è fondamentale garantire sul piano del metodo un confronto tra amministrazione e cittadini, ma anche perché valorizza l’informalità delle espressioni sociali in un duplice senso. In primo luogo, infatti, a stipulare accordi con le amministrazioni sono anche gruppi non necessariamente strutturati, singoli cittadini e comunità diffuse, ancorché si chieda loro di avere comunque un rappresentante come interlocutore dell’amministrazione; in secondo luogo, l’informalità è esaltata anche sul piano oggettivo perché l’amministrazione condivisa non ha l’obiettivo di trasformare in istituti giuridici classici (autorizzazioni, concessioni, appalti) azioni di valore sociale, ma semplicemente di dare dignità istituzionale e giuridica a soluzioni di autogestione sociale senza reprimere la creatività prodotta dai gruppi sociali. L’amministrazione condivisa è dunque finalizzata a emancipare le esperienze sociali che soddisfano interessi della collettività.
  8. La consapevolezza del valore della prossimità e della territorialità, in quanto esiste una scala innata a intensità variabile che regola il sentimento che ci lega a un luogo, talvolta facendocelo percepire più vicino e più nostro, talaltra più distante e lontano. Allo stesso modo è possibile attribuire alle relazioni umane una gradazione di forza che ci muove a una solidarietà più spontanea e immediata, un sentimento che diventa sempre più astratto quanto più le relazioni diventano impersonali o mediate. I termini che esprimono quell’intensità, facendo emergere la forza e lo spirito di una comunità, sono la territorialità e la prossimità. Non sono e non devono essere termini esclusivi ed escludenti, ma costituiscono l’orizzonte sensibile entro cui l’uomo va in cerca di sé e di un senso comune, accompagnandosi per questa via ai suoi concittadini, compagni di viaggio. Il cittadino “prossimo” è colui che ci vive accanto, è chi si incrocia negli spazi comuni, il vicino di casa, il collega di lavoro, il genitore che frequenta, il parco dove gioca il nostro bambino insieme al suo, il pensionato che riconosce ancora i luoghi di quando era ragazzo e che ora li racconta e li condivide con i più giovani, e ne ripercorre la storia attraverso le emozioni. Il prossimo è colui con cui ci è più facile stabilire una relazione, entrare in sintonia per avviare un confronto su problemi e questioni comuni, che riguardano l’ambiente in cui abbiamo deciso di costruire il nostro futuro e tessere la rete delle nostre relazioni. Così il territorio è lo spazio intorno a noi, quello appunto della “prossimità”, che osserviamo con speranza e vorremmo migliore, quello in cui siamo nati o viviamo, a cui ci leghiamo con sentimento e desiderio di cura, quello che immaginiamo più bello e che vorremmo lasciare così, in dono, a chi sarà dopo di noi.

La portata politica della società della cura

E alla fine l’acqua, bene comune per eccellenza, riportò la barca in mare.

È possibile sentirci al nostro posto e ottimisti solo attivandoci insieme a coloro che ci sono “prossimi” nel senso che, come noi, sentono l’urgenza di cambiare le cose e di costruire un mondo migliore in cui vivere partecipando al bene comune. Questo spirito rafforza la volontà di cooperazione e riduce le distanze fra le persone e le istituzioni. Non a caso, l’amministrazione dei beni comuni si fa più “condivisa” nelle comunità locali, dove le identità, le storie, le progettualità si incontrano, si intrecciano e dialogano con più facilità, mostrando il loro potenziale inclusivo grazie soprattutto ai patti di collaborazione che fanno della prossimità e della territorialità un principio irrinunciabile. Ma quello dei “commoners” è un movimento globale. L’amministrazione condivisa dei beni comuni, c’è da dire, è un’innovazione tutta italiana. Le migliaia di patti di collaborazione stipulati nei 180 Comuni che la stanno praticando lanciano, anche in ambito internazionale, un messaggio importante: si può fare!
Ma quale sia la possibile portata politica della nostra comunità “di cura” è una domanda che lasciamo aperta a chi si sente di farne parte. Ci interessa il parere di tutti: di coloro che sono attivi nei patti di collaborazione con ruoli diversi, così come di chi ha riflessioni a proposito. Scriveteci, via social o su contatti@labsus.net.

E buon anno nuovo insieme a Labsus!

