LIBERI DI ….. ESPORRE DIALOGARE E ATTUARE

Liberi da ideologie e posizioni precostituite, ci posizioniamo come organo di approfondimento discussione e confronto democratico su, politica, economia, finanza, lavoro, sviluppo economico territoriale, temi sociali.

Intendiamo dare spazio ad una nuova generazione di attuatori, provenienti dalle associazioni, dall’università, dalla scuola e dalle professioni, che oggi, purtroppo, non hanno spazio per promuovere la propria community, come luogo di produzione e scambio di idee, informazioni e punti di vista.

Vogliamo diffondere i Valori dell’indipendenza, della responsabilità, del merito, della solidarietà e della trasparenza.

Portiamo avanti il nostro progetto con la massima professionalità e onestà intellettuale di cui siamo capaci; rifiutiamo le logiche della rissa e del gossip.

Abbiamo le nostre idee, ma consideriamo la diversità dei punti di vista un valore in sé. Incoraggiamo pertanto il confronto civile e informativo all’interno della nostra community, come veicolo di crescita e miglioramento collettivo.

Lo scopo del Comitato spontaneo Trazzera Marina è quello di diventare operatore di riferimento per la produzione e lo scambio di contenuti, informazioni e idee sui temi rilevanti alla vita quotidiana e per il futuro del nostro Paese e dei suoi cittadini.

Intendiamo perseguire questo obiettivo facendo leva sulla conoscenza approfondita delle opportunità che le tecnologie digitali e le nuove piattaforme sociali offrono in termini di diffusione e fruizione delle informazioni.

Intendiamo dare vita ad una community il più possibile ampia e coinvolta.

Crediamo nei valori positivi del lavoro del mercato e dell’Europa unita, intendiamo perseguire questi obiettivi creando valore per i nostri figli e per le generazioni future.

Da soli non ci si salva !!  

Organizzazione – tel. mob. 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it


 

 

Male moderno !! L’indifferenza sociale !…..

Siamo una società molto frenetica, che pensa ad arrivare sempre al primo posto in fretta senza prestare troppa attenzione alle persone, ai rapporti interpersonali, all’importanza dell’amicizia e dell’amore. Mancano quegli sguardi intensi, ma benevoli e quegli abbracci amichevoli. A molte persone mancano questi elementi che appartengono alla bellezza del genere umano nella sua natura. Andrebbero rivalutati, recuperati e valorizzati, poiché tutti noi ne abbiamo davvero bisogno in quest’epoca sì moderna, sì tecnologica, ma nello stesso tempo troppo chiusa in sé stessa, egocentrica ed ancora ad uno stadio embrionale dal punto di vista delle relazioni.

Purtroppo il successo immediato, le emozioni del momento, il culto dell’apparenza e la bellezza esteriore prevalgono sugli aspetti sopra citati e più il tempo trascorre, più sembrano essere ancor più marcati ed incontrollabili, soprattutto fra i giovani, i quali  sono quelli più fragili ed incerti sul loro futuro, perchè attratti da idoli della TV e dei media che li ammaliano ed inculcano loro alcune ideologie stereotipate ed imbriglianti.  Osservando comportamenti di individui in giro, scaturiscono modi di fare che a volte lasciano perplessi e sbigottiti. Per esempio gli stili di vita che ne emergono: il fatto cioè che alcune persone vivano alla giornata e da nomadi, senza delle mete, degli obiettivi, degli interessi, degli scopi: tutto ciò fa preoccupare e riflettere molto.

Scopo del Comitato Spontaneo è dunque iniziare a riflettere di più sulla realtà in senso generale, a sviluppare un maggior senso critico che va al di là del mero “velo di superficialità” e delle emozioni immediate.

Vorremmo creare un Team per aiutarci a capire chi siamo veramente, quello che vogliono davvero dalla vita e soprattutto come possano riuscire ad  Essere è fare, poiché è vero che siamo immersi  in una crisi economica, ma è anche vero che c’è molta sofferenza interiore anche nelle persone, nei loro animi.

