essere leciti e liberi ! . . .

La libertà è una responsabilità, una responsabilità da cui spesso scappiamo, nascondendoci dietro un muro di limiti e di scelte già prese prima di essere ponderate. E’ siamo anche affezionati a questi limiti, nel caos delle infinite possibilità, perché Spesso consciamente o meno ci facciamo influenzare dalle persone che abbiamo attorno, amici, familiari, compagni di classe ma anche perfetti sconosciuti che incontriamo per strada, o sulla home di Facebook e Instagram . Tutte queste persone hanno un peso più o meno rilevante su come ci vestiamo, cosa mangiamo, quello che postiamo sui social, il modo in cui parliamo, sulle nostre scelte di vita. Oggi siamo così interconnessi che ormai ci intersechiamo, occorre chiedersi esattamente a che punto, in quello che facciamo, finiamo noi e iniziano gli altri. Ci ritroviamo in schemi di comportamento, nelle mode, in sistemi, in religioni, ignorando noi stessi !

Un’altra grossa limitazione è l’opinione che abbiamo di noi stessi. Statisticamente parlando, siamo una generazione con l’autostima bassa. Ci facciamo tantissime paranoie, abbiamo l’ansia per gli esami,  per la prova costume, per il lavoro (o perché non lo troviamo). Rinunciamo facilmente a percorsi più ambiziosi per paura di non essere all’altezza, di dover fare un passo indietro con la coda tra le gambe. Secondo me è vero anche che nel profondo la libertà ci fa paura. La libertà implica indipendenza, implica autonomia, e quando non si trovano compromessi leciti, implica anche la solitudine. E questo ci spaventa ! . . .

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

 

 

la convivenza del condividere ! . . . sconfigge la solitudine ! . . .

In vissuto odierno rischia di subire violenti scossoni: tutto ciò che prima apparteneva alla routine, diviene improvvisamente faticoso, ciò che prima dava piacere e gratificazione, diventa insapore; spesso è indispensabile concedere a se stessi e ai propri bisogni emotivi uno spazio appropriato per esprimersi prima di ritornare ad occuparsi in modo funzionale ed efficace delle incombenze quotidianele emozioni negative ed il senso del dovere, infatti, sono come due conoscenti pronti ad entrare apertamente in conflitto tra loro e a dichiararsi apertamente guerra quando le pressioni esterne (incombenze quotidiane, consegne lavorative, gestione della casa e dei figli etc.) non consentono più una pacifica convivenza.

Quando il desiderio di mollare tutto prende il sopravvento, il pensiero richiama l’attenzione su quello che ci manca e ci invita a fermarci per iniziarne la ricerca. Le assenze, i vuoti, il non detto, l’amore non ricambiato, l’abbraccio non ricevuto, il conforto atteso invano, il desiderio inappagato sono ciò che pesa di più nello zaino che ognuno di noi porta sulle spalle quando attraversa la strada della vita; quando il peso del fardello è così difficile da sopportare da soli, è consigliabile fermarsi e cercare qualcuno che ci sollevi dalla fatica quanto basta per sentire il desiderio di ricominciare. Se invece si sceglie di chiudersi a riccio, non solo si rischia di restare schiacciati sotto il peso insopportabile del proprio malessere psicologico, ma addirittura di non ricevere soccorso da chi ci circonda, soprattutto se ci siamo mostrati sfuggenti ed evitanti per il timore che alla nostra richiesta di supporto non seguisse nessuna mano tesa. Con un atteggiamento di questo tipo, si corre il rischio di allontanare anche chi, nonostante la nostra reticenza a farci aiutare, ha provato a sfidare i nostri aculei, senza timore di pungersi. Quando la sofferenza è troppo grande per essere gestita da soli, è fondamentale chiedere aiuto: raccontare il dolore non solo non ci rende più deboli, ma spesso ci fortifica; condividerlo non ci rende più vulnerabili, ma ci regala un nuovo senso di leggerezza; abbandonarsi all’altro non equivale ad una sconfitta ma spalanca le porte ad una possibilità.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