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raccontiamo qualcosa di tangibile nel territorio . . .

La trasformazione digitale in atto impatta tutte le funzioni aziendali, è una delle leve di innovazione e sviluppo. L’azienda deve adattarsi a una nuova economia interconnessa ed evolvere costantemente e velocemente in un ambiente competitivo.

Il gruppo Tecnufficio 2 & Speziale Software e Sistemi da oltre 23 anni  operano con competenza per le PMI Innovative nel nostro territorio, con l’ambizioso obiettivo di primeggiare nel mercato delle soluzioni ERP, CRM, BigData, CPM, tecnologicamente innovative e concepite per assicurare la crescita digitale necessaria.  

Nel gruppo si uniscono competenze, esperienze e soluzioni, collaboriamo con i clienti per identificare, valutare e proporre soluzioni di alto livello in grado di apportare direttamente e immediatamente miglioramenti tangibili o creando soluzioni su misura per i più difficili problemi informatici, ci impegniamo ad aiutare i clienti a risolvere problematiche di office automation.

Sappiamo e viviamo del fatto che “Ogni azienda” è un business in crescita … con la giusta leadership”. Con questo in mente, ci confrontiamo con professionisti che possiedono competenze tecniche e competenze uniche di crescita. I nostri risultati sono coerenti attraverso il nostro impegno nello sviluppo di software proprietario che portiamo avanti da oltre 22 anni. 

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L’ambiente in rapida evoluzione di oggi richiede soluzioni audaci, creative e strategiche.

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Il nostro team si relaziona specificatamente con dirigenti aziendali e reclutatori /ricercatori esperti per offrire un servizio straordinario ai nostri clienti.

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I beni comuni e patti di collaborazione cosa sono . . . tratto da labsus . . .

Dal nostro punto di vista i beni comuni sono quei beni che se arricchiti arricchiscono tutti, se impoveriti impoveriscono la società nel suo complesso.
Che si tratti di una piazza, di un giardino, di un immobile abbandonato, della memoria storica, c’è un riconoscimento attivo da parte della comunità,che nasce dalla responsabilità universale di cura verso i beni comuni. Una cura da cui tutti possono trarre beneficio, anche chi non può o non vuole attivarsi in prima persona per tutelarli, mantenerli, valorizzarli.
La voce emancipazione sul dizionario Treccani è descritta come “il processo attraverso cui un popolo o una classe sociale si sottrae a una soggezione, a una situazione subalterna e ottiene il riconoscimento dei propri diritti”. L’evoluzione dei Patti di collaborazione, dal 2014 a oggi, può essere raccontata e descritta come un processo di emancipazione: il superamento del “paradigma bipolare” e della conseguente contrapposizione tra cittadini e amministrazione, in favore di una nuova definizione degli equilibri tra responsabilità di governo e autonome iniziative dal basso. L’agire delle comunità, delle organizzazioni, di associazioni, comitati e semplici cittadini sta determinando una ridistribuzione del potere, in particolare a livello locale, in cui alle istituzioni tocca il compito di “favorire” l’autonoma iniziativa di tanti soggetti, diversi tra loro, che contribuiscono, con le loro capacità e competenze, alla risoluzione di problemi che riguardano l’intera collettività.
Non è manutenzione ma cura, non è sostituzione ma assunzione di responsabilità, non è esercizio di potere fine a se stesso ma costruzione di legami di fiducia. Questo era l’auspicio quando nel 2014 i primi patti di collaborazione sono nati nella città di Bologna. Oggi, accanto alla conferma di quanto allora veniva detto, emerge una maggiore consapevolezza delle potenzialità di questo strumento in tutti gli attori coinvolti nei processi e la volontà di andare oltre la semplice testimonianza da parte di un numero sempre più alto di cittadini attivi, amministratori, funzionari che contribuiscono a creare, sperimentare, definire i confini e le caratteristiche di questo istituto giuridico capace di tradurre in pratica il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale.
La consapevolezza dei vantaggi che la collaborazione comporta si rivela la strada giusta, con l’obiettivo di favorire la nascita di una cultura condivisa attraverso momenti formativi strutturati che coinvolgono dipendenti comunali, associazioni, cittadini, insieme.

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51a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali . . .

Le cattive notizie sono buone notizie. Una regola aurea che si fonda sulla convinzione che il pubblico sia più coinvolto da quegli eventi drammatici che toccano le corde dell’emotività. Quando, però, la narrazione della realtà si appiattisce completamente sulla dinamica della negatività “dove vale la logica che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia, e dove il dramma del dolore e il mistero del male vengono facilmente spettacolarizzati”, il rischio è di “essere tentati di anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione”. A richiamare l’attenzione è Francesco nel messaggio per la 51a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Non temere, perché io sono con te” (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo. Il Papa invita a “spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione” sulle cattive notizie: guerre, terrorismo, scandali e fallimenti nelle vicende umane.

Occhiali per guardare. Francesco non chiede di ignorare i drammi del nostro tempo, come le moltitudini di migranti che cercano a fatica una terra che li accolga, o le disuguaglianze sociali che spingono i poveri sempre più in basso. Lo aveva già detto in una delle prime udienze dopo l’elezione: “Un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia!”. Piuttosto, fedele al principio di realtà da cui non si può derogare, il Papa spiega che non è sua intenzione “promuovere una disinformazione in cui sarebbe ignorato il dramma della sofferenza, né di scadere in un ottimismo ingenuo che non si lascia toccare dallo scandalo del male”; al contrario,

lo sforzo deve essere orientato a “oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite”.

È a questa accettazione passiva di un mondo che sembra impossibile cambiare che Francesco oppone la ricetta di “uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia”. “La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco”, precisa il Papa: “Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli ‘occhiali’ con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”.

Testimoni di un’umanità nuova. Al suo quarto messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – dopo aver parlato di cultura dell’incontro, famiglia e misericordia -, Francesco entra nelle dinamiche dell’informazione e ribalta il paradigma della negatività: “Ogni nuovo dramma che accade nella storia del mondo diventa anche scenario di una possibile buona notizia, dal momento che l’amore riesce sempre a trovare la strada della prossimità e a suscitare cuori capaci di commuoversi, volti capaci di non abbattersi, mani pronte a costruire”.

“Essere ‘testimoni’ e comunicatori di un’umanità nuova, redenta”

è l’ispirazione a cui tendere, nella persuasione che è “possibile scorgere e illuminare la buona notizia presente nella realtà di ogni storia e nel volto di ogni persona”.

Fonte: agensir.it scritto da Riccardo Benotti

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione no profit :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

rete sociale come opportunità per il cambiamento ! . . . 3^parte

Compiti della Rete

 Gli aspetti che definiscono la struttura e il funzionamento della Rete per essere portatori di cambiamento devono trovare una applicazione pratica nella realtà, pur essendo consapevoli dei limiti e degli ostacoli che questa comporta.

 La Rete esiste a partire dalla definizione di obiettivi condivisi da raggiungere, fissati da realtà tra loro eterogenee. Compito della Rete sarà quello di precisare gli obiettivi a partire dai primi incontri e cercare di rendere omogenee le forme e le metodologie di azione svolte dai diversi attori presenti.

 A partire dai primi incontri dovranno essere esplicitate con chiarezza anche le modalità per ampliare le adesioni. Una rete che non si allarga costantemente o che perde pezzi di continuo vuol dire che non riesce a svolgere un lavoro accurato al proprio interno. Per questo motivo la Rete dovrebbe disporre di una mappa piuttosto significativa delle realtà già operativa sui temi che si desidera affrontare, oppure identificare su scala nazionale gli organismi che, secondo criteri che devono essere precisati, possono essere interessati a far parte di una Rete.

 Il principio della conoscenza condivisa, sancisce il compito per la Rete di fornire servizi di formazione ed informazione che siano utili a tutti. La rete ha bisogno di un’attività formativa interna molto intensa, sia per alimentare i processi di elaborazione e di maturazione dei membri più attivi, che per dare una base conoscitiva ed esperienziale ai giovani di ogni “luogo” della Rete e a chi aderisce successivamente.

 La scelta dei contenuti e delle metodologie didattiche attraverso cui condividere la conoscenza e attivare processi formativi, dovranno essere in larga misura connessi con gli obiettivi della rete. Per una corretta condivisione e formazione sarà importante garantire la circolazione di materiale didattico (lettere informative, documenti, rapporti periodici etc…) al quale i Nodi dovrebbero segnalare il loro grado di gradimento e eventuali critiche; la formazione tra Nodi contigui e la scelta deiformatori in base alle loro capacità didattiche, debitamente verificate in altre esperienze. Molto importante risulta essere la collaborazione tra formatori esperti e giovani che potranno in questo modo acquisire capacità di relazione, animazione e formazione, utili per il funzionamento complessivo della Rete.