Non crediamo sia dovuto soltanto all’attuale crisi economica, ma al contrario ad un male sociale persistente causato da troppa indifferenza ed egoismo fra le persone.

Da soli non ci si salva !!     

Organizzazione – tel. mob. 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

VALORIZZARE L’ANZIANO – Proposta Progetto – valorizzare la cultura dell’integrazione generazionale.

Il Progetto vuole realizzare una Rete di Centri di Aggregazione della quale l’anziano è il fulcro ed il protagonista del sapere e dell’animazione territoriale.

Nella fase di avvio si devono individuare i centri di aggregazione per le iniziative destinate alle persone anziane residenti nella città ma aperte e accessibili a tutti cittadini, con particolare attenzione ai giovani per valorizzare la cultura dell’integrazione generazionale. L’aggregazione si configura quale punto informativo di servizi di consulenza, orientamento, informazione, formazione e accompagnamento al lavoro per giovani e adulti in cerca di occupazione e occupati all’interno del quale sono promosse anche numerose attività di carattere informativo e socio-aggregativo aperte a persone di tutte le età.

La Rete di Aggregazione ha lo scopo di favorire l’integrazione dell’anziano nella vita comunitaria ed è perciò inteso come luogo fisico e virtuale di incontro e attività, destinato prevalentemente all’anziano, ma aperto a tutta la cittadinanza; costituisce un punto di diffusione sul territorio comunale di iniziative ricreative, culturali e di socializzazione.

Si vogliono promuovere servizi di assistenza a carattere integrativo e di sostegno per promuovere e valorizzare i saperi e le capacità operative delle persone anziane, in una logica di apertura e integrazione con la comunità cittadina.

Si vuole inoltre attivare un Laboratorio per la Comunità con l’obiettivo di affermare la capacità degli anziani di “produrre” per la comunità locale con la collaborazione delle altre forme di partecipazione culturale e sociale del territorio.

Le principali iniziative della Rete di Aggregazione verranno promosse per integrare le attività normalmente svolte dai centri:

Partendo dai centri individuati, messa in rete telematica di tutti i punti di aggregazione sociale attraverso la creazione di un portale web che fungerà da punto centrale di coordinamento, promozione e diffusione delle iniziative realizzate;

Biblioteca e mediateca;

Sala proiezione;

Laboratorio di attività lavorative ed artigianali, utilizzando l’esperienza degli anziani specie se portatori di mestieri in via di estinzione;

Segretariato sociale, eventualmente collegato ad un periodico o newsletter, in raccordo con il Comune ed altri enti, per la realizzazione di attività socialmente utili degli anziani nelle forme di volontariato sociale e culturale;

Specifiche Iniziative dei partner di progetto per la promozione della rete.

Presso le sedi dei centri si realizzano momenti di formazione finalizzati all’acquisizione di particolari competenze e tecniche che gli anziani utilizzano all’interno delle diverse attività svolte. Gli anziani si trasformano a loro volta in formatori di altri anziani nonché di quei bambini, giovani e adulti che aderiscono e partecipano alle attività dei Centri.

Fondamentale è la presenza di tecnologie informatiche e l’impegno delle persone anziane a formarsi per il loro uso.

Le iniziative saranno realizzate inizialmente presso e le sedi da individuare per poi estendersi ad altri centri che successivamente potranno essere integrati.

Saranno inoltre coinvolte tutte le Associazioni del territorio che mostreranno interesse a collaborare per la realizzazione del presente progetto.