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quando domanda e offerta di lavoro non si incontrano

Mismatch” è un termine inglese che letteralmente significa “”divario”, “discrepanza”,non corrispondenza”. In ambito socioeconomico indica il mancato incontro, il non allineamento, tra la domanda e l’offerta di lavoro. Si possono individuare tre tipologie di mismatch, in base alle cause che hanno determinato la situazione di squilibrio nel mercato del lavoro:

  • mismatch territoriale, causato da diversi ritmi di crescita e sviluppo delle aree di uno stesso Paese
  • mismatch settoriale, causato da differenze di remunerazione, produttività e tecnologia nei diversi settori che compongono l’apparato produttivo del Paese
  • mismatch di qualifica, causato da un’offerta di lavoro non in linea con le esigenze del mercato e da una domanda inevasa a causa delle qualifiche professionali richieste.

Altre due espressioni chiave sono educational mismatch e skill mismatch, che fanno riferimento alla terza tipologia di squlibrio, cioè la mancata corrispondenza tra le competenze o il livello d’istruzione degli individui e quelli richiesti dal mondo del lavoro.

In particolare con l’espressione educational mismatch si fa riferimento alla mancata corrispondenza tra il titolo di studio posseduto da un individuo e quello richiesto per la posizione organizzativa che ricopre in un’impresa. Si è in presenza di skill mismatch , invece, quando si assiste alla mancata corrispondenza tra le competenze e le abilità di cui è dotato un individuo e quelle richieste dall’impresa per il lavoro che svolge.

Seppur il trend sia decrescente in quasi tutti i Paesi negli ultimi anni, l’Italia rimane all’ultimo posto indietro di 3 punti rispetto alla media UE 28 nel 2017. E il dato è peggiorato di un punto in seguito all’implementazione del Piano Industria 4.0 alla fine del 2016. Il medesimo discorso vale per la formazione ICT svolta all’interno delle imprese. La percentuale di imprese italiane che hanno avviato percorsi di qualificazione per “digitalizzare” il proprio personale è del 13% (2017) contro il 21% della media europea. Anche se in questo caso aumenta di 1 punto percentuale l’incidenza tra il 2017 e il 2016.

QUALI CAUSE?   Diversi fattori concorrono per spiegare tale carenza.  Innanzitutto il Piano Industria 4.0 del 2016 ha incentivato solo ed esclusivamente gli investimenti in macchinari, sperando di stimolare anche l’offerta di lavoro qualificato. Secondariamente, come rivela l’indagine Istat sui fattori di digitalizzazione, le aziende italiane non considerano le competenze come un fattore chiave. In terzo luogo, il reiterarsi del fenomeno dello skill mismatch che penalizza sia i lavoratori (spesso troppo qualificati) sia le imprese (carenza di specializzazioni ICT e ingegneristiche).

Per rilanciare il Mezzogiorno è necessario risolvere il “problema dei problemi”: porre fine alla fuga dei  talenti giovani meridionali dalla nostra terra arginando così il depauperamento del capitale umano che affossa il Meridione.

La scarsità di lavoro, investimenti, produzione, inevitabilmente, ha delle ricadute anche sulla dimensione sociale.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Gli aspetti che possono fare nascere nuove esperienze sono in primo piano un attitudine favorevole all’innovazione, apertura mentale e condivisione delle idee innovative che possono emergere da qualsiasi persona.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema. Allargare lo sguardo verso i giovani che potrebbero portare delle novità.

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Investimenti PMI Sud: incentivi a sportello da gennaio

Sbloccati i fondi per le agevolazioni sugli investimenti in macchinari innovativi 4.0 delle PMI del Mezzogiorno: il decreto con le istruzioni e le scadenze.