 Infine per tenere vive le dinamiche interne alla Rete stessa e per contribuire alla creazione di nuove, essenziale risulta la formazione dei cosiddetti animatori di Reti .

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

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rete sociale come opportunità per il cambiamento ! . . . 2^parte

Funzionamento della Rete

La struttura orizzontale e partecipativa della Rete dovrebbe consentire alle persone che ne fanno parte di operare in modo creativo e responsabile nel processo innovativo. Per rendere questo possibile, è importante che l’organizzazione della Rete sia ispirata ai principi di:

• comunità innovativa; • cooperazione conviviale;• comunicazione diffusa;• conoscenza condivisa.

La comunità innovativa prevede una struttura sociale organizzata in una rete di relazioni dirette tra gli individui, che nell’intento di cambiare il loro modo di vivere finiscono per cambiare anche quello degli altri (si cambia e si inducono cambiamenti).

 La cooperazione conviviale implica il lavorare insieme in modo creativo, responsabile ed autoregolato, generando e presupponendo un apprendimento continuo. La cura della fiducia e della reciprocità nelle relazioni è essenziale nella cooperazione conviviale. Questa permette alle persone di stare bene con gli altri e di decidere insieme il “che cosa”, il “perché”, il “quando”, il “dove” e il “come”, con obiettivi comuni e con pratiche e regole condivise.

É la cooperazione che fonda l’organizzazione e non viceversa.

 La comunicazione diffusa; superando il concetto di spazio, questa prevede la possibilità per le persone di comunicare contemporaneamente sia in contesti globali che locali, in contesti uguali o differenti, in tempo reale o in differita, di persona o via internet.

 La conoscenza condivisa prevede la condivisione, la promozione e il governo, fra tutti i membri del processo, di una grande varietà e formati di conoscenza. È attivata dalle persone con un flusso visibile di condivisione escambio tra queste e l’organizzazione. La conoscenza condivisa include ogni tipo di conoscenza, sia appartenente alle persone, che distribuita su data base e testi, arrivando a diventare un vero e proprio attributo della comunità.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

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rete sociale come opportunità per il cambiamento ! . . . 1^ parte

Le reti sociali sono un sistema complesso e il loro funzionamento può esser meglio compreso se si guarda a queste nell’ottica della complessità. La complessità scardina l’impostazione riduzionistica della modernità, facendo propri i concetti di molteplicità, integrazione, contesto e incertezza. L’ostacolo principale, con il quale ci si confronta, quando si fa parte di una Rete è rappresentato proprio dalla difficoltà di accettare l’incertezza e l’imprevedibilità connaturati in essa. E a poco serve, inseguire difficili certezze con progetti ben definiti, per tentare di controllare la dinamicità della Rete. Proprio per questi motivi, è importante sin da subito, adottare una metodologia in grado di seguire il ciclo di vita della Rete, con sensibilità ai segnali deboli e capacità di adattamento e modifica. Molto spesso infatti, la causa del fallimento di buone Reti è stata proprio la difficoltà di modificare in corsa alcuni fattori.

La Rete è caratterizzata dall’avere un organizzazione interna di tipo orizzontale e non gerarchica, che prevede processi di guida e decisione largamente partecipati tra i suoi membri. All’interno della Rete possono convivere realtà molto diverse tra loro, accomunate tuttavia dagli stessi obiettivi.

L’organizzazione orizzontale si contrappone a quella verticale (tipica di associazioni, imprese, partiti, sindacati etc…) che ha meccanismi organizzativi confusi e restii ad eventuali proposte di cambiamento (innovazione organizzativa).

Per quanto riguarda i processi di guida e decisione la Rete, attraverso meccanismi di partecipazione, si contrappone alle strutture verticali caratterizzate da direttivi ristretti ed eletti con votazioni che permettono di definire maggioranze e minoranze.

Le strutture piramidali tendono ad escludere e a non rispettare le minoranze al loro interno, mentre i processi di partecipazione tipici della Rete, consentono di salvaguardare le autonomie dei gruppi aderenti.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

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