Il ruolo principale Comitato spontaneo Trazzera Marina sarà la Rete:

supportare dal punto di vista organizzativo i Centri Anziani e le Associazioni coinvolte;

supportare i gruppi di anziani per la gestione dei laboratori;

svolgere un’attività di animazione sul territorio della città, finalizzata a sensibilizzare gli anziani sulla valenza dell’iniziativa ed a realizzare un censimento delle capacità che porti alla creazione di un data base strutturato sulle opportunità di partecipazione ai laboratori;

promuovere lo sviluppo del tempo libero attraverso iniziative di natura culturale, ricreativa, ludico-sportiva, sociale nel contesto della cittadinanza attiva;

incentivare iniziative atte a sostenere gli anziani, in condizioni di indigenza e per raccogliere fondi ai fini di solidarietà, beneficenza o autofinanziamento;

favorire l’aggregazione sociale e la vita associativa per scambi di idee e conoscenze anche con le giovani generazioni e le scuole di ogni ordine e grado;

favorire l’adesione ed il coinvolgimento di Associazioni del territorio.

Obiettivi

Riorganizzazione, valorizzazione, coordinamento delle attività e collegamento dei centri di aggregazione sociale del territorio comunale.

Il primo obiettivo è avvicinare i giovani ai centri di aggregazione. Attraverso una serie di iniziative, anche itineranti, si vorrebbe garantire spazi per l’esibizione di giovani magari alle prime armi con generi artistici quali musica e teatro.

Si vuole portare gli anziani a prendere confidenza con il computer e la navigazione attraverso corsi di formazione, a titolo gratuito (contributo privato), organizzati dal Comitato supportati da giovani e studenti degli Istituti Statali Superiori.

Si vuole contribuire a svolgere un servizio di informazione di particolare interesse sia per i giovani che per gli anziani utilizzando le risorse web messe a disposizione dai centri anziani.

La Rete e l’iniziativa sarà coordinata dal Comitato Spontaneo avvalendosi di persone competenti e degli enti preposti.

Cerchiamo partenariato per la realizzazione del nostro progetto di Cittadinanza Attiva (Valorizzare L’ANZIANO)

Contatti e-mail comitato@trazzeramarina.it

tel. Mob. 347- 4629179

Silenzi assenzi colpevoli. . . . . . Vogliamo cambiare rotta ! ! . . .

Invitiamo tutti coloro che si vogliono spendere nel realizzare una svolta sociale per cercare di debellare l’appiattimento e standardizzazione del vivere sociale attuale ed intraprendere un percorso di aiuto reciproco per una disseminazione della conoscenza. Con il nostro gruppo ci sentiamo chiamati in causa nell’iniziativa di orientamento.

II Comitato spontaneo mira a formare cittadini che possano operare scelte di cittadinanza responsabile qualunque sia il loro campo di impegno; propone, quindi ai suoi aderenti percorsi di formazione in cui, nel rispetto degli orientamenti di ciascuno possano imparare a “pensare la politica”.

Ma che cosa fate? Bella domanda! In due parole, ti possiamo dire che, messe sul tavolo un po’ di idee, sviluppiamo insieme quelle che sentiamo più interessanti ed urgenti. Insomma cerchiamo di valorizzare le esperienze le abilità di ciascuno, tentando di divenir del mondo esperti ! E fra le urgenze, al primo posto vi è l’esigenza di curare la legalità e diritti e doveri dei cittadini.

Il nostro ambiente di vita, l’istituzione a noi più prossima, della quale ci interessiamo e ci prendiamo cura, non solo attraverso l’aggiornamento e la riflessione, ma con l’impegno e la propositività. Gli aderenti al gruppo sono quelli che animano la vita dei gruppo è sono chiamati ad un maggiore protagonismo, sotto il segno della responsabilità.

Il metodo: la ricerca, l’ascolto di tutti i punti di vista, la verifica dei dati. Per sviluppare quella capacità critica che consente di andare oltre i luoghi comuni.

  

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Riorganizzare l’assetto socioeconomico e culturale

Incertezze, perdite, trasformazioni collegate alla profonda crisi del modello di sviluppo della nostra società sollecitano in diverse organizzazioni di lavoro, innovazioni, ristrutturazioni, riforme, anche con consistenti contrasti e fatiche.
Aziende, Servizi, la stessa Pubblica Amministrazione hanno l’esigenza di trovare nuove forme organizzative, nuovi modi di lavorare assieme per poter continuare ad esistere, per essere sostenibili in questo mondo.