Istruzioni, moduli, date per la presentazione delle domande: il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il decreto con tutti i dettagli per le PMI che vogliono chiedere le agevolazione per investimenti in macchinari innovativi nelle Regioni meno sviluppate. Le regole sono contenute del decreto direttoriale del 16 novembre 2018, in attuazione del Bando nuovi macchinari previsto nell’ambito del progetto Fabbrica intelligente, che mette a disposizione 340 milioni di euro (riferimenti normativi: dm 9 marzo 2018 e dm 21 maggio 2018). Le domande si possono presentare a partire dal prossimo 29 gennaio 2019.

Il bando si rivolge alle PMI delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia appartenenti a tutti i settori produttivi con l’esclusione di siderurgia, estrazione del carbone, costruzione navale, fabbricazione delle fibre sintetiche, trasporti e infrastrutture, produzione e distribuzione di energia e relative infrastrutture.

Si tratta di un finanziamento agevolato per investimenti in macchinari nuovi fra i 500mila euro e i 3 milioni. Per le imprese di piccola dimensione, è previsto un contributo in conto impianti pari al 35% e un finanziamento agevolato pari al 40%, mentre per quelle di media dimensione il contributo in conto impianti è al 25% e il finanziamento agevolato è pari al 50%.

La domanda si presenta esclusivamente utilizzando la procedura informatica disponibile sul sito del MiSE, accessibile nell’apposita sezione “Macchinari innovativi“, dalle ore 10:00 alle ore 17:00 da lunedì a venerdì, a partire dal 29 gennaio 2019. Bisogna avere una casella PEC e la carta nazionale dei servizi.

  • Dal 9 gennaio è possibile accedere alla procedura di verifica dei requisiti,
  • il 15 gennaio sarà possibile compilare la domanda,
  • dal 29 gennaio si può procedere all’invio.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

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pensando alla buona – con onestà – alla grande! . . . twim e bim . . .

Creare dei digital twin apre uno spazio di business basato sulla offerta di servizi. Infatti fornisce un monitoraggio dell’operatività del prodotto e può spesso intervenire per porre rimedio a problemi o comunque suggerire interventi tempestivi di manutenzione e quant’altro.

Cambia l’idea stessa di prodotto: non siamo più in presenza di un oggetto che viene acquistato tramite un rivenditore che disaccoppia il produttore dall’utilizzatore. Al contrario produttore ed utilizzatore rimangono in contatto, addirittura costantemente in alcuni casi.

L’utilizzatore, proprio attraverso l’utilizzo che fa del prodotto, fornisce informazioni al produttore che consentono a questo di migliorarlo, o di tener conto di possibili migliorie da introdurre in altri prodotti. L’utilizzatore, in cambio, ha la certezza che il suo prodotto è seguito e se necessario sarà più semplice intervenire per la manutenzione che diventa un servizio integrato nel prodotto stesso.

La filiera si modifica e questo è un elemento che caratterizza l’Industria 4.0. Non cambia infatti soltanto la produzione all’interno dell’azienda (questa diventa sempre più permeata dal software) ma anche la relazione tra i diversi attori lungo la filiera con il coinvolgimento dell’utente finale.

La presenza di digital twin apre anche, potenzialmente, uno spazio per terze parti, spesso PMI e start up, che possono sviluppare servizi a partire dal digital twin. Essendo questi basati su bit i costi transazionali sono molto limitati, mettendo lo sviluppo di applicazioni alla portata di un grande numero di attori. A loro volta questi creano nel tempo un ecosistema che arricchisce il prodotto stesso.

Un digital twin per le persone

Da notare come in prospettiva non solo i prodotti potranno avere un digital twin. Anche noi stessi, in quanto persone, potremo avere il nostro digital twin che rappresenta in bit quello che facciamo, il nostro stato di salute per arrivare alle nostre conoscenze. Il digital twin potrà rendersi utile in vari modi compreso quello di entrare nella filiera produttiva (vuoi acquistare un nuovo paio di scarpe sicuro che ti “calzino” a pennello? Manda il tuo digital twin a fare l’acquisto dal produttore di scarpe. Gli fornirà le misure esatte del tuo piede e anche informazioni su come cammini!).