Frequentemente questi movimenti, a volte ponderosi, hanno esiti ben lontani da quelli auspicati e attesi, inducendo talvolta disinvestimenti, ritiri, demotivazioni, perdite di desideri.

Per avviare evoluzioni più corrispondenti ai nuovi assetti socioeconomici e culturali sembrano essere fattori strategici la riscoperta e la rivalutazione delle componenti relazionali, l’attenzione al come tenere insieme, il contenere le frammentazioni.

Questo è possibile quando si è capaci di ritrovare nella realtà beni comuni per cui vale la pena ricostruire legami, innovare comportamenti individuali e organizzativi, condividere rischi e soddisfazioni.

Può questa ipotesi realisticamente costituire una prospettiva entro cui rifondare l’agire organizzativo e istituzionale? Non è questa, forse, la via per generare, ritrovare la passione per l’impresa di cui si è parte?

Sono questi i temi/problemi, gli interrogativi sfidanti e di grande attualità che il Comitato Spontaneo Trazzera Marina propone di affrontare. Si intende farne oggetto di confronti e di approfondimenti da diversi punti di vista.

Siamo in continua esplorazione di esperienze e contenuti: per una più attenta e specifica preparazione abbiamo ritenuto opportuno investire in ricognizioni ampie e in più direzioni disciplinari con argomentazioni settimanali, aprendo cooperazioni conoscitive e possibilità di avere contributi diversi, da diverse organizzazioni aziendali pubbliche e private, da cooperative ed enti locali.

Per queste ragioni vorremmo affrontarle incontrandoci e non continuare a tralasciare al caso il nostro destino.

  

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Un sistema ammalato di egoismo generazionale

patto generazionale

Fonte – articolo pubblicato sulla rivista Aspenia n. 40 del 2008  - 

-   Escluso immagini vignette    -

 - non ancora furicorso !!

Viviamo in un sistema ammalato di egoismo generazionale. Nel quale i privilegi dei padri vengono pagati con il futuro dei figli, sul quale grava il terzo debito pubblico del mondo. Un egoismo che ha origini antiche e si rinnova di continuo, come ha dimostrato il Protocollo sottoscritto dal Governo e dai sindacati lo scorso anno. Un protocollo che non può essere condiviso per tante ragioni, ma soprattutto perché ha ammorbidito il famigerato scalone, per mandare in pensione due anni prima circa 150.000 lavoratori che non volevano aspettare di compiere 60 anni.Si tratta, infatti, di una scelta antistorica, egoista ed ingiusta. E’ egoista, perché manda in pensione i padri a 58 anni, mentre i figli dovranno aspettare i 70 anni. E’ antistorica, perchè in Germania, in Inghilterra e in gran parte dell’Europa si andrà ben presto in pensione a 65 anni o, come in Francia ha annunciato Sarkozy, con almeno 40 anni di contributi. E’ ingiusta perché, per finanziare l’abolizione dello scalone, aumenta i contributi a carico dei co. co. pro., sottraendo dal loro fondo previdenziale ben 3,6 miliardi € destinati a pagare le pensioni di migliaia di 58enni, pronti a svolgere lavoro nero. Ma le colpe non sono solo di questo governo e di questi sindacati. Le colpe sono di un’intera generazione che prima ha preteso diritti che non si poteva permettere e poi ne ha scaricato il costo sui figli. Perché, come insegnano Holmes e Sunstein, i diritti, tutti i diritti, anche quelli di libertà, hanno un costo e quel costo qualcuno, prima o poi, lo deve pagare. E se non lo fanno i padri allora tocca ai figli, come dimostrano le riforme degli ultimi decenni. Agli inizi e fino alla fine degli anni ’60, le riforme erano buone e belle o meglio giuste perché servivano a riconoscere a tutti i diritti che la costituzione prometteva ed erano finanziate con il prelievo fiscale. Operazione che in quel momento di sviluppo economico non creava particolari problemi, perchè il Pil cresceva e con esso il gettito fiscale. I problemi sono cominciati negli anni ’70, quando, con la contestazione sociale e la crisi energetica, è cominciata la stagnazione economica. Perché per finanziare le leggi previdenziali, quelle sull’equo canone, sulle Regioni, sul sistema sanitario nazionale e tante altre, sono aumentate le tasse che a loro volta hanno ulteriormente compresso l’economia. Ha così preso il via un perverso circolo vizioso che ben presto ha portato la pressione fiscale come l’inflazione a livelli intollerabili.

Ma poiché l’appetito vien mangiando, i nostri padri, cattolici o comunisti che fossero, hanno continuato a concedersi diritti. E, per finanziarli, hanno deciso di seguire la peggiore interpretazione della teoria keynesiana, quella che consiglia di finanziare le riforme con il debito pubblico, scaricando così il costo dei diritti dei padri sulle nuove generazioni (quello che i tecnici chiamano il modello della “ripartizione”). Così, dato che il lupo perde il pelo ma non il vizio, si è andati avanti nel corso degli anni ’80, con i baby pensionati (con solo 19 anni di contributi versati alle spalle e 40 di prestazioni pensionistiche davanti) e le clausole oro.Finché il debito pubblico non è diventato il terzo del mondo e non è arrivata l”Unione Europea che, per fortuna, ha posto fine a questa spirale perversa imponendo, con i famigerati parametri di Maastricht, la riduzione del debito e quindi la riduzione dei diritti. Così il gioco è diventato un gioco a somma zero, anzi a somma negativa perché il paese era ormai drammaticamente indebitato. Un gioco tragico nel quale se si vuole riconoscere un diritto a qualcuno è necessario toglierlo a qualcun altro. Così le tasse sono tornate ad aumentare, le retribuzioni si sono fermate, salvo quelle del pubblico impiego, e si è cominciato parlare di riduzione dei diritti.

Il problema è stato che la politica, di fronte ad un compito tanto difficile, ha ben presto perso il coraggio di decidere. L’Italia, che nel frattempo cominciava ad invecchiare, è diventata il paese dei veto players. Quello nel quale tutti sono abbastanza bravi per impedire agli altri di fare qualche cosa ma nessuno è sufficientemente bravo da fare qualche cosa nonostante tutti gli altri. Così, poiché la politica aveva perso il coraggio di decidere o non riusciva a superare i veti incrociati delle organizzazioni di interessi e dei sindacati, è tornata di moda la concertazione. Ogni governo della Seconda Repubblica, anche quello Berlusconi, ha avuto la sua concertazione. Che è un metodo, paralegale, di creazione del consenso attorno a determinati provvedimenti di politica economica. Si tratta di una trattativa che si svolge in stanze chiuse, tra il governo e alcune parti sociali ma ha ad oggetto i diritti di tutti, anche quelli dei giovani che però non sono mai stati fatti sedere al tavolo. Così quando si è trattato di ridurre i diritti, l’unico comun denominatore che ha cementato le diverse organizzazioni di interessi è stato l’egoismo generazionale. I padri invece di ridurre i diritti di tutti hanno preferito ridurre solamente quelli dei figli. Come, appunto, dimostra la legge Dini, vero e proprio scandalo generazionale. Da un lato ha cominciato a prelevare contributi ai parasubordinati per finanziare le pensioni dei subordinati (ad oggi si calcola che dalla gestione separata dei co.co.co. siano stati trasferiti 33 miliardi di € ai fondi dei subordinati). Dall’altro, ha introdotto uno scalone ben più inaccettabile di quello di oggi. Mentre manteneva il vecchio sistema retributivo (che manda in pensione con l’80% dell’ultima retribuzione) per i lavoratori che, al 1 gennaio 1996, già avevano maturato 18 anni di anzianità, ha condannato quelli che non avevano raggiunto la soglia al ben più povero sistema misto retributivo – contributivo (che assegnerà pensioni via via decrescenti). Per destinare quelli che, al 1 gennaio 1996, ancora non avevano un lavoro al sistema contributivo puro che, se tutto va bene, darà diritto al 50 % dell’ultima retribuzione. Considerazioni simili valgono anche per le riforme del mercato del lavoro che dovevano servire a introdurre nel sistema la flessibilità necessaria a contrastare la concorrenza dei paesi in via di sviluppo. E quindi per il pacchetto Treu, prima, e per la legge Biagi, poi, che, invece di rimodulare le tutele di tutti, hanno scaricato tutta la flessibilità richiesta dal mercato sui nuovi assunti. E così riducendo i diritti di alcuni per mantenere quelli degli altri, si è arrivati all’attuale sistema di welfare. Un welfare egoista e ingiusto che deve essere riformato nel segno dell’equità generazionale.