La possibilità di mantenere una sincronizzazione tra un prodotto (o una persona) ed il suo digital twin si basa sulla presenza di una infrastruttura di comunicazione pervasiva a cui i sensori presenti nel prodotto possono agganciarsi per inviare i dati (nel caso di una persona possono essere quelli integrati nello smart watch, nel telefonino, nel braccialetto, sensori medicali…). Questi sensori, anche chiamati Internet of Things –IoT-, sono sempre più presenti e costituiscono un altro degli elementi caratterizzanti l’Industria 4.0.

Dobbiamo assolutamente riflettere su questi nuovi scenari e impostare un percorso di evoluzione entro questo decennio. Iniziare nel prossimo potrebbe essere troppo tardi. Al tempo stesso il regolatore, governo/istituzioni, deve intervenire prontamente per mettere a disposizione un contesto in cui sia garantita privacy, trust, ownership ma non bloccando l’evoluzione imponendo vincoli che di fatto la rendano impossibile. Occorre avere dal legislatore la capacità di guidare l’evoluzione affinché questa sia compatibile con i diritti dei cittadini.

 Cos’è un digital twin?

In parole semplici, si tratta di una replica virtuale, che è in grado di riprodurre il comportamento di un sistema in reazione a “stimoli esterni”, in forma, ad esempio, di istruzioni di controllo, segnali forniti da sensori montati sul sistema reale o da altri componenti od oggetti che con esso interagiscono, input di materiali ed energia, sempre codificate digitalmente, o flussi di informazione di altra natura. Il simulatore produce un output, talvolta in forma grafica, riproducendo l’evoluzione del sistema fisico, oppure fornendo, ad esempio, le quantità, le principali caratteristiche quantitative e qualitative del prodotto, i consumi di energia, le eventuali emissioni del processo.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

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quello che facciamo ! . . . promozione sociale . . . non profit . . .

Promuovere lo sviluppo sia culturale che sociale richiede sacrifici e altruismo.

        CERCHIAMO FIGURE FORMATE  E’  SENSIBILI  ALLA PROMOZIONE SOCIALE NON PROFIT PER UN’IMPEGNO DIRETTO SUL CAMPO

Uno degli scopi del Comitato Trazzera Marina è  proprio quello di aiutare a formare ed orientare i minori alla convivenza civile, fare squadra, creare situazioni in grado di allontanarli dalle brutte frequentazioni e falsi idoli.

Il Comitato si pone come punto di riferimento nei confronti dei genitori e dei figli, allo scopo di ristabilire i rapporti all’interno della famiglia, tra la famiglia e la scuola, tra la famiglia e la società, tra i giovani ed il mondo del lavoro onesto e legale.

Vogliamo sostenere l’individuo nella crescita e nella riscoperta della sua dignità, lo aiutiamo a vedere modelli di vita alternativi a quelli che l’ambiente che lo circonda gli propone restituendogli la possibilità di scegliere consapevolmente il suo Progetto di vita.

Vogliamo rimettere a centro la meritocrazia.

Regole per tutti e rispetto di esse.

Essere dei controllori non solo controllati.

Sostenere interventi che promuovono l’educazione dei ragazzi alla legalità, il contrasto alla dispersione scolastica, la valorizzare dei giovani talenti, porre fine alla fuga dei giovani talenti meridionali dalla loro terra arginando così il depauperamento del capitale umano che affossa il Meridione, la tutela dei beni comuni – patrimonio storico-artistico e culturale, ambiente, riutilizzo sociale di beni del patrimonio dello stato - la qualificazione dei servizi socio-sanitari, l’integrazione degli immigrati e lo sviluppo del welfare di comunità.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

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da fonte altreconomia . . . la corruzione ? . . .

Fonte : redazione altreconomia

in che cosa consiste esattamente la corruzione? Come si manifesta in concreto? Quali dimensioni ha in Italia e quanto ci costa? Ma soprattutto, come contrastarla in maniera efficace?

Nel nostro nuovo libro in uscita “Lo zen e l’arte della lotta alla corruzione”, Lucio Picci e Alberto Vannucci, esperti di livello internazionale, affrontano il tema da un punto di vista sorprendente ed eclettico.