Perché produce ingiustizie che sono diventate intollerabili. Nel mercato del lavoro protegge, con l’art. 18 e l’inamovibilità di Stato, i cinquantenni fannulloni e assenteisti mentre condanna i più giovani a barcamenarsi tra stage, contratti di inserimento, contratti a termine, co. co. pro., job sharing, job on call e tanti altri. Contratti di lavoro flessibile con retribuzioni ben più misere dei lavoratori con il posto fisso, che per la nostra generazione non esiste più. Contratti che non consentono di fare un mutuo e neanche di pagare un affitto, per andare a vivere da soli, finalmente indipendenti e lontani dalle famiglie di provenienza. Ma questo Welfare è anche scandaloso, perchè continua a versare la pensione ai falsi invalidi e ai baby pensionati che fanno lavoro nero, ma non trova risorse per finanziare una riforma degli ammortizzatori sociali degna di questo nome e men che mai quello statuto dei lavori voluto da Marco Biagi per sconfiggere la precarietà. Inoltre, il nostro welfare è ammalato di egualitarismo straccione. Tollera la discriminazione generazionale, ma fa fare carriera solo per anzianità e mai per merito, con il che distrugge gli ascensori sociali e le speranze di una via migliore. In Italia chi nasce povero ha solo il 6% di possibilità di migliorare la propria condizione sociale. Oltre ad essere egoista, ingiusto e scandaloso, il welfare nostrano è anche intasato. Ci sono 3.500.000 di pubblici dipendenti, ma non c’è posto fisso per i giovani, visto che da dieci anni c’è il blocco delle assunzioni. E poi è gerontokratico, perché di quei 3.500.000 di dipendenti pubblici solo l’8% ha meno di 35 anni. Per non parlare dell’età dei nostri politici o dei professori universitari. E stupido, ci sono migliaia di corsi di laurea che producono disoccupati, ma non si trovano le risorse per finanziare i dottorati.

E maschilista, perchè, anche se non ci sono risorse per i figli, continua a mandare in pensione le donne prima degli uomini. Anche se loro vivono in media fino a 84 anni mentre noi uomini moriamo in media quattro anni prima. Insomma, un welfare che va riformato in nome dell’equità generazionale, perché i figli non possono pagare la bella vita dei padri con il loro futuro. Ma perché si cominci a fare riforme generazionalmente compatibili è necessario che i giovani smettano di lamentarsi e comincino a riflettere sulle loro colpe. E soprattutto sulla loro ignavia. Il welfare nazionale è potuto diventare tanto egoista anche perché i giovani guardavano da un’altra parte, si disinteressavano della politica. Come dimostra la sessantottina epopea dei padri. Loro hanno avuto tanto anche perché hanno trovato il coraggio di impegnarsi, noi rischiamo di perdere tutto perché ci siamo addormentati davanti alla televisione. Per questo è indispensabile che le nuove generazioni tornino alla politica. Non foss’altro che, come ricordava Tayllerand, “se non vi occupate della politica sarà la politica ad occuparsi di Voi”. Anche perché come insegna la tragedia greca e ci ricordano le lettere luterane di Pier Paolo Pasolini, spesso “le colpe dei padri ricadono sui figli”, specialmente se ereditano un sistema economico malato, indebitato e a crescita zero. E questo è ancor più vero in un mondo che corre e cresce alla velocità della luce.