Dall’introduzione a cura degli autori: “Nel primo capitolo porremo le basi per l’analisi successiva, cercando di chiarire che cosa sia la corruzione: solo definendone il concetto possiamo porci il problema di misurarne l’entità, e quindi di valutarne effetti e cause da un lato, possibili strumenti di contrasto dall’altro.

Della misurazione della corruzione ci occupiamo nel secondo capitolo, le cui conclusioni sono fin d’ora riassumibili con un messaggio semplice e un po’ scoraggiante: la corruzione è un problema complicato, tutte le misure di cui disponiamo sono non solo imperfette, ma potenzialmente fuorvianti, e dunque vanno prese con le molle. Attingendo da più fonti d’informazione tentiamo comunque di dare una risposta a una domanda che sicuramente interessa molti: quanta corruzione c’è in Italia, e com’è cambiata nel tempo.

Armati della nostra conoscenza, per quanto imperfetta, circa la diffusione del malaffare, e sulle sue caratteristiche, nel terzo capitolo ne consideriamo cause ed effetti, quasi sempre legati tra loro fino ad alimentare veri e propri “circoli viziosi”.

Nel quarto capitolo ci occupiamo di come siano strutturate le politiche anticorruzione nei due pilastri della repressione e della prevenzione.Dedichiamo infine l’ultimo capitolo, il quinto, a descrivere quelle caratteristiche “Zen” che a nostro avviso quelle politiche dovrebbero assumere”. 

Il 23 ottobre il professor Vannucci è intervenuto su Rai Radio1 a “Giorno per giorno” (dal minuto 13:50) proprio sul tema della lotta alla corruzione. Un libro da non perdere, come le ultime news dal nostro sito e i tantissimi appuntamenti in cui potrete trovare Altreconomia.

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Il Cambiamento è Digitale. . .

. . L’Italia prenda esempio dall’Estonia, adattando il modello alla propria realtà, per realizzare l’e-Gov e instaurare un nuovo rapporto tra cittadini, imprese e PA. Questo sarebbe il vero cambiamento di cui la società ha bisogno con benefici diffusi sia per quanto riguarda la semplificazione amministrativa sia per la creazione di servizi accessibili, trasparenti e ad alto tasso di soddisfazione. 

L’Idea di Giacomo Bandini
La trasformazione digitale che dovrebbe guidare la semplificazione dei rapporti tra cittadini e Governo (inclusa ovviamente la Pubblica Amministrazione) in Italia stenta ancora a decollare. Nell’accordo stilato dai due partiti che oggi compongono l’esecutivo vi era almeno un accenno a tutto ciò. In questi primi giorni di uscite pubbliche e assestamento, il tema sembra essere stato nuovamente accantonato quando, al contrario, dovrebbe essere in cima alle priorità di una vera politica del cambiamento. 

PERCHÉ È IMPORTANTE? Ce lo insegna un Paese come l’Estonia dove il Ministero degli Affari Economici e delle Comunicazioni ha elaborato un piano di lungo periodo per digitalizzare interamente il Paese e la PA. L’obiettivo principale: creare un nuovo modello di fornire i servizi alle imprese e ai cittadini e rivoluzionare, semplificando e migliorando le modalità con cui si rapportano allo Stato. 

QUALE TRASFORMAZIONE DIGITALE Dovremmo dunque prendere esempio dal modello estone di trasformazione digitale adattandolo alle caratteristiche istituzionali, economiche e sociali del nostro paese. Come? Prefissandoci alcuni obiettivi principali e superando le problematiche che si sono presentate fino ad oggi. 

Diminuire i centri decisionali – Esistono troppi enti e livelli cui è stato assegnato il compito di digitalizzare la PA. Il risultato finale: troppi piani, road map, strategie e poca esecuzione. È necessario razionalizzare questo aspetto, seguire un piano unico e definire le competenze in modo chiaro e trasparente.

Migliorare i rapporti tra cento e periferia – L’Unione Europea deve essere considerata unicamente come l’ennesimo livello di potere, ma come uno strumento per accedere a fondi che possono essere dedicati soprattutto agli enti locali e all’attuazione di una strategia unica digitale che coinvolga questi ultimi. 

Education - L’indice DESI (Digital Economy and Society Index) stilato dalla Commissione ha registrato miglioramenti costanti nella percentuali di utenti internet e di utilizzo dei vari servizi della rete. Non solo, l’Italia è ai primi posti per disponibilità di Open Data e sanità digitale. Dov’è il problema? Il cittadino non viene coinvolto nell’utilizzo di queste risorse ed è male informato. I miglioramenti infatti sono quasi tutti concentrati sull’uso delle App, dei contenuti video, social etc. Pochissimo su quelli relativi alla cittadinanza digitale. Meglio le imprese, ma non abbastanza per raggiungere gli standard europei. 

Dirigenti amministrativi – Questo è un nodo cruciale. Senza il personale adeguato sia nell’elaborazione di una strategia centrale sia nella sua esecuzione la trasformazione digitale rimarrà solamente un concetto astratto. Gli individui costituiscono una parte fondamentale dell’ecosistema necessario ad effettuare tutti i passaggi verso un l’agognata semplificazione burocratica. 

Alcuni paesi, come ad esempio l’Estonia, hanno saputo affrontare tutti questi nodi partendo da una visione politica condivisa tra tutte le parti in causa. Per questo motivo abbiamo invitato l’Ambasciatore, Celia Kuningas-Saagpaak, a parlarci della trasformazione digitale la prossima settimana, martedì 19 giugno (REGISTRATI A BEING DIGITAL). Dobbiamo mantenere accesa la speranza che un nuovo rapporto cittadini, imprese e Governo sia possibile grazie all’innovazione e al cambiamento tecnologico. Speriamo che i decisori siano sempre più sensibili a queste richieste. Per il cambiamento vero! 

Fonte: competere.eu

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Abbiamo dei progetti ! da realizzare ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontriamo.

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Discutendo scrivendo e criticando non si risolvono problemi ! . . .

diamoci nà mossa  ! . . .

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un nuovo senso del vivere comune nelle città . . .

I beni comuni nelle città, come rinnovare il significato dei beni pubblici, comporta una volontà politica sull’equità di accesso, sull’interdipendenza – anche rispetto alle nuove generazioni – e sui valori condivisi, compreso il valore d’uso.

 La gente comune così riconoscerebbe il diritto di accesso all’eredità della natura e dell’umanità, senza sprechi o distruzione di risorse, garantendone la trasmissione alle generazioni future.
Le città sono un’eredità dell’umanità, e, come tale, ciò che viene generato attraverso il contributo di tutti dovrebbe essere utilizzato per perseguire l’interesse generale. Tuttavia, dei diritti e degli interessi del popolo  possono generare un immaginario utilitarista, incompatibile con l’adesione cooperativa consapevole che è alla base dei diritti del cittadino. Un immaginario che la porta a diventare “anonima”, paradossalmente appartenente a “tutti”, ma denudata di forma politica, pur essendo oggetto di potere.

La libertà d’interagire per creare un altro senso, altre regole e termini di responsabilità, a differenza della proprietà pubblica e privata governate dal binomio “vietare-lasciar-fare”, deciso verticalmente per mantenere lo status quo.
Si tratta di immaginare nuove azioni, in cui ognuno possa trovare, oltre la dimensione dell’appartenenza, l’opportunità di adeguare il proprio comportamento ad una vita migliore in comune.

Non è un “oggetto in sé” poiché la sua esistenza dipende dall’interazione di una comunità, che lo riconosce come un elemento indispensabile per la coesione sociale.  Concepire ciò che è essenziale alla vita in comune e Interagire nella durata.