Fonte: mic       Siamo alla ricerca di Partner per realizzare il Progetto

Da soli non ci si salva !! 

Nessuno si salva da solo”.

tel. mob. 347- 4629179      e-mail : comitato@trazzeramarina.it

helmartone.org   - 

 

Per giovani che cercano Innovation – PERCHÉ PARTECIPARE -

Il Digital Innovation Executive MasterLab (DIEM) è un Master part-time, strutturato in 5 laboratori immersivi, distribuiti nell’arco di 5 mesi. Studiato per chi vuole affrontare i cambiamenti in atto da protagonista, il DIEM fornisce strumenti tecnici, metodo di lavoro e uno sguardo critico sulle opportunità che il digitale offre oggi in termini di strategia e comunicazione. Si rivolge a chi punta a evolvere, in particolare a professionisti di azienda o d’agenzia che vogliono accrescere le proprie competenze digitali e acquisirne una visione sistematica per avviare un’attività imprenditoriale o per integrare soluzioni innovative nella propria azienda. Alla fine del Master i partecipanti sapranno proporre in azienda modelli, metodi e strumenti innovativi e adeguati alle nuove esigenze del mercato.

MasterLab non sono solo nuovi metodi e strumenti. Il potenziamento delle competenze trasversali e l’orientamento al fare sono altri elementi caratterizzanti di questo progetto formativo e lo rendono un’esperienza altamente professionalizzante, ben diversa dai tradizionali percorsi offerti dalle università o dalle business school che non hanno saputo rinnovarsi.

Collaborazione, inclusione e trasparenza sono fondamentali per gestire progetti complessi. Tecniche di co-progettazione, sviluppo di auto-consapevolezza e competenze trasversali sono alla base del nostro lavoro.

Vorremmo creare un ‘Associazione che riunisce tutti coloro che credono profondamente nel rilancio del nostro Territorio. Formata da imprenditori, investitori, industriali, startupper, enti e aziende che hanno deciso di dare il proprio contributo al processo di cambiamento economico e sociale. Il Comitato Spontaneo deve essere una piattaforma indipendente e collettiva dove raccogliere i pensieri, i progetti e le strategie per dare vita anche nel nostro territorio a un ecosistema imprenditoriale competitivo, capace di accogliere e alimentare l’innovazione.

Diffondere la passione del fare impresa e promuove la cultura dell’intraprendere.

Gli obiettivi principali del Comitato Spontaneo sono:

  • stimolare sempre più giovani a creare il proprio futuro realizzando progetti d’impresa,
  • raccogliere le istanze delle startup e delle giovani imprese ed essere portavoce dei loro bisogni e interessi di fronte al governo,
  • far conoscere e valorizzare le giovani iniziative imprenditoriali,
  • avvicinare il mondo delle startup a quello della grande impresa italiana,
  • creare un ambiente favorevole all’innovazione e alle startup.

  Da soli non ci si salva !!     

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Proposta – Rapporto con i Giovani -

Il nostro apporto dare possibilità di attuare un processo trasformativo e di cambiamento, del quale sentirsi protagonisti a pieno titolo, è la motivazione che  ci spinge maggiormente all’impegno.

Tra le caratteristiche distintive dell’impegno giovanile si richiede anche un forte interesse nei settori quali l’educazione, l’integrazione, la tutela dell’ambiente e della cultura.

Siamo convinti che la condizione peggiore per i giovani è quella di rimanere inattivi e inoperosi senza vere opportunità per mettere alla prova le proprie abilità, il proprio saper essere e saper fare. Infatti, la maggioranza dei giovani presenta una grande volontà di essere attiva e partecipativa e una forte predisposizione all’intraprendenza.

Non incoraggiare questo atteggiamento per mancanza di attenzione pubblica, inefficienze del mercato del lavoro, carenza di adeguati strumenti e occasioni rischia di produrre frustrazione e demotivazione oltre che impoverire le competenze, il capitale umano e sociale.

Partecipazione e attività dei giovani vanno incoraggiate in ogni ambito, non solo in quello strettamente lavorativo.

È anche vero che una delle principali preoccupazioni dei giovani è quella di costruire le premesse di un futuro occupazionale solido all’interno di un percorso di transizione alla vita adulta arricchente anche dal punto di vista relazionale e sociale.

Negli ultimi anni nei giovani stessi è aumentata la consapevolezza che il successo professionale non dipende solo dal titolo di studio, ma anche da competenze che si acquisiscono fuori dalle mura scolastiche mettendosi direttamente alla prova con la realtà lavorativa e sociale.

Questi motivi, assieme al desiderio di riconoscimento sociale e al senso di appartenenza comunitaria, hanno fatto crescere negli ultimi anni l’attenzione dei giovani verso attività di volontariato e di servizio civile. Dove questa predisposizione viene incoraggiata e sostenuta da proposte di valore e in sintonia con nuove sensibilità e interessi delle nuove generazioni si è osserva anche una crescita effettiva di partecipazione.

L’impressione è che nel territorio ci sia una ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovata adeguati strumenti di valorizzazione, noi vorremmo attivarli.

      Da soli non ci si salva !!     

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Proposta – PROGETTO: Anziani coltivano la felicità “ORTI SOLIDALI”

Il punto di forza del progetto Orti solidali è stare insieme. Nello spazio verde in cui si trovano spazi abbandonati, si realizza anche un’area picnic un forno. Inoltre si possono allestite ricoveri per gli attrezzi in legno, una vasca per il compostaggio.

Gli Orti solidali permettono al territorio il recupero di area abbandonate e agli anziani il recupero del lavoro della terra. Un lavoro fatto di passione ed entusiasmo che allontana la solitudine.

Gli orti sono devono essere assegnati gratuitamente, agli over 65 che ne fanno richiesta e rappresentano un contrasto alla marginalità e all’esclusione sociale degli anziani, oltre che un piccolo sostegno al reddito per le famiglie coinvolte e avvicina la felicità.

L’orto è un modo utile di passare il tempo e portare a casa i frutti del nostro lavoro. Inoltre socializziamo, stiamo insieme e le nostre mogli sono tranquille perché sanno che stiamo qui a lavorare” 

L’impiego delle persone anziane in attività di utilità sociale e le iniziative di formazione permanente. Una sfida che riguarda tutti. Per questo è necessario ripensare radicalmente il modello di società e dare la possibilità a tutti coloro che escono dal mercato del lavoro di rimanere attivi e “socialmente utili”.

La proposta si pone come primo obiettivo quello di sostenere l’impegno degli anziani nel volontariato in attività di “utilità sociale”: dai “nonni vigili” alla sorveglianza di parchi e giardini, musei e monumenti, dalla compagnia agli anziani fragili, alle attività per lo sviluppo della cultura.

Siamo alla ricerca di Partner per realizzare il Progetto

Da soli non ci si salva !! 

Nessuno si salva da solo”.

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 La libertà sta nel vivere solamente per se stessi…?

…perseguendo i propri obiettivi e desideri senza preoccuparsi delle conseguenze e delle emozioni che provochiamo negli altri con la nostra condotta?

La ricerca della libertà sopra ogni cosa può condurre all’egoismo e all’insensibilità?

Non voglio sapere cos’è la libertà, ma cosa può comportare la ricerca della medesima nel rapporto che abbiamo con gli altri, con chi ci sta vicino.