I cittadini possono essere beneficiari diretti, sostenitori o attivisti per la loro diffusione. di un potere “diffuso” e decentralizzato che assicura l’espansione d’una forma peculiare della “cura sociale e ambientale”, la cura che non è solo dovuta all’utilità del bene, ma alla sua presenza e al suo senso.Un’adesione democratica, consapevole e visibile, vale a dire il riconoscimento della responsabilità condivisa e del suo obiettivo, richiede forme di accordo sul contributo.

L’interpretazione del loro potere trasformativo è assicurata dall’attività di ricerca-azione svolta da Labsus: i Patti riflettono la volontà di un’interazione costruttiva tra amministrazione e cittadini, ed hanno permesso l’emergere di nuovi concetti, diritti, sensi/significati e paradigmi, presentati di seguito.

FONTE: Elaborazione dell’autrice a partire dall’analisi dei materiali prodotti da Labsus dal 2014 ad oggi.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

Organizzazione :

– tel. mobile 347-4629179  e-mail : comitato@trazzeramarina.it

 

promozione sociale . . .

Proposta di lavorare attorno ad alcuni temi e problemi specifici e sperimentarne la prefigurazione e costruzione, analizzare quanto emerge anche nelle difficoltà che si incontrano, costituisce il perno attorno al quale si genera il prodotto formativo reale. 

Sono processi in cui sono coinvolte dimensioni cognitive ed affettive, razionali e emotive, individuali e organizzative, soggettive e relazionali.

Produrre qualcosa di nuovo, dove si mettono sotto osservazione approfondita alcune parti di un oggetto o di un processo già presente ma che richiede una miglior comprensione, dove interrogarsi sui presupposti che ci guidano nell’agire e nel conoscere.

Riconoscere e padroneggiare le ipotesi è importante. Marcano in modo massiccio le scelte che danno forma alle iniziative formative. Permettono di costruirci una rappresentazione dei contesti, di dare senso a dei fenomeni, di prefigurare delle azioni, di interpretare dei movimenti, di riconoscere degli esiti.

Opportunità di apprendimento attraverso lo sperimentarsi assieme ad altri in un lavoro di riconoscimento, di utilizzo, di costruzione e di negoziazione di ipotesi, entrando in relazione ravvicinata di approfondimento e ricerca con le situazioni prefigurate, progettate, vissute dai partecipanti .

Insomma, sembra proprio che l’eredità problematica di Cavour, Mazzini e Garibaldi sia ancora, a distanza di quasi 160 anni, il grumo irrisolto che impedisce al nostro paese di occupare in modo stabile il ruolo cruciale che la sua posizione in Europa le assegnerebbe d’ufficio.

Date le premesse, il futuro italiano appare tutt’altro che roseo. L’immagine che si profila è da incubo: un buco nero alla fine del quale ad attenderci c’è il varco spazio-temporale pronto a risucchiarci nel nostro passato manzoniano di vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Che non avranno pietà.

Dobbiamo quindi individuare quelle attitudini e quegli schemi che trasformino o creino situazioni diverse dalle attuali assumendo un atteggiamento, presente, attivo e consapevole.

Formare un team e riuscire a lavorare in armonia con persone nuove migliora il clima di lavoro e di conseguenza aumenta i vantaggi anche in termini di produttività.

L’innovazione sociale insegna ! a fare la differenza non è la natura ma la scala delle sfide che si vogliono affrontare e rispetto alle quali misurare la capacità di apportare cambiamenti positivi e duraturi che fondino, o contribuiscano a fondare, un nuovo sistema.

Da soli non ci si salva !!     

con il buonsenso possiamo costruire le condizione per condivisione e meritocrazia.      

           accelerare l’innovazione e sviluppare Il buon senso

Cerchiamo volonterosi per costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola Comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere, aprirsi al lavoro produttivo.Abbiamo idee e progetti ! da proporre ! 

Creare una squadra di persone curiose, creative ed intraprendenti che prima di tutto vogliono scoprire il mondo e fornire le migliori risposte ai problemi che incontrano.

CURIOSI - CREATIVI - INTRAPRENDENTIATTIVI NEL REALIZZARE

Dalle visioni alle strategie, dalle strategie ai progetti - alle realizzazioni.